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Articolo di psicologia: «Depressione: quando i figli lasciano il nido»

La Sindrome del Nido Vuoto

Articolo pubblicato il 24 Gennaio 2014.
L'articolo "La Sindrome del Nido Vuoto" tratta di: Depressione e Figli e Rapporto di Coppia.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Vera Blasutti.

I genitori, da quando concepiscono un figlio, costruiscono per esso un nido sia mentale che fisico; da allora buona parte delle proprie risorse e del proprio tempo sono dedicati alla crescita del figlio e l'attenzione è costante su questo. I genitori sono spesso disposti a importanti rinunce rispetto ai bisogni personali, pur di soddisfare i bisogni dei figli e assicurare loro un futuro quanto più "sicuro" possibile in termini di realizzazione a livello personale e professionale.

Insomma i bisogni dei figli vengono al primo posto. Ma cosa succede quando la prole cresce, non ha più bisogno di cure e attenzioni costanti, diventa autonoma fino a uscire di casa per creare il proprio nucleo?
Cosa succede in particolare in una coppia genitoriale quando il nido resta vuoto e la casa sembra enorme?

I sentimenti più comuni sono:

  • apatia
  • tristezza
  • senso di vuoto
  • nostalgia
  • noia
  • malesseri fisici

Quello che solitamente un genitore dice è: «La casa è vuota».
«C'è uno strano silenzio», «Mi manca».
In casi più problematici si può arrivare a stati di depressione o ansia.
Tutte queste emozioni a volte possono, invece che avvicinare i due partner, dar loro la sensazione che non ci sia più nulla che li lega, che l'amore sia finito e che ormai non valga più la pena progettare ancora assieme.

È importante rendersi conto invece che questa è una fase passeggera che, se ben gestita, può rinsaldare la coppia e la separazione dai figli può essere vissuta come un traguardo importante, che rende i genitori fieri del loro operato e disponibili a nuove abitudini quotidiane. Ovviamente l'allontanamento fisico dei figli non significa allontanamento emotivo e affettivo, tuttavia nelle prime fasi i genitori possono viverlo come tale.
Si tratta di adattarsi a nuovi modi e tempi per stare insieme.
Questo presuppone un cambio di ruoli: al genitore è chiesto di essere adulto che si rapporta con un altro adulto (il figlio), vengono meno i compiti di accudimento o cambiano forma.

Non è sempre facile compiere questa transizione, costruire un rapporto alla pari, e a volte i genitori restano protettivi o tendono a mantenere alcune abitudini: «Ti preparo qualcosa da mangiare e mettere in congelatore così quando torni a casa trovi pronta la cena».
L'importante è non esagerare e lasciar sperimentare al figlio la nuova condizione, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano. Ovviamente, anche i figli devono essere in grado di comportarsi da adulti!

Spesso l'uscita dei figli dalla casa familiare coincide con altre tappe di vita che possono essere difficili da affrontare sia dal punto di vista fisico che psicologico:

  • l'andropausa per l'uomo,
  • la menopausa per la donna,
  • il pensionamento.

I sentimenti negativi della separazione possono sommarsi a quelli del trovarsi molto tempo tra le mura domestiche, con maggior tempo libero, qualche problema di salute, e sperimentare una maggior solitudine.
Questo può portare a pensieri catastrofici e senso di inutilità. Che fare?

  1. È importante recuperare una dimensione appagante di coppia. Nello specifico significa creare una progettualità a due anziché a tre o più elementi, rendendo positivo il tempo condiviso, attraverso la riscoperta di interessi comuni o la ricerca di nuove attività del tempo libero.Le coppie che in precedenza non erano solamente proiettate sulla crescita dei figli ma hanno mantenuto una propria vita di coppia e una propria rete di amicizie, propri interessi e svaghi, sentono meno questo passaggio. È importante anche aprirsi con altre persone, che magari stanno attraversando situazioni simili.
  2. Non diventare appiccicosi col partner né assillare i figli con telefonate e/o facendoli sentire in colpa per la non presenza.
  3. Investire in nuovi progetti con gli altri, ad esempio facendo del volontariato.

Insomma elaborare la separazione dai figli può richiedere tempo, ma la nuova vita che si va a ridefinire può essere altrettanto appagante di quella vissuta finché il nido era "abitato".
Mi piace concludere con la celebre poesia di Gibran:

"I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé. Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro,e benché stiano con voi non vi appartengono. Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,perché essi hanno i propri pensieri.Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime,perché le loro anime abitano nella casa del domani,che voi non potete visitare, neppure in sogno. Potete sforzarvi d'essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi. Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi. L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane.
Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere; perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo
".
(K. Gibran)
Libri consigliati
  • Rita Gay, "Nidi vuoti e cuori pieni", Ed. San Paolo
  • Felicitas Romer, "Quando i figli crescono", Ed. Urra

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