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Dott.ssa Monica D. Introna
Dipendenza da fumo; smettere di fumare, Selvazzano Dentro (PD)

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Intervista alla Dott.ssa Monica Introna sulla Dipendenza da fumo

Intervista pubblicata il 24 Febbraio 2023.
L'intervista "Intervista alla Dott.ssa Monica Introna sulla Dipendenza da fumo" tratta di: Le Dipendenze e Smettere di Fumare.

1 Dottoressa Introna, lei che è "Operatrice Antitabagismo" riconosciuta dall'Associazione MaiPiùFumo, quali sono i motivi psicologici che spingono una persona a diventare dipendente dalla sigaretta?

Guardi, i motivi psicologici che spingono una persona a diventare dipendente dal fumo della sigaretta possono essere facilmente compresi se li associamo all'allattamento neonatale.
Perché... se ci pensate bene, nella simbologia dell'atto del fumare c'è la stessa simbologia dell'allattamento neonatale.
Mi spiego meglio:
il bambino sente il bisogno di allattare, come l'adulto sente il bisogno di fumare; entrambi cominciano ad agitarsi per ottenere la soddisfazione del proprio bisogno, l'uno cercando il capezzolo materno, l'altro prendendo la sigaretta dal pacchetto; poi entrambi mettono fra le labbra un qualcosa di morbido e rotondo e cominciano l'uno a succhiare, l'altro ad aspirare, per sentire entrambi il calore che entra nel loro corpo, passando l'uno per lo stomaco, l'altro per il petto.
Entrambi a questo punto percepiscono il piacere del calore ricevuto nella parte alta del corpo, che induce al rilassamento.
Ma c'è una differenza: il latte fa bene, il fumo fa male.

2 Dottoressa, ok la simbologia, ma perché alcune persone diventano dipendenti dal fumo e altre no?

Ecco, la risposta sta nel vissuto del bambino rispetto all'accudimento primario ricevuto: generalmente chi diventa dipendente dal fumo è un bambino che non ha ricevuto sufficiente "nutrimento" affettivo da parte della madre, non esclusivamente a livello di allattamento ma anche di ancoraggio e sostegno alla crescita; è un bambino che magari è stato svezzato troppo presto, quando sentiva ancora il bisogno di quel contatto così meraviglioso e caldo col corpo della madre che passava nel suo corpo attraverso il latte.

3 Il problema è dunque uno svezzamento precoce?

Può darsi! Perché un bambino a cui viene tolto precocemente il piacere dell'allattamento al seno rispetto alla sua crescita, (una crescita che, se rispettata nei suoi tempi naturali, lo porterebbe all'avvio di un modo di nutrirsi più autonomo) è un bambino che risentirà sempre della mancanza di qualcosa di buono di cui aveva fatto piacevole esperienza nei primi mesi di vita, (anche se non può ricordarlo non importa, perché tutte le nostre esperienza infantili restano impresse nella nostra memoria inconscia) qualcosa di buono che gli è stato tolto quando ne aveva ancora bisogno.
Ma i motivi per cui si verifica uno svezzamento precoce possono essere tanti, e non sempre sono dovuti ad una "madre cattiva", spesso sono dovuti a fattori contingenti, come il dover tornare al lavoro, o perché la madre è rimasta di nuovo incinta, o perché è stata ricoverata... o perché... per tanti motivi!
Tutti questi casi hanno in comune l'esperienza dell'abbandono, esperienza che lascia inalterato il desiderio di continuare a ricevere quella gratificazione emotiva e corporea che faceva sentire il bambino in uno stato di grazia.
Ecco perché il calore prodotto dalla sigaretta sembra possa far rivivere al bambino diventato adulto quelle stesse sensazioni di benessere, piacere e protezione che gli sono state negate prematuramente.

4 Quindi dott.ssa Introna, lei ci sta dicendo che il bisogno di fumare è connesso ad un'esperienza di abbandono psicologico vissuta nel primo anno di vita?

Più che esperienza, direi un "vissuto abbandonico", nel senso che l'abbandono vero e proprio può non esserci stato, ma il bambino ha vissuto come tale l'allontanamento della madre dovuto come abbiamo detto, a qualsiasi motivo.

5 Ma allora come si può risolvere questo problema?

Beh, l'ideale sarebbe un percorso di crescita psicologica che vada a "riempire" un vuoto interiore, quel vuoto interiore che si manifesta proprio nella zona del petto facendo desiderare all'adulto-bambino di tornare a sentire quel calore di cui ha fatto piacevole esperienza, ma che purtroppo gli è stata sottratta precocemente. La Psicoterapia corporea, per esempio, può fare miracoli.

6 Lei come interviene in questi casi?

Beh, io nei casi più leggeri, quelli che non rientrano in un quadro psicologico piuttosto compromesso, utilizzo il "trattamento psicoterapeutico integrato del tabagismo" elaborato dal dott. Bruno Ramondetti, titolare dall'Associazione MaiPiùFumo.

7 In cosa consiste questo trattamento?

Sinceramente sarebbe troppo lungo spiegarlo in questa sede. Ma ci provo ugualmente: si tratta di una psicoterapia breve della durata di 6-8 sedute al massimo.

Ognuna di queste sedute è effettuata secondo un protocollo ben preciso che permette di affrontare le tematiche più... scottanti del soggetto, allo scopo di allontanarlo, con gradualità, da quelli che sono considerati i bisogni più impellenti e inderogabili connessi al fumo.

Vengono insegnati esercizi di rilassamento; vengono evidenziati i collegamenti, chiamati "ancoraggi", fra il fumo e alcuni aspetti piacevoli della vita, come "fumare mi rilassa", "il fumo mi aiuta a concentrarmi", "fumare mi allevia la noia" "ricordo mio padre quando tornava a casa e si rilassava fumando" ecc. ecc. e si cerca di decondizionare il soggetto, ovvero di interrompere la connessione fra il fumo e aspetti positivi della vita, che per la verità, possono essere vissuti in altro modo, più salutare.

Viene poi potenziata la motivazione a smettere, considerando i pro e i contro derivanti per esempio dalle spese sostenute per acquistare le sigarette, l'odore sgradevole che accompagna il fumatore e i suoi abiti, il rifiuto sociale da parte di chi non ama l'odore del fumo, la bronchite cronica e tanto altro ancora.

Sganciati gli ancoraggi nelle prime tre sedute ecco il rafforzamento della motivazione a smettere, modalità che sarà accompagnata alla lenta riduzione del numero di sigarette fumate in un giorno fino alla loro totale eliminazione.

Può sembrare che sei-otto settimane siano poche per raggiungere questo importante obiettivo, a volte è così, e allora bisogna intervenire con un trattamento di maggior durata, anche per risolvere quei problemi di abbandono di cui abbiamo parlato sopra; ma spesso questo periodo è sufficiente, come dicevo prima, soprattutto per situazioni meno impregnate di problematiche affettive.

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