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Articolo di psicologia: «Il mio tipo di terapia»

Empatia, sogni, crescita personale, spontaneità: il mio credo (psico)terapeutico

Articolo pubblicato il 16 Ottobre 2014.

Articolo scritto dal Dott. Alessandro Studer.

La mia "mission" psicoterapeutica è pienamente all'interno della cultura e della professionalità psicoanalitica freudiana. Mi sono formato con le teorie di psicoanalisti quali Cesare Musatti ed Enzo Morpurgo, ma attento alle culture collaterali e cioè, in primis, quella di Diego Napolitani e la sua Gruppoanalisi, inoltre alle ricerche sulle dinamiche dei piccoli gruppi di Enzo Spaltro e alle ricerche sociometriche di Jacob Levi Moreno.

Nel corso del tempo, interagendo con i miei pazienti, ho sviluppato una metodologia terapeutica particolare e molto personale.
Credo sia utile presentare una buona sintesi di questo metodo per offrire un'idea più precisa del tipo di terapia che ogni persona, bisognosa di aiuto psichico, potrà trovare nel mio studio.

I "4 cardini" del mio credo (psico)terapeutico.
Partirei dalla descrizione dei "4 cardini" del mio credo psicoterapeutico. Essi sono: empatia, spontaneità (il fattore "S"), sogni (il problema dell'interpretazione) e crescita personale (la realizzazione di sé).

Empatia

Empatia: cioè la capacità di mettersi nei panni dell'altro.
L'empatia riguarda, in senso scientifico, aspetti e problemi molto più ampi di questo che è l'aspetto specifico della psicoterapia (in senso lato).
Il mio modo di vivere questa capacità è molto particolare.
Io la vivo come manifestazione e sviluppo della fiducia che ho nei confronti della persona che viene da me. Non mi chiedo mai se quello che mi dice e mi propone sia più o meno vero, più o meno autentico.

L'atmosfera che si crea è quella di una sorta di "confessionale" (laico). L'empatia è legata, secondo me, allo sviluppo del dialogos, che cerco di indirizzare su di un terreno dove regnano criteri logici che permettono di individuare le contraddizioni, senza volerle risolvere, ma per prenderne in prima istanza consapevolezza: la presa di coscienza è di là da venire. L'empatia è l'elemento preliminare (permanente) che apre lo spazio psichico per gli altri 3 elementi.

Spontaneità

Spontaneità. Jacob L. Moreno lo ha considerato fondamentale per tutti i tipi di rapporti umani e lo ha chiamato "fattore S", collegandolo strettamente al "fattore C" (la creatività). Io però vedo la creatività come elemento legato alla maturità e alla realizzazione di sé (Crescita Personale).
È abbastanza vero e noto che ognuno di noi, chi più chi meno, ha paura della propria spontaneità. Questo soprattutto perché la spontaneità è la manifestazione soggettiva del sentimento e delle emozioni.

La domanda è se e quanto sia possibile governare la spontaneità.
Rispondo positivamente e, di più, ritengo che sia un elemento che non dovrebbe essere trascurato. Il mio obiettivo è quello di far prendere coscienza al mio paziente di quanto e come tiene sotto controllo normalmente la sua spontaneità nella vita quotidiana.

Spesso devo constatare che l'eccesso di controllo contribuisce non poco al malessere psichico. Ritengo importante che ognuno abbia la possibilità di conoscere la propria specifica spontaneità, come premessa di una buona "governance": i lapsus e gli atti mancati ovviamente aiutano molto. E poi mi piace pensare che una persona, durante le sedute, possa "scoprire" tutti i vantaggi terapeutici della liberazione progressiva ed equilibrata della propria spontaneità.

Sogni

Sogni. Sempre seguendo le suggestioni dei miei pazienti - pur mantenendo come punto di riferimento il testo freudiano (Sigmund Freud) - ho operato numerose modifiche e integrazioni. Per di più, mantenendo il metodo dell'indagine attraverso il dialogo con il paziente, mi sono reso conto che non c'è mai un'unica verità e che il raffronto con il rebus lascia il posto alla figura della sfinge.

In altri termini i sogni, non tutti naturalmente, offrono soluzioni ambigue e polivalenti che io, non subito e non sempre, cerco di forzare verso una "verità" ipotetica che offra uno squarcio di luce nel mondo interno, offuscato da frustrazioni e rabbie.
La modifica maggiore è stata quella indicata da Cesare Musatti sul parallelo sempre più evidente tra sogno e film, fino a vedere il film e il sogno come dotati della stessa struttura e di un linguaggio in buona parte simile.

