Articolo pubblicato il 11 Gennaio 2017.
L'articolo "Amare l'altro a proprie spese: come cambiare rotta?" tratta di: Dipendenza affettiva e EMDR.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Vera Blasutti.
Maria, 30 anni, mi chiama in preda ad una forte crisi. Il suo fidanzato Sergio l'ha lasciata dopo 5 anni e lei non riesce a capacitarsene, continua a pensarlo, a cercarlo, a chiedersi cosa ha fatto di sbagliato e in cosa ha mancato. Piange, non ha appetito, le sembra che la sua vita non abbia più senso.
La descrizione che fa della coppia mette subito in risalto una forte disparità tra lei e il suo partner: lui più deciso, più freddo e razionale, meno affettuoso, meno presente e disponibile, più centrato sui propri progetti personali e lavorativi. Lei nel tempo ha rinunciato ad amiche, famiglia, interessi del tempo libero per stare con lui. Nonostante questo, ha sempre sentito che il suo interesse di condividere il tempo con lui non era corrisposto: lui aveva sempre impegni più importanti e lei veniva messa in secondo piano.
"Mi accontentavo delle briciole". Aspettava, sperava. Ma nulla cambiava.
Cresceva in lei un senso di frustrazione, solitudine, e la convinzione di non contare molto, di non essere interessante…
Mi capita spesso di essere contattata da donne che, a seguito della rottura di una relazione di coppia, non riescono a riprendersi e ad accettare questo fatto. Si tratta sovente di relazioni durate molto tempo e in cui la donna ha accettato da parte del partner numerosi comportamenti inadeguati: dalle squalifiche al controllo, dal non rispetto alle minacce, dalla mancanza di attenzioni alla freddezza affettiva e sessuale.
Questi comportamenti rientrano nel cosiddetto abuso o maltrattamento psicologico e/o fisico.
Nonostante questo, la priorità per queste donne è stata mantenere in vita il più a lungo possibile questa relazione (tanto che spesso è l'uomo a chiudere!). A quale prezzo?
Spesso la perdita della propria autostima, l'annullamento dei propri bisogni e delle proprie emozioni, il senso di fallimento...
Riporto un passaggio del libro "Paura di sentire" di Michele Giannantonio, in cui si mette in luce proprio la strategia di non sentire l'emozione della rabbia per preservare la relazione di coppia, anche se provoca dolore:
"La rabbia è un'emozione che possiamo non voler sentire perché ci porterebbe a reagire, a dire delle cose a qualcuno, a interrompere una relazione, ci potrebbe condurre a un confronto che porta con sé la minaccia di una perdita o la scoperta di informazioni che potrebbero farci stare anche peggio; sentire che siamo arrabbiati con qualcuno potrebbe informarci che questo qualcuno ci sta trattando male, forse perché non ci rispetta adeguatamente.
Quando una persona ha paura di restare sola, può rischiare di evitare costantemente di sentire la sua rabbia, perché questa emozione porta con sé il rischio della rottura di un rapporto; in questo modo, però, la relazione in questione avrà ottime probabilità di andare male comunque, perché fondata sull'insoddisfazione, sulla negazione di ciò che sentiamo; inoltre la rabbia non accolta e quindi compressa potrà sfociare in sfoghi eccessivi e inopportuni che possono davvero compromettere una relazione importante, affettiva o lavorativa"
Per mantenere una relazione di coppia (ma anche di qualunque altro tipo) la strategia non può essere "mi annullo".
Dall'esterno viene da chiedersi: come mai una relazione viene preservata a tutti i costi? Paura della solitudine? A volte, ma non sempre.
La questione è complessa e per ogni donna c'è un motivo per ancorarsi a una relazione, anche se dolorosa. La spiegazione la si può trovare nella storia di questa persona, frugando tra i suoi affetti, capendo che tipi di legami di attaccamento ha vissuto (coi genitori e con le figure significative della sua vita) e quali sono i suoi bisogni affettivi.
Robert Miller ci dà una lettura molto interessante delle dipendenze che si addice anche alle dipendenze di tipo affettivo.
Miller ha ideato un protocollo specifico per il trattamento delle dipendenze attraverso la tecnica EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) che si chiama Feeling-State Addiction Protocol (FSAP).
Il presupposto molto interessante di tale metodo è che le persone sviluppano una dipendenza perché provano un'emozione positiva mentre mettono in atto un certo comportamento (emozione-stato). Emozione e comportamento si collegano rigidamente.
Miller, quindi, identifica la causa primaria della dipendenza nell'emozione-stato. Questa emozione era qualcosa che le persone desideravano tanto sperimentare e per qualche motivo invece nella loro esperienza mancava.
Nel momento in cui sperimentano attraverso un comportamento questa emozione, si crea un legame indissolubile che determina la dipendenza da quel comportamento.
Secondo Miller le persone mettono in atto il comportamento disfunzionale per "stare bene" (sperimentare l'emozione-stato), ma poi invece le cose cambiano e stanno male; tuttavia non riescono a smettere, perché vorrebbe dire smettere di ricercare un'emozione vitale (Miller le chiama "emozioni legate alla certezza della sopravvivenza" e sono il desiderio di vivere, di sopravvivere e del volersi sentire vivi. Un esempio di questo può essere il bisogno di accettazione).
"Le persone si sentono costrette a mettere in atto un certo comportamento anche se sanno che ciò avrà conseguenze negative o distruttive".
Ritornando all'esempio da cui sono partita: Maria nella sua storia era molto carente dell'emozione-stato "sentirsi amabile" (perché magari i genitori non l'avevano mai fatta sentire così) quando incontra Sergio succede che lui la corteggia e lei sperimenta fortemente il senso di essere amabile, questo la lega fortemente a lui anche se per anni poi Sergio non le rivolgerà più simili cure e attenzioni e la relazione diventerà sempre più disfunzionale.
In una dipendenza affettiva le emozioni positive possono "scavalcare" quelle negative, la persona sperimenta sofferenza, frustrazione, rabbia, ma lo nasconde a se stessa e agli altri, per non fare i conti col significato di tutto questo.
Razionalmente Maria sapeva di dover porre fine a questa relazione malata, ma non ce la faceva.
Attraverso il protocollo ideato da Miller si va proprio a togliere smalto a quella emozione-stato così potente, per permettere alla persona di vedere l'interezza del rapporto e non focalizzarsi solo su ciò che c'è stato di positivo, che viene pagato a caro prezzo.
Una volta elaborata l'emozione-stato attraverso la tecnica dell'EMDR, la persona non ha più bisogno di mantenere il comportamento dipendente per accedere all'emozione positiva. Sergio non rappresenterà più la possibilità di sentirsi amabile per Maria, che vedrà finalmente la relazione per quello che è e troverà altri modi per sentirsi amabile.
Si tratta di una tecnica molto efficace e rapida: nell'arco di alcune sedute si viene a scindere questo legame che sembrava indissolubile.