L'evento dal titolo "E se Biancaneve fosse brutta?" si è già svolto.
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E se Biancaneve fosse brutta? è un evento che tratta di: Crescita personale e si svolge a Ascoli Piceno (AP).
Parlare della donna ha un senso se i mass-media continuano a proporci immagini di donne giovani, magre e bellissime, donne-oggetto che si offrono alla sfaccettata, ma immobile, perversione, perversione che ci racconta di una sessualità storicamente maschile, a cui la donna si presta, ma nulla ci dicono del piacere squisitamente femminile, al di là del suo farsi guardare e del suo farsi merce.
Parlare della donna ha senso in Italia dove, più che altrove, le donne hanno successo soprattutto se si vendono, se si spogliano, se si ritoccano.
E dove i vertici pubblicizzano un'esistenza di egoismo, individualismo, consumismo, quando contemporaneamente in tutto il mondo si cercano modelli alternativi e più intelligenti del capitalismo spietato.
Parlare della donna ha senso se le donne si sono risvegliate e hanno riscoperto un nuovo femminismo, più contemporaneo, che risponde alla violenza, mai diminuita, del sesso forte sul cosiddetto sesso debole.
Parlare della donna ha un senso se si parla di trans gender, perché se l'identità sessuale è nomade e se c'è del maschile nelle donne e del femminile negli uomini, tanto più ci interessa avere un'idea di che cosa è femminile. Quali sono i modi femminili di stare al mondo, di amare, di godere.
Parlare delle donne ha senso per l'Aied che ad Ascoli ancora più che altrove dà un luogo alle donne che intendono scegliere e che non trovano altri spazi, perché la nostra realtà è ancora impregnata di valori maschilisti e tradizionalisti.
Parlare delle donne ha senso per la Psicoanalisi che proprio ascoltando le donne è nata e che si occupa di svelare il mistero del godimento femminile, dell'inimicizia tra donne, dell'amore folle e della commedia dei sessi. Parlare delle donne ha senso per l'arte che si occupa di vedere il mondo e le sue cose da una visione altra, e femmina, al di là del sesso, è l'artista che parla dipinge compone e scrive da quel luogo dell'altrove, che il corpo della donna incarna.
La manipolazione mediatica attraverso soprattutto la pubblicità e la televisione, negli ultimi 30 anni ci ha ossessionato con immagini di donne bellissime, magre, giovani e sessualmente ammiccanti.
La femminilità come oggetto sessuale è stato il tormentone preferito anche di telegiornali e di giornali popolari, nonché del governo italiano tutt'ora in carica. Si tratta di un richiamo a una sessualità maschile sganciata dall'amore e segregata nella polimorfica, ma statica perversione. Dal punto di vista della realizzazione del soggetto, lo schiacciamento sull'immagine e più in generale sui primati dell'io non ha fatto che alimentare la falsa idea della felicità che conviene al consumismo e alle élites di potere, ampliando l'individualismo, l'isolamento e la ricerca di oblio.
"Loro ci raccontano che le donne sono tutte magre, ma non è vero.
Loro ci raccontano che le donne sono tutte puttane, ma non è vero.
Loro ci raccontano che le donne godono solo a incarnare fantasie maschili,
ma non è vero.
Loro ci raccontano che per essere felici bisogna vendersi l'anima,
ma non è vero.
Il soggetto è sempre felice, ci dice Lacan, psicoanalista francese, dunque niente a che vedere con i successi dell'io, che non fa che alienarci.
L'io è la più bella del reame, l'io è il più ricco, il più potente, il più forte,
l'io è un altro.
Se Biancaneve fosse brutta, probabilmente non sarebbe più infelice.
Bella è chi si ribella, dice uno slogan di un nuovo, divertente, femminismo".
Il Convegno è aperto a tutti.