Articolo pubblicato il 27 Settembre 2013.
L'articolo "Insorgenza e trattamento dei disturbi alimentari: alcune risposte con un approccio psicoanalitico" tratta di: Disturbi Alimentari, Anoressia, Bulimia e Psicoanalisi (Sigmund Freud).
Articolo scritto dalla Dott.ssa Angela de Figueiredo.
Quali possono essere le cause di un disturbo dell'alimentazione?
Quali sono le fasce d'età più a rischio?
Perché le donne sono più colpite degli uomini?
Il momento più critico per l'insorgenza di un disturbo alimentare è durante l'adolescenza. In questo periodo l'individuo attraversa un momento di maturazione fisica e sessuale che determina la modificazione dell'immagine del proprio corpo. Il disturbo alimentare insorge con un forte disagio rispetto alla propria immagine corporea e il desiderio di adesione ad un corpo ideale.
La propria autostima viene determinata principalmente dalla apparenza esterna a discapito della identità interna e il cibo diventa un mezzo per raggiungere un'immagine corporea desiderata. In questi casi l'essere soggetto psichico e non solo fisico passa in secondo piano, diventando prioritaria la concretezza di se stessi.
Negli ultimi anni si è rilevata un'incidenza dei disturbi alimentari anche tra gli uomini, ma le donne restano più soggette a questo disturbo poiché il loro corpo viene maggiormente investito di aspettative legate alla perfezione e controllo di Sé.
Come cambia la lettura e la cura psicoanalitica a seconda dei diversi disturbi? Sia l'anoressia-bulimia che il comportamento alimentare incontrollato sono delle "soluzioni inconsce" che esprimono la difficoltà a trattare simbolicamente le esperienze relazionali dolorose. La persona si chiude agli altri attraverso un ripiegamento sul corpo. Ogni domanda di aiuto porta un qualcosa di unico e cela delle motivazioni inconsce specifiche che un giorno hanno portato la persona a strutturare il sintomo alimentare.
Il disturbo alimentare è una "soluzione anestetica", in cui la persona si allontana dalle relazioni orientandosi esclusivamente verso ciò che riguarda l'immagine corporea ed il suo controllo attraverso il cibo.
Dietro ogni disturbo alimentare oltre al problema con il cibo vi sono temi relazionali specifici, dove la sregolatezza alimentare esprime la difficoltà vissuta nelle relazioni.
Che peso ha il rapporto madre-figlia difficile nei disturbi alimentari?
Sin dalla nascita l'esperienza della fame è connessa ad aspetti emotivi e relazionali e viene modulata dall'accudimento del genitore.
A partire dalle esperienze infantili della nutrizione, gli altri ed in particolar modo la madre fungono da "modulatori" dei bisogni del bambino, per poi lasciar sempre più spazio all'autoregolazione del soggetto.
Onde evitare semplicistiche colpevolizzazioni della famiglia, il disturbo alimentare va letto come una soluzione inconscia che il soggetto ha co-costruito "insieme" ai sui rapporti significativi per affrontare le relazioni.
Come può il trattamento psicoanalitico aiutare le persone affette da disturbi alimentari? Quanto è efficace?
La psicoterapia psicoanalitica può contribuire notevolmente al superamento del sintomo alimentare. Questo tipo di approccio restituisce spazio al "soggetto" che attraverso il linguaggio può recuperare il valore della parola che è stata messa da parte per far parlare il corpo.
Il trattamento psicoanalitico favorisce la riapertura alla comunicazione relazionale, il rafforzamento del senso di autonomia personale, il ripristino delle capacità simboliche e la riconsiderazione delle implicazioni soggettive inconsce che hanno portato a sviluppare il disturbo alimentare. Attraverso la relazione con il terapeuta diventa possibile abbandonare il sintomo alimentare, per affrontare la sofferenza che ha portato la persona a strutturare la sintomatologia alimentare.
Che ruolo hanno i genitori? È importante coinvolgerli?
Cosa succede nel caso di una difficile situazione familiare?
In caso di minori i genitori di regola vengono coinvolti. La partecipazione al processo di cura del/della figlio/a è importante per la riuscita del trattamento ed il miglioramento della comunicazione intra familiare. Nel caso di situazioni familiari molto difficili al trattamento del/della ragazzo/a può essere affiancato un sostegno psicologico dei genitori.
Come si può motivare un/a figlio/a ad iniziare una terapia?
E nel caso di rifiuto?
La riuscita del processo di cura è in stretta relazione con la motivazione del ragazzo/a. Solitamente i pazienti con un disturbo alimentare tendono a negare la loro problematica e a minimizzare le loro difficoltà. Un ascolto attento da parte del genitore permette di individuare il momento giusto in cui motivare il giovane all'incontro con uno specialista. All'opposto spingere il ragazzo/a ad una cura nel momento in cui non è ancora pronto a formulare una richiesta di aiuto potrebbe determinarne un'ulteriore chiusura.
Come mai la cura di queste ragazze/i è spesso difficile?
Quando c'è un rischio per la vita?
I pazienti con un disturbo alimentare ed in particolar modo l'anoressia nervosa, hanno imparato a chiudersi dietro sentimenti di diffidenza e oppositorietà verso gli altri. Il momento di presa in carico della richiesta di aiuto è quindi di fondamentale importanza per sostenere la/il ragazza/o ad aprirsi ad una possibilità di cura e giovarsi della psicoterapia.
Nell'anoressia nervosa, la difficoltà ad abbandonare il sintomo alimentare fino a raggiungere una eccessiva riduzione di peso, può provocare danni molto gravi all'organismo fino a rischiare la vita.
Qualora il paziente arrivasse a questo punto è importante individuare tempestivamente le strutture presenti sul territorio per il trattamento dei disturbi alimentari e richiedere un ricovero.
Familiari, amici, insegnanti possono avere il dubbio di essere di fronte a un problema di anoressia, e affrontarlo non è semplice.
Ci sono segnali particolari in presenza di un disturbo alimentare?
Purtroppo non è facile individuare questi segnali.
Chi ha un disturbo alimentare spesso tende a nasconderlo per timore di essere spinto a curarsi e per la credenza di non avere un problema.
Spesso quando risulta evidente agli altri, la complessa sintomatologia che si è instaurata intorno al cibo è diventata parte della vita della persona tanto da non riuscire più a nasconderla.
La prevenzione dei disturbi alimentari in età evolutiva è utile?
Su quali dimensioni e in che modo può avere senso intervenire a livello preventivo? La prevenzione è sicuramente utile e necessaria.
Questa può essere attuata sia attraverso l'informazione, sia aiutando i giovani a formulare una domanda di aiuto psicologico prima che si chiudano dietro il sintomo alimentare. Le varie istituzioni debbono quindi poter offrire loro dei contesti adeguati ove esprimere la propria fragilità ed insicurezza, senza sentirsi giudicati o "malati".