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Articolo di psicologia: «Eventi passati con l'Ipnosi Regressiva»

Ipnosi Regressiva. Domande e risposte

Articolo pubblicato il 28 Maggio 2010.
L'articolo "Ipnosi Regressiva. Domande e risposte" tratta di: Ipnosi e Ipnoterapia.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Gladys Bounous.

Sempre più spesso negli ultimi anni, nei libri e nelle trasmissioni televisive si sente parlare di ipnosi regressiva. E sempre più di frequente i clienti vengono proprio con questa richiesta: «voglio sottopormi ad una seduta di ipnosi regressiva per capire qualcosa di più del mio passato!».
La prima cosa da fare in questi casi è identificare molto bene quali sono le aspettative rispetto a questa pratica ipnotica, cosa il cliente sa in merito a questa tecnica e quante fantasie (alimentate dai messaggi dei mass media) sono presenti nella mente della persona.
Cerchiamo dunque di fare un po' di chiarezza.

Con ipnosi regressiva si intende un insieme di tecniche che permettono il raggiungimento dello stato di trance ipnotica, finalizzando questo stato alla rievocazione di ricordi di eventi passati.
L'ipnotista guiderà, attraverso l'uso della voce, il soggetto in uno stato di trance e nel momento di massima concentrazione lo condurrà nella rievocazione o di momenti passati specifici oppure attraverso una carrellata di ricordi fino ai primi ricordi memorizzati.

Perchè scegliere un percorso di ipnosi regressiva?
Spesso le persone che chiedono questo tipo di servizio sentono di aver "dimenticato" o di non riuscire ad accedere ad alcune parti importanti della loro storia personale. Ovviamente le persone sentono questi "tasselli mancanti" come fondamentali per la risoluzione di problematiche attuali.
C'è una precisazione da fare sempre in questi casi.

La nostra mente, il nostro cervello, immagazzina costantemente ricordi e la possibilità che si riesca a rievocarli dipende da numerose variabili. Sicuramente lo stato di trance ipnotica, riattivando condizioni emotive simili a quelle presenti nel momento in cui il ricordo venne registrato, sembra essere un'ottima strada per la rievocazione che spesso non si riesce ad ottenere attraverso un percorso più di tipo cognitivo.
Tuttavia esistono alcuni ricordi che, nonostante il raggiugimento dello stato di trance e la corretta applicazione delle tecniche regressive, riescono a tornare alla consapevolezza del soggetto ma rimangono sempre circondati da un alone di confusione.

La persona ha sentore che qualcosa sia accaduto, ne intravede i contorni, ma non riesce ad identificare con precisione l'evento.
In alcuni casi sono molto chiari gli attimi prima e quelli successivi ma dell'evento principale sembra non rimanere traccia.
In realtà, nella nostra memoria la traccia mnesica non è scomparsa ma, grazie a dei meccanismi di protezione, noi non riusciamo a ricordare eventi che il nostro sistema non è in grado di gestire nel momento attuale.
Ad esempio, se non siamo pronti emotivamente a rivivere un trauma che presumiamo sia accaduto nel nostro passato, è possibile che questo ricordo non riaffiori neanche con l'ipnosi regressiva, nonostante si sia accompagnati in questo percorso da un professionista qualificato.

Ma allora la nostra mente ci limita?
In realtà la nostra mente ci protegge da quanto non siamo ancora pronti ad affrontare. Così come capita che, a volte, spontaneamente, ricordi passati affiorino durante delle sessioni di trance ipnotica non regressiva.
È come se la persona, impegnata magari in un semplice esercizio di rilassamento muscolare, vedesse riaffiorare dalla memoria episodi di vita passata che sembravano ormai dimenticati o di cui non aveva piena coscienza. Ebbene, in questi casi, probabilmente, la parte più "inconscia" della nostra mente ha percepito le condizioni migliori per il riaffiorare del ricordo e, soprattutto, ha individuato un'utilità per la persona nel ricordare tale episodio. In questo caso, il nostro compito in qualità di professonisti psicologi ipnotisti è quello di accompagnare la persona a dare un senso concreto a quel ricordo che possa essere di aiuto nella vita quotidiana o nella risoluzione di un problema concreto.

