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Articolo di psicologia: «Anoressia e Adolescenza»

Disturbi Alimentari e Adolescenza

Articolo pubblicato il 13 Luglio 2015.
L'articolo "Disturbi Alimentari e Adolescenza" tratta di: Disturbi Alimentari, Anoressia e Adolescenza.
Articolo scritto dal Dott. Roberto Pozzetti.

"Non la riconosco più!".
"La vedo troppo magra!".
"Mia figlia è sempre stanca!".
"Passa un sacco di tempo in bagno, dopo cena. Chissà perché?".
La sofferenza nei Disturbi Alimentari

Quante volte ci capita di ascoltare queste frasi da mamme di ragazze adolescenti? Basta svolgere un progetto di consulenza rivolto agli insegnanti oppure lavorare in uno sportello di ascolto in una scuola superiore con un'elevata presenza di ragazze, per rilevare ampiamente quanto siano diffusi i Disturbi Alimentari e quanto faticoso sia il percorso dei genitori per accorgersene. Ancora più impegnativo è affidarsi a un Clinico cui rivolgersi, chiedendo aiuto dinanzi a questa situazione, ammettendo a sé stessi l'esigenza di un cambiamento.

Stanno male le figlie anoressiche ma provano dolore anche i genitori, anzitutto le mamme dinanzi al rifiuto del loro cibo.
Qualcuno si potrebbe chiedere: "Ma lei che ne sa?". La mamma di una ragazza anoressica magari si domanderà: "Perchè lei se ne interessa, Dottore?".
Ebbene, ero un giovanissimo studente fuori sede alle prese con l'ambientamento in un contesto nuovo, in una città a me sconosciuta e con un metodo di studio diverso da quello del gruppo-classe di Liceo. Da poco mi ero trasferito a Padova, dove frequentavo il primo anno di Università; tornando a Como, come al solito per il weekend, venni a sapere che una ragazza del mio gruppo di amici soffriva di una forma severa di Anoressia.

Lorena era una bella ragazza, di qualche anno più giovane di me: alta, dotata di un'intelligenza sensibile, di una consueta allegria, con degli splendidi occhi azzurri, forse leggermente sovrappeso. Mi dissero che non mangiava quasi più nulla, che si nutriva soltanto di pochissima frutta e verdura, di una mela al giorno. Nella scuola superiore cui era iscritta, continuava a conseguire ottime votazioni pur manifestando dei momenti di apparente assenza in cui la vedevano assorta a contemplare il vuoto.

Non lo sapevo ancora, da neofita allievo della Facoltà di Psicologia privo di qualunque pratica clinica e sopratutto dell'esperienza analitica soggettiva, eppure sempre avviene così: l'interesse per una problematica psicopatologica trae origine da un incontro strettamente personale oppure familiare, da un interrogativo inerente il campo dell'amicizia o quello dell'amore.

Agli occhi di chi l'aveva conosciuta precedentemente, non passava inosservata: le sparirono tutte le forme femminili e le apparvero delle profonde occhiaie sul viso.
Le sue amicizie si ridussero all'osso tanto da evitare risolutamente ogni frequentazione del nostro gruppo e, più in generale, delle aggregazioni di teenagers, preferendo smettere di coltivare legami.

Questo fu il primo momento in cui mi cominciai a domandare, esterrefatto, cosa potesse spingere una diciassettenne a stravolgere in modo tanto drammatico la propria esistenza con questo dimagrimento forsennato.

Adolescenza come incontro con la Sessualità

Vi è un'evidenza clinica impossibile da tralasciare: i Disturbi Alimentari si presentano molto più spesso nell'adolescenza che in altri periodi della vita, soprattutto più spesso che nell'infanzia.

L'innamoramento, così appassionante nei teenagers, decantato ad esempio dai libri di Federico Moccia, da cui sono stati tratti diversi cult movies per adolescenti, costituisce sempre un incontro mancato perché, ad esempio, vi è sempre uno scarto fra il maschile ed il femminile.
I lucchetti dell'amore, incardinati sul Ponte Mario a Roma e che hanno trovato in altre città europee degli epigoni, costituiscono un emblema del rendere il legame eterno, inscalfibile.

La mia tesi fondamentale è che vi sia un'articolazione complessa fra la Sessualità e il Disturbo Alimentare. In alcune ragazze, quando vi è la fase restrittiva rispetto all'alimentazione, si instaura anche una parallela chiusura sul piano degli incontri sessuali. Dunque vi è una prevalenza dell'immagine ideale del corpo magro, di un ideale di purezza e castità sulla pulsione: avviene così un trionfo sulla pulsione.

