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Articolo di psicologia: «Depressione post partum: cosa fare?»

La Depressione Post Partum

Articolo pubblicato il 25 Luglio 2016.
L'articolo "La Depressione Post Partum" tratta di: Depressione post partum.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Valentina Cicalese.

La gravidanza e la nascita di un figlio rappresentano momenti cruciali nella vita di una donna e, più in generale, della coppia e del nucleo familiare nel suo insieme.

Durante i mesi della gravidanza, la donna sperimenta numerosi cambiamenti di natura fisica e psicologica. Il corpo si prepara ad ospitare e far sviluppare una nuova vita, le forme conosciute cambiano a ritmo costante, i livelli ormonali subiscono repentini mutamenti. Accanto a ciò, la donna si trova a dover fronteggiare un drastico mutamento nell'immagine di sé e nell'identità, passando da persona autonoma ed indipendente, a madre, con tutto il carico di responsabilità, ed eventualmente ansia e paura, che tale ruolo sociale comporta.

Durante i nove mesi che precedono il parto la futura mamma si prepara, insieme al partner, ad accogliere nella routine familiare una nuova persona, che avrà esigenze ben definite e pressanti e richiederà, fin dai primi istanti di vita, attenzioni, cure, affetto, tempo. Già in gravidanza, perciò, il carico di responsabilità percepita si fa pesante, e con esso, compaiono l'ansia dell'ignoto e la paura di commettere errori.
Sono frequenti timori di non essere all'altezza del compito, di risultare una "cattiva madre", di non fare tutto nel modo giusto, spesso secondo canoni di comportamento stereotipati ed inverosimili, mutuati dagli stereotipi sociali.

In seguito, con la nascita del bambino, altri cambiamenti si prospettano nella routine personale e familiare.
In primo luogo, le esigenze del neonato, con i suoi ritmi di sonno, veglia, nutrimento, si impongono con forza sulla madre, stravolgendone totalmente le abitudini per alcuni mesi. Inoltre, nei giorni immediatamente successivi al parto, alcuni aggiustamenti nei livelli ormonali possono avere effetti anche importanti sul benessere della puerpera e sul suo umore. Infine, il cambiamento dell'immagine di sé diventa definitivo e la donna si trova a dover affrontare nella realtà tutte le sfide e le problematiche fino a quel momento solo ipotizzate.

Questo insieme di fattori porta il periodo perinatale ad essere un momento ad alto rischio per patologie psicologiche, prima fra tutti la Depressione Post Partum (DPP), una condizione molto frequente nelle puerpere quanto spesso sottovalutata, o, peggio, taciuta. Le conseguenze della DPP possono essere importanti, sia dal punto di vista della salute materna, sia per lo sviluppo del bambino e, più in generale, per il benessere della famiglia che si è appena formata. In relazione con la gravità della condizione materna, infatti, il bambino potrebbe avere ritardi nella crescita (altezza, peso), oppure non sviluppare adeguatamente alcune capacità cognitive, mutuate dalla relazione madre-bambino e dalla costanza e ripetitività delle interazioni (ad esempio, la capacità di distinguere tra sé ed altro).

Cos'è la Depressione Post Partum?

A tutt'oggi, purtroppo, non esiste ancora accordo tra gli addetti alla salute mentale circa la classificazione della Depressione Post Partum. Alcuni affermano che possa essere definito alla stregua del Disturbo Depressivo Maggiore, con esordio nel post parto, mentre per altri esso godrebbe di dignità clinica a sé stante, come Disturbo dell'Umore specificatamente collegato alla maternità.

Attualmente, il DSM-V assimila la Depressione Post Partum al Disturbo Depressivo Maggiore, aggiungendo nei criteri di specificazione l'esordio nel primo mese dopo il parto, o anche durante la gravidanza (in questo caso si parla di Depressione Peri-Partum). Evidenze cliniche, però, suggeriscono che la vulnerabilità materna alla Depressione sia da estendere a tutto il primo anno di vita del bambino.