Per questo motivo i sogni (non tutti) ci danno spunti autentici (provenienti dall'inconscio) sul fronte della creatività, delle ambizioni e delle prospettive di crescita personale: aiutano, se ben illuminati nel dialogo, ad acquisire a livello di coscienza elementi fondamentali del proprio Io e del proprio , che possono essere completamente ignoti al paziente.
Su come vedo l'uso del linguaggio cinematografico e/o la presa in considerazione di film e sequenze particolari che hanno colpito il paziente, rimando a un prossimo articolo su psicoanalisi e cinema.

Sogni a occhi aperti. Ultimo ma non meno rilevante (per chi non ricorda o "non vuole" ricordare i propri sogni), ritengo di importanza primaria lavorare sui sogni ad occhi aperti, cioè sulle fantasie, specialmente su quelle che non si raccontano a nessuno (nemmeno a se stessi).

Crescita Personale

Crescita Personale. Io preferisco chiamarla realizzazione di sé.
In breve un caso clinico esemplare.
Sergio (nome fittizio), cinquantenne, al terzo matrimonio e ben 5 figli.
Moglie attuale, molto più giovane, bella e in carriera. Autodidatta e portatore di una cultura vastissima, mostra capacità creative in molteplici settori. Impiegato in una multinazionale americana è spesso a contatto continuo con "uomini importanti" ai quali dà consigli senza ricevere nulla in cambio. La moglie lo ritiene un genio incompreso e lo tormenta con richieste di abbandonare questo lavoro "umiliante" e di dedicarsi a un progetto che gli offra i giusti "allori" che la sua intelligenza merita, perché ritiene che i suoi disturbi provengano da lì. Sergio non se ne dà per inteso.

Nel percorso di analisi è emerso che il guardare il mondo quasi di nascosto gli permette di capire meglio la sua storia complicata e che la sua vera natura è il voler essere un uomo tranquillo (The Quiet Man); insieme a una paternità troppo frettolosa alla quale vuole potersi dedicare d'ora in poi e, al tempo stesso, dedicarsi alla "coltivazione del proprio giardino (interiore)".
In breve: nell'ambito del problema "Crescita Personale", io tendo a privilegiare l'aspetto personale. Non prima però di avere, nel corso dell'analisi, stimolato il paziente, in modo particolare, a far emergere le specifiche attitudini mentali profonde.
In questo senso, oltre ai famosi grandi progetti pensati nell'infanzia, molto aiutano certi sogni e certe fantasie...

Conclusione

Questi quattro cardini cosa reggono, cosa producono?
Potrei dire che il mio credo psicoterapeutico è anche il mio credo pedagogico. Un buon insegnante può avere tutti i titoli possibili e immaginabili, ma è il suo stile personale e la sua stessa personalità a renderlo fonte di energia educativa.
Nel caso nostro di psicoterapeuti, l'obiettivo è la conoscenza di sé e il motto delfico-socratico «Conosci te stesso!» ci guida e ci spinge a farlo capire sempre di più ai nostri pazienti, ma vale anche per noi!

Cesare Musatti esprimeva questo concetto con il suo particolare motto: «Curare le persone (bisognose di aiuto psichico) con la propria autoanalisi». Ovviamente va inteso, secondo me, nel senso che se c'è un atteggiamento coerente in tal senso, il paziente lo percepisce subito e non può non rendersi conto che ha di fronte una persona che è in grado di "mettersi nei suoi panni". Non bisogna mai dimenticare però che il rapporto Psicoterapeuta-Paziente è un rapporto sociale-professionale che, razionalmente, si costruisce su quella alleanza terapeutica che in generale noi analisti consideriamo fondamentale.

Per alleanza terapeutica si intende, diciamo così, il patto progettuale concordato che il paziente deve mentalmente rispettare.
In quanto tale, il concetto di alleanza terapeutica è un concetto che è esente da sentimenti e somiglia molto al classico rapporto Medico-Paziente, soprattutto per quanto riguarda la distanza e il distacco.
Dunque: vocazione psicoterapeutica-educativa da una parte e "freddezza" professionale dall'altra sono necessariamente compresenti e non sempre bilanciati tra loro nel setting.

Riuscire a mantenere un buon equilibrio tra questi due aspetti richiede pratica ed esperienza, elementi che ho potuto maturare nel mio percorso professionale.

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