Quando la padronanza ideale sulla pulsione crolla, ad esempio dopo una delusione subita da parte del padre, subentra una certa esperienza depressiva e vi è un viraggio verso le abbuffate bulimiche, seguite o meno da condotte di smaltimento delle calorie introdotte nel corpo, fra le quali il vomito è soltanto una delle molteplici opzioni.
In questi frangenti emerge anche una posizione più libertina nella sessualità, concretizzata da una sorta di bulimia sessuale con numerose esperienze erotiche, con svariati ed effimeri incontri intimi. Vi sono, però, anche diverse ragazze che funzionano in una logica inversa per cui la frequenza dei contatti sessuali è inversamente proporzionale alle abbuffate bulimiche.

In questi casi, quando vi è un'apertura verso la sessualità, riscontriamo una riduzione dei momenti di assunzione incontrollata degli alimenti; nelle fasi di prevalenza del disturbo bulimico, abbiamo invece un rarefarsi degli incontri sessuali. In queste situazioni cliniche, più rare nella mia esperienza, abbiamo dunque una logica di sostituzione: il godimento dell'abbuffata rimpiazza quello sessuale e, quando la dialettica del desiderio torna in primo piano, il soddisfacimento inerente il cibo tende a sgonfiarsi e a stemperarsi.

L'amore padre-figlia

Non sempre il padre risulta inesistente per la figlia, non sempre diventa irrilevante, persino nell'epoca del declino dei papà, che sono oggi storicamente in difficoltà nello svolgimento del loro compito genitoriale.
Vi sono anzi legami solidissimi fra padre e figlia, incorruttibili con il trascorrere del tempo, resistenti al passare degli anni.

L'affetto intenso provato dal papà nei confronti della bambina, che costituisce per lui motivo di grande gioia, può restare immutato anche alle soglie della pubertà. La bimba può diventare per il papà una sorta di nuova partner, ad esempio nel caso della separazione dalla moglie nonché madre della figlia, instillando in lei l'idea di rimanere unica, eccezionale per lui, in un afflato che prosegue invariato.

Certi contatti corporei, alcune tenerezze, determinate coccole fra il papà e la figlia, in particolar modo quando si tratta di una figlia unica, costituiscono un emblema dell'intimità, coinvolgente e struggente, che la ragazza stenterà a rintracciare nei coetanei. Questo renderà problematica la sostituzione del papà con un fidanzato oppure, ancora più, con un marito.

La questione del legame padre-figlia si situa a livello della trasmissione generazionale, diversa rispetto a quanto avviene fra il papà e il bambino.
Il figlio maschio dovrebbe ricevere in eredità dal padre qualcosa sul piano dell'avere: ad esempio, avere le sue passioni, proseguire nel suo lavoro, ereditare la sua casa, assumere il suo desiderio, acquisire certe sue convinzioni, posizionarsi in un'identità virile.

Per dirlo in breve, con una parola, che riassume tutti questi concetti, si tratta di trasmettere al figlio un passaggio di competenze.
Questo sarà ovviamente sempre incompleto e lascerà spazio a invenzioni creative del figlio nello sviluppo della sua originale soggettività ma orienterà, tuttavia, buona parte della sua esistenza maschile.

Una figlia dovrà invece trarre dal papà oltre che dalla madre dei tratti di sensibilità, di dolcezza, di tenerezza che la renderanno una donna che è sensibile, dolce, tenera. In un'atmosfera di frequente seduzione reciproca, il papà si troverà a dover dare dell'amore. Molte figlie, dunque, porteranno sempre con loro la traccia dell'essere amata dal padre.

Nei Disturbi Alimentari, soprattutto in quelli sul lato anoressico, vi può essere il far sparire le forme femminili del corpo per protrarre il legame con il papà nella logica del rinviare l'adolescenza. Altre volte si tratta di un rimanere a lungo in una fase puberale senza entrare veramente nell'adolescenza, neppure a livello dei cambiamenti corporei, per evitare la rivalità con una madre che tiene a restare giovane.

Il momento della pubertà diventa in questi casi traumatico in quanto dovrebbe portare la ragazza ad investire l'originario amore nei confronti del padre verso un coetaneo.
Le trasformazioni del proprio corpo, che cambia assumendo fattezze da donna, vengono spesso vissute con inquietudine e possono determinare un movimento regressivo con un ritorno verso l'infanzia, volto a far perdurare l'amore padre-figlia, un amore privo di approcci sessuali.

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