Articolo pubblicato il 21 Novembre 2014.
L'articolo "L'autocontrollo che ci danneggia" tratta di: Disturbi d'Ansia, Fobie e Sesso e Sessualità.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Annalisa Poiana Mosolo.
"Un millepiedi viveva sereno e tranquillo. Finché un rospo un giorno
non disse per scherzo: «In che ordine metti i piedi l'uno dietro l'altro?».
Il millepiedi incominciò a lambicarsi il cervello e a fare innumerevoli prove.
Il risultato fu che da quel momento non riuscì più a muoversi".
(storia zen)
Che cosa succede quando cerchiamo di controllare mentalmente processi spontanei o divenuti ormai automatici? Finiamo per fare la stessa fine del millepiedi: ciò che per natura funziona perfettamente, nel momento in cui tentiamo di assumerne il controllo, si inceppa e smette di funzionare.
Il tentativo di controllo cosciente e volontario può produrre degli effetti controproducenti, se non addirittura disastrosi, in più di un'occasione.
In ambito sportivo, se un atleta inizia a pensare ai dettagli della propria tecnica, durante la sua esecuzione, è certo che commetterà più errori.
In una ballerina di danza classica, con migliaia di ore di pratica alle spalle, i movimenti che le permettono di compiere una piroetta sono talmente automatizzati da poter essere messi in atto correttamente senza operare alcun tipo di controllo volontario.
Se la ballerina inizia a prestare ripetutamente attenzione ai gesti compiuti in successione, per portare a compimento la piroetta, nell'arco di poco tempo diventerà incapace di eseguirla adeguatamente.
Lo stesso potrebbe accadere a un pianista che, durante i suoi concerti, iniziasse a prestare attenzione all'impostazione delle proprie mani o ai movimenti delle dita sulla tastiera.
Pensare a quello che stiamo facendo e, peggio ancora, a come dobbiamo farlo ci impedisce di compiere un gesto automatico adeguatamente.
Il tentativo di controllo, se portato all'eccesso e reiterato nel tempo, può così trasformarsi da soluzione in problema. Ciò che entro un certo limite ci consente di diventare più capaci finisce per danneggiarci.
Gli effetti controproducenti del controllo possono manifestarsi anche sui nostri pensieri.
Se mi sforzo di non pensare a qualcosa, la sto già pensando perché pensare di non pensare è impossibile. Il segreto per essere sicuri di riuscire a dire o fare la cosa sbagliata in ogni occasione consiste quindi nel rivolgere la nostra attenzione a non pensare, non dire, non fare quella cosa.
Molte gaffe sono il risultato di un tentativo di controllo su noi stessi, che aumenta la probabilità di commettere degli errori.
Cercare di non pensare a una determinata parola o di non affrontare un argomento particolarmente delicato, in presenza di alcune persone, spesso produce paradossalmente l'effetto opposto.
Lo sforzo volontario di azzerare la paura - per fare un esempio in ambito clinico - tenendo a bada le reazioni psico-fisiche associate, si regge proprio sulla dinamica paradossale del tentativo di controllo: conduce a una sempre maggiore perdita di controllo sul proprio corpo.
Il fatto di prestare continuamente ascolto ai segnali provenienti dal proprio organismo (battito cardiaco, frequenza respiratoria, senso di equilibrio ecc.) finisce effettivamente per alterare questi parametri, creando un vero e proprio cortocircuito che può portare a un attacco di panico.
La persona finisce per realizzare esattamente ciò di cui ha paura proprio nel tentativo di controllare la sensazione di paura.
La ripetizione di questo circolo vizioso genera, nel giro di poco tempo, una sempre maggiore sfiducia nella propria capacità di gestire le proprie reazioni psicofisiologiche. Alla base dell'effetto paradossale del controllo che ci fa perdere il controllo, c'è anche una spiegazione scientifica.
I Neuroscienziati hanno scoperto che siamo dotati di un cervello antico - che controlla i processi automatici e istintivi che avvengono al di sotto del livello cosciente e ci consentono la sopravvivenza - e di un cervello moderno - che regola i processi che richiedono uno sforzo volontario, deliberato e intenzionale.
Quando un comportamento appreso diventa automatico non è più necessario prestargli attenzione: riusciamo a portarlo a termine perfettamente senza compiere alcun tipo di sforzo cosciente.
Questo significa che quanto più riusciamo a fidarci del nostro cervello antico, che regola la nostra parte istintiva, tanto più ci sentiremo liberi e capaci di adattarci alle diverse circostanze.
Quando la mente pretende di controllare la natura, le impedisce di fare il suo corso e finisce per intrappolarsi.
Problemi sessuali. Ciò è particolarmente evidente nei problemi di natura sessuale, dove lo sforzo volontario di raggiungere o inibire il piacere impedisce di lasciarsi andare naturalmente alle sensazioni, alterandole.
Il tentativo di rilassarsi volontariamente blocca la possibilità di riuscirci, producendo come effetto un aumento della tensione.
Fare l'amore e rilassarsi sono due attività che riescono meglio quando lasciamo che accadano spontaneamente, senza alcun tipo di sforzo.
Il sistema nervoso autonomo, che le regola, funziona adeguatamente se non operiamo su di esso alcun tipo di controllo cosciente.
Fobie. Anche molte patologie fobiche si basano su questa dinamica paradossale del tentativo di controllo, che conduce a una sempre maggiore perdita di controllo, ad esempio la paura di arrossire, quella di soffocare o di non riuscire a respirare.
Problematiche di questo tipo vengono mantenute e alimentate dalle persone nel momento in cui cercano di controllarle volontariamente.
La pretesa di controllare le proprie sensazioni fisiche costituisce una delle trappole più comuni per l'uomo moderno.
In conclusione, così come un farmaco, se assunto in dosi eccessive, finisce per avvelenarci, anche il controllo eccessivo del nostro corpo e dei processi mentali può essere del tutto controproducente.
A volte è necessario liberare le persone dalla trappola dell'eccessivo controllo, guidandole a compiere un percorso che le aiuti gradualmente a riprendere il controllo, concedendosi di perderlo.