Articolo pubblicato il 7 Dicembre 2011.
L'articolo "La mediazione familiare: separarsi come coppia, associarsi come genitori" tratta di: Figli e Rapporto di Coppia.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Loretta Acquaroli.
La separazione coniugale rappresenta un totale sconvolgimento nella vita delle persone a cui fanno seguito inevitabili trasformazioni su diversi livelli: sociale, familiare, genitoriale... È un momento di crisi, di rottura dei precedenti equilibri, nel quale predominano sentimenti di fallimento, solitudine, smarrimento, incertezza, preoccupazione per il futuro per sé e per i propri figli. È però anche una fase che contiene una grande potenzialità nel poter ristabilire dei nuovi e positivi equilibri.
Nonostante le separazioni registrino un notevole aumento, sembra che a tale trasformazione non corrisponda, nella pratica, un'altrettanta evoluzione del nostro "modello interno" di famiglia. Ciò significa che nel nostro stereotipo culturale, la famiglia nucleare - quella composta da moglie marito e figli per intenderci - è ciò che corrisponde al concetto di "normalità" (ora viene accettata anche la convivenza con figli nati dall'unione).
La scelta di separarsi mette dunque fine anche alla nostra "rappresentazione interna" di vivere e di dare ai nostri figli una "normalità" familiare. Questo pensiero, a volte non completamente consapevole, lascia spazio a molteplici incertezze circa la propria capacità di "sapere" e "potere" prendere ancora delle buone decisioni per i propri figli in futuro. Come se si mettesse in dubbio, con il fallimento coniugale, anche la propria capacità di fare i genitori.
È convinzione, alquanto comune, credere che sarà il giudice, dal momento in cui si sceglie di non essere più coniugati, a decidere la sorte di tutti i componenti della famiglia.
Ai genitori viene ancora riconosciuta nella pratica:
Scegliere di separarsi come coppia non fa decadere ciò che si ritiene essere una buona competenza genitoriale, ossia saper riconoscere i bisogni dei propri figli e saper mettere in campo le risorse necessarie per rispondere ad essi. Certo è che l'ira, piuttosto che il desiderio di vendetta, possono veramente mettere a rischio quella capacità dei genitori di saper prendere, con il dovuto "buon senso", decisioni importanti per i figli.
La rabbia, il livore, il bisogno di rivalsa, che comprensibilmente i due aspiranti separati riverseranno, più o meno velatamente, l'uno verso l'altro (ritenendo l'altro, presumibilmente, causa dell'attuale dolore se non della rovina familiare) seppur legittimi, rischiano di mettere eccessivamente in primo piano l'aspetto coniugale della vicenda e di lasciare sullo sfondo le relazioni con i figli.
È in questo ambito che si inserisce la Mediazione Familiare, quale intervento di aiuto elettivo sulla situazione di emergenza familiare.
L'emergenza e l'urgenza sono date proprio dalla necessità di trovare una buona alternativa alle vecchie abitudini familiari, evitando passaggi traumatici per i figli, difficilmente spiegabili senza apporre giudizi negativi all'uno o all'altro genitore; ed individuare fin da subito, un modo per raccontare ai bambini cosa sta succedendo.
La mediazione familiare rappresenta per i genitori uno spazio ed un tempo in sospensione dal giudizio, nel quale poter comprendere come e quando ognuno potrà/dovrà prendersi cura dei figli, in considerazione dei loro effettivi bisogni e delle proprie genitoriali capacità di farvi fronte.
Tale "percorso" è accompagnato dalla presa di coscienza, da parte di entrambi i genitori, che non saranno più coppia e non abiteranno più nella stessa casa. Da ciò deriva, conseguentemente, il problema di come mantenere una continuità di relazione tra i figli ed entrambi i genitori.
Tempi e obiettivi
Il tempo della mediazione familiare è un tempo limitato, in genere le sedute sono comprese in un intervallo di 8/10 incontri.
L'obiettivo è quello di lavorare sui cambiamenti della separazione in prospettiva dei figli. È un lavoro di cooperazione tra i genitori che, con l'aiuto del mediatore, sono orientati ad individuare soluzioni meno traumatiche possibili per tutti (non è dunque una terapia volta alla comprensione della dinamica di coppia, seppur a volte siano inevitabili i riferimenti ad essa). Un accordo trovato dai genitori ha una più alta probabilità di poter durare nel tempo e di rispondere alle reali esigenze delle persone coinvolte in questo cambiamento.
La tempestività evita di lasciare i figli in balia dell'incertezza e dell'inevitabile angoscia che ne consegue, per non sapere cosa accadrà alla loro famiglia in futuro (spesso il timore dei bambini e quello di non sapere se e quando rivedrà un genitore).
L'aiuto del Mediatore Familiare si pone in questa logica, come terzo equidistante che, facendosi carico degli aspetti emotivi della separazione, sollecita nei genitori le risorse di cui sono dotati.
L'intervento del professionista è quindi volto ad aiutare le parti a trovare una soluzione concreta, al fine di gestire al meglio la loro "impresa familiare", in virtù delle mutate condizioni. Come dire... si scioglie il vincolo matrimoniale ma emerge la necessità riassociarsi come genitori.