Ma sono sempre attendibili i ricordi che si rievocano in una trance regressiva?
Un tempo le tecniche ipnotiche regressive venivano anche utilizzate nei processi per raccogliere informazioni dai testimoni circa un dato evento oggetto di indagine. Col tempo si comprese che il ricordo umano è sempre frutto di una integrazione tra evento realmente accaduto, emozioni, pensieri soggettivi, ricostruzioni individuali pertanto è impossibile dire con certezza che ciò che noi ricordiamo corrisponde esattamente a verità assoluta.

Le recenti prove sperimentali ci dicono infatti che il nostro cervello non si limita esclusivamente a registrare passivamente eventi ma contribuisce a "costruire" eventi che poi andranno ricordati.
Sicuramente i ricordi sono "veri" per la persona che li rievoca e poco importa se corrispondono esattamente alla realtà oggettiva (e qua si potrebbe discutere molto sul concetto di oggettività) perchè la persona li sente reali e come tali li gestisce. Ad esempio, ricordo il caso di una donna che attraverso una trance regressiva vide dei momenti della propria infanzia in cui era completamente sola e abbandonata a se stessa.
La stessa sensazione di vuoto che prova tutt'oggi.
Nessuno che non fosse presente all'epoca può dire se quel ricordo sia realmente esistito, sia frutto di immaginazione o una ricostruzione personale degli eventi che la donna con il tempo ha creato per dare un significato alla propria esistenza. Ciò che conta è che questa donna percepisce come assolutamente vere quelle sensazioni, le sente e le rivive ogni giorno della sua vita in cui si sente sola. Pertanto, in qualità di psicologa ipnotista, ho il compito di accompagnare la persona a prendere consapevolezza di queste emozioni legate a tali ricordi e dar loro una forma più gestibile nella vita attuale.

Ma i percorsi di ipnosi regressiva sono percorsi psicoterapeutici?
Spesso l'ipnosi regressiva serve per andare ad esaminare aspetti di vita che hanno contribuito a costruire la personalità individuale e, in alcuni casi, hanno contribuito a creare delle deviazioni sul normale percorso di strutturazione della personalità umana. In questo ambito, se questo è l'obiettivo, l'ipnosi regressiva deve essere inserita all'interno di un percorso di tipo psicoterapeutico. Tuttavia non tutti gli psicoterapeuti hanno competenze ipnotiche e non è raro collaborare con colleghi psicoterapeuti che, non riuscendo a raggiungere una determinata consapevolezza del passato attraverso tecniche cognitive o simboliche, richiedono alcune sedute di ipnosi regressiva per far emergere materiale che poi verrà elaborato nelle sedute di terapia. In altri casi, l'ipnosi regressiva non si colloca all'interno di percorsi terapeutici ma bensi in percorsi di lavoro psicologico e può essere utile ad esempio, quando si vuole focalizzare meglio l'attenzione su alcuni aspetti di processi mentali accaduti in determinate situazioni.

Ad esempio, viene usata spesso in psicologia sportiva per esaminare prestazioni passate sfruttando l'amplificazione delle capacità attentive e percettive che il soggetto sperimenta in stato di trance.
È così possibile per l'atleta essere consapevole di molte più informazioni in merito alla sua performance di quante potrebbe averne rivedendo l'evento in un normale stato di veglia. Oppure può essere usata per andare a rievocare momenti piacevoli (spesso la convinzione è che con la regressiva si vada a percepire solo i momenti traumatici) e rivivere le sensazioni fisiche associate a quei momenti.
Attraverso degli "ancoraggi" o comandi post-ipnotici il soggetto potrà recuperare quelle sensazioni durante precisi momenti della sua vita quotidiana. Ad esempio, voglio parlare in pubblico con uno stato di quiete, vado rivivere un'esperienza positiva di questo tipo accaduta in passato e recupero quelle sensazioni corporee che attiverò ogni volta in cui mi troverò di fronte ad un pubblico. In questi due ultimi esempi, non ci troviamo in un contesto di psicoterapia ma bensì in un contesto di lavoro psicologico di sostegno e sviluppo delle potenzialità.

