Articolo pubblicato il 5 Settembre 2011.
L'articolo "Nessuno è perfetto: caratteristiche e possibili rimedi per ossessioni e compulsioni" tratta di: Disturbo Ossessivo Compulsivo e Terapia Cognitivo Comportamentale.
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è uno dei disturbi d'ansia più frequenti ed è generalmente caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.
Le ossessioni - ossia fissazioni, assilli che si manifestano ripetutamente nella mente del soggetto - sono percepite come intrusive e sgradevoli.
Il contenuto di queste ossessioni - che si manifestano attraverso pensieri, immagini mentali o impulsi di varia natura causano un notevole disagio nella persona. Tali fenomeni mentali vanno distinti dalle normali preoccupazioni circa le problematiche di vita quotidiana, le quali non sembrano eccessive e irrazionali, ma si riferiscono a rischi reali, riconosciuti generalmente come tali.
I sintomi
I sintomi ossessivi più frequenti sono:
La persona cerca di contrastare o eliminare tali ossessioni in vari modi. Ad esempio se una persona sviluppa il timore di essere omosessuale alla vista di un individuo dello stesso sesso, temendo di provare eccitazione sessuale, può iniziare a parlare con sé stessa per dimostrarsi che ciò non può essere vero ed a ricercarne le prove nel passato e nel presente, tormentandosi all'infinito alla ricerca della garanzia che tale sospetto sia infondato. Altri comportamenti possono essere l'evitamento di oggetti o situazioni potenzialmente "a rischio" per la persona quali usare coltelli o altri oggetti offensivi, guidare affacciarsi alla finestra, tenere in braccio proprio figlio, ecc. Molto spesso è la persona stessa a ritenere infondati o esagerati i contenuti ossessivi anche se in altri casi l'ansia legata ai contenuti ossessivi è così intensa da non ritenerli eccessivi o irrazionali.
Disagio. Le persone che soffrono di queste ossessioni spesso avvertono un significativo disagio in quanto, oltre a sfuggire al controllo consapevole, tali fenomeni mentali provocano emozioni negative (senso di colpa, disgusto, ansia, paura, ecc.). Tale disagio, a volte, diventa così intenso da sentirsi costretti a mettere in atto una serie di azioni mentali o comportamenti ripetitivi in grado di alleviare il disagio.
Le compulsioni
Le compulsioni, dette anche rituali, sono invece dei comportamenti ripetitivi (es. riordinare e pulire, lavarsi continuamente mani, controllare più volte se una certa azione è stata compiuta, toccare un oggetto, collezionare oggetti, ecc.) o delle azioni mentali (es. ripetere una sorta di formule superstiziose, contare ripetutamente, pregare, ecc.
I sintomi
Quindi i sintomi compulsivi più frequenti sono:
Tali azioni sono messe in atto per ridurre il senso di disagio e l'ansia provocati dai pensieri ossessivi. Con il tempo, le compulsioni, diventano regole di comportamento e sono spesso bizzarre.
Esse assumono spesso un carattere talmente abituale e ripetitivo che vengono attuate, a scopo preventivo, anche in assenza di ossessioni. Diventano così azioni pianificate e prestabilite, eseguite con cura meticolosa, che non possono in alcun modo essere interrotte o modificate.
A volte il disagio provato è descritto semplicemente come una sgradevole "sensazione che c'è qualcosa che non va". La compulsione, dunque, riduce l'ansia, produce sollievo e dà un senso di relativa sicurezza, anche se dura poco tempo. Infatti, nonostante il rituale dia un certo sollievo riducendo l'ansia, la persona a lungo andare non prova alcun piacere nell'eseguirlo in quanto il rituale stesso è vissuto come un atto "imposto" e obbligatorio.
La persona che soffre di questo disturbo non si lamenta in particolare dell'ansia, ma piuttosto delle ossessioni e dei rituali che a lungo andare sono vissuti come "intrusivi" e "coercitivi". Solitamente la persona avverte ansia se si interferisce nei "rituali" e agli occhi degli altri, tali azioni possono apparire strani, spesso bizzarri e non necessari. Ciò nonostante per l'individuo essi rivestono un ruolo profondamente importante e devono essere eseguiti in particolari modi per evitare "brutte" conseguenze e/o per impedire all'ansia di avere il sopravvento. Inoltre, alcuni individui con questo disturbo richiedono rassicurazione ai familiari ed agli amici, riguardo alle proprie preoccupazioni.