Criteri diagnostici

  1. Quasi ogni giorno, umore depresso per gran parte del tempo, segnalato dalla persona stessa (ad esempio, si sente vuota, triste, ecc.) oppure da altri (ad esempio, la persona appare loro lamentosa);
  2. quasi ogni giorno e per gran parte della giornata, diminuzione marcata di piacere o interesse per tutte le attività, o quasi tutte;
  3. perdita o aumento di peso significativi, che si verificano anche se non è in corso alcuna dieta (ad esempio viene riscontrato in un mese un cambiamento del peso corporeo superiore al 5%), oppure, quasi tutti i giorni, aumento o diminuzione dell'appetito;
  4. quasi ogni giorno, ipersonnia o insonnia;
  5. quasi ogni giorno, rallentamento psicomotorio o agitazione (osservate anche da altri);
  6. quasi ogni giorno, mancanza di energia o faticabilità;
  7. quasi ogni giorno, eccessivi o inappropriati (anche deliranti) sentimenti di colpa o di autosvalutazione;
  8. quasi ogni giorno, capacità di concentrarsi o di pensare ridotta (accusata dal soggetto stesso o segnalata da altri);
  9. ricorrenti pensieri sulla morte, tentativo di suicidio o ideazione dello stesso senza piano specifico, ideazione di un piano per suicidarsi.

Aspetti cognitivi ed emotivi specifici della Depressione Post Partum
Nel caso di DPP si pone maggiormente l'accento sugli stati emotivi caratterizzati da forte ansia ed irritabilità, solitamente riferiti in relazione al bambino, mentre le alterazioni nel sonno e nell'appetito potrebbero avere peso minore, in quanto ascrivibili alle normali trasformazioni relative alla maternità.

Le problematiche più spesso riferite dalle donne in questa condizione sono infatti legate a stati emotivi di forte ansia, solitamente associata al neonato, con ruminazioni circa la sua salute, il suo benessere, la propria capacità di far fronte alle necessità del bambino (es.: Se dovesse accadere qualcosa al bambino non saprei cosa fare).
Accanto a ciò, sono frequenti sentimenti di colpa ed autodenigrazione, in relazione ad errori commessi, o paventati, nella gestione del figlio. Piccole dimenticanze, banali errori, vengono visti come la riprova di essere cattive madri, indegne del compito che stanno affrontando. Infine, le necessità pressanti del neonato, l'accudimento costante richiesto alla madre, la mancanza di sonno, le preoccupazioni, possono portare a sentimenti di rabbia verso il bambino stesso, che viene visto come la causa primaria del malessere della madre (es.: Vorrei non aver fatto un figlio). Questi sentimenti di rabbia, a loro volta, vanno ad esacerbare il senso di colpa materno, confermando la credenza di essere una cattiva madre.

Le credenze e le valutazioni delle donne affette da Depressione Post Partum, perciò, si concentrano tutte solo ed esclusivamente su tematiche relative alla maternità ed al nuovo ruolo sociale e familiare che questa condizione impone loro, andando a focalizzarsi, ovviamente, principalmente sugli aspetti negativi.

Cosa fare se si sospetta una Depressione Post Partum

Spesso accade che, in presenza di sentimenti di depressione, ansia, frustrazione nei riguardi dell'esperienza della maternità, le donne tacciano la propria esperienza, per paura dello stigma sociale. Tale atteggiamento è, seppur comprensibile, deleterio per la salute della puerpera e del bambino. Una madre depressa non è in grado di occuparsi in maniera ottimale del proprio bambino, e la Depressione, quando non trattata tempestivamente, rischia di cronicizzare e peggiorare.

La cosa migliore da fare, perciò, se si crede di attraversare questo difficile periodo, è rivolgersi ad uno specialista, per ottenere un adeguato supporto e terapia.
La Depressione Post Partum, come tutti i Disturbi dell'Umore, trae beneficio dalla Terapia Cognitivo Comportamentale, una terapia breve e mirata alla risoluzione del problema attuale del paziente.

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