E la regressione alle vite precedenti, esiste o è una fantasia mediatica? La regressione alle vite precedenti è una forma di ipnosi regressiva che ha avuto un grande sviluppo negli ultimi anni, soprattutto in associazione con la crescita degli approcci "orientali" anche nella nostra cultura.
Spesso veniamo dunque colti da questo tipo di richiesta: «Voglio capire chi sono stato in una vita passata!». Il perchè di questa domanda può essere una semplice curiosità, una motivazione religiosa, la convinzione che attraverso la comprensione del passato (aldifuori della nostra vita) si possa comprendere meglio le problematiche che oggi ci affliggono, oppure semplicemente perchè va di moda così.

Le motivazioni individuali che avvicinano le persone all'ipnosi regressiva attraverso le vite precedenti, a mio avviso, non deve essere né interpretato né giudicato dallo psicologo ipnotista.
Se la persona crede fermamente che il suo percorso di benessere personale debba passare attraverso questo canale, in qualità di professionisti che lavorano nell'ottica del benessere personale, possiamo mettere a disposizione le nostre tecniche a questo scopo.
È assolutamente importante tuttavia che le spiegazioni di quanto accade in queste sessioni di trance regressiva venga data dal cliente e mai dallo psicologo che non può assumere il ruolo di detentore di una verità, quanto mai insondabile in questo campo. Ciò che si vede nella pratica è che queste esperienze di regressione a vite precedenti sono sempre molto emotive per le persone che le vivono ed è proprio lo sprigionarsi di queste emozioni, contenute dal setting psicologico, che può portare il benessere nel soggetto che le vive, le interpreta e si da una spiegazione ai quesiti che lo opprimevano attraverso questi ricordi.

L'attenggiamento neutrale, senza interpretazioni, senza false illusioni, senza promettere certamente il raggiungimento di una ipotetica vita precedente, fa parte del bagaglio professionale che l'ipnotista deve avere.
Spesso questo tipo di lavoro va in mano a persone che non hanno seguito un corso di studi in psicologia o psicoterapia e non è infrequente vedere situazioni estremamente ai limiti della deontologia professionale.
Così come ci sono professionisti, anche psicologi, che usano la regressione a vite precedenti come strumento di spettacolo ad uso e consumo di pubblico televisivo e non, che contribuiscono a creare solo più confusione intorno a questa tecnica di lavoro psicologico.

Controindicazioni alle tecniche regressive?
Le stesse che vi sono in un qualsiasi percorso ipnotico.
Lavorando ad un livello psicofisiologico lo stato di trance ipnotica favorisce non solo modificazioni psicologiche ma anche fisico-fisiologiche (es. abbassamento del ritmo cardiaco, della pressione arteriosa, ecc.).

È quindi importante che il professionista accerti lo stato di salute del soggetto prima di procedere con la trance ipnotica che viene sconsigliata in soggetti gravemente cardiopatici.
Per il resto, ricordiamoci che l'ipnosi regressiva è un'esperienza che spesso si rivela altamente emozionante per il soggetto che la vive e quindi bisogna essere in grado (in qualità di professionisti dell'ipnosi) di accogliere queste emozioni, di saperle gestire e contenere e di restituirle al soggetto in modo che possano essere utili per la sua vita e non una fonte di stress ulteriore.
Questa capacità è (o dovrebbe essere) sicuramente patrimonio di uno psicologo o psicoterapeuta, mentre altre figure professionali che giungono all'ipnosi attraverso vari percorsi professionali non sempre sono state formate adeguatamente su questo aspetto.

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