Ad esempio, chiedono spesso se certi oggetti o certi cibi sono stati lavati, se nessuno ha toccato le loro cose, oppure se non hanno per caso urtato qualcuno con la macchina o se non hanno tracce di sangue addosso.
In ogni caso le richieste di rassicurazione assumono in tutto e per tutto la funzione di un comportamento tranquillizzante, al pari delle compulsioni. Considerato che tutti gli individui affetti da questo disturbo sono consapevoli del fatto che tali pensieri e comportamenti non sono razionali e pur cercando di opporsene, non riescono a liberarsene.
I sintomi non curati del disturbo ossessivo-compulsivo costituiscono uno dei più frustranti, irritanti e invalidanti disturbi d'ansia.
Il disturbo ossessivo-compulsivo è molto diffuso fra la popolazione, si suppone che in Italia soffrano di questa patologia circa 800.000 persone. Può manifestarsi nell'infanzia, nell'adolescenza o nell'età adulta.
La maggior parte dei pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo manifesta sia ossessioni che compulsioni, meno di un quinto ha solo compulsioni o solo ossessioni.
Chi soffre di questo disturbo ossessivo-compulsivo è spesso così spaventato e stremato dai continui rituali legati alle ossessioni che cerca di evitare tutta una serie di situazioni, poiché teme che possano innescare questo tipo di pensieri. Gli evitamenti, a lungo andare, possono causare una serie di limitazioni sia nella vita sociale che lavorativa.
Nei casi più gravi, le persone possono passare talmente tante ore al giorno a fare dei rituali che non riescono più a svolgere alcuna attività lavorativa o la realizzano in modo discontinuo. Altre volte, invece, devono accontentarsi di mansioni a bassa responsabilità. Questo disturbo, inoltre, si riflette negativamente anche sulla qualità e la durata delle relazioni di amicizia ed affettive. Tale disturbo ha, infine, una naturale tendenza alla cronicizzazione; ne consegue che se non è trattato in modo adeguato può influire pesantemente su tutto l'arco della vita del soggetto.
Il trattamento Cognitivo-comportamentale.
Nella cura di questo disturbo, la terapia cognitivo-comportamentale si avvale di tecniche cognitive e comportamentali. Quelle cognitive servono per aiutare il paziente a riconoscere sempre meglio e poi a regolare i meccanismi mentali che sono alla base e conseguenti al disturbo, quali ad esempio: l'eccessivo senso di responsabilità oppure il timore di essere colpevoli di eventuali catastrofi a causa di disattenzioni o errori, l'eccessiva importanza attribuita ai pensieri, la sovrastima della possibilità di controllare i propri pensieri e sovrastima della pericolosità dell'ansia.
Attraverso l'uso delle tecniche, specifiche della terapia cognitiva, il paziente, impara gradualmente a diventare consapevole dei propri pensieri e a darne il giusto peso. La terapia cognitiva serve inoltre ad imparare ad accettare le sensazioni spiacevoli generate dall'ansia e a impegnarsi gradatamente a non mettere in atto gli evitamenti e i rituali.
Dal punto di vista comportamentale, infatti, la tecnica più indicata per la cura del disturbo ossessivo-compulsivo è, l'esposizione con prevenzione della risposta. Essa consiste nell'esporre gradatamente il paziente al pensiero, immagine o evento temuto e nel fare in modo che resista all'impulso di compiere il rituale.
Questa graduale esposizione avviene in modo tale che il paziente non avverta un disagio eccessivo e non gestibile, inoltre il terapeuta non forzerà nessun esercizio che non sia stato prima concordato.
Con la graduale esposizione e nel corso del trattamento il soggetto si renderà conto, così, che l'ansia si placa anche senza eseguire i rituali, solo più lentamente. La prima regola del trattamento è quindi quella di "evitare di evitare": questo principio e alla base degli esercizi di esposizione graduata e di prevenzione della risposta.
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