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Articolo di psicologia: «Educazione dei figli e sostegno scolastico»

Esami, pagelle: punizioni o recupero della motivazione?

Articolo pubblicato il 18 Luglio 2014.
L'articolo "Esami, pagelle: punizioni o recupero della motivazione?" tratta di: Orientamento Scolastico e Professionale, Educazione dei Figli e Difficoltà nell'Educazione dei Figli.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Gaia Miletic.

Gli esami sono agli sgoccioli, le pagelle sono uscite, i quadri sono appesi.
Questo per alcune famiglie è il momento della verità, quello temuto e atteso, quello in cui si decidono le sorti dei figli, dell'estate, in cui si rincorrono malumori e sospiri di sollievo: un momento fondamentale che chiude la vita scolastica dei ragazzi, almeno per qualche mese.

In questo periodo i nodi vengono al pettine, ci si può stupire per una decisione presa dal consiglio di classe o gioire, ma in ogni caso non si può restare indifferenti di fronte a quei numeri che segnano la vita dei propri figli. Per i genitori è il momento delle decisioni, discussioni o punizioni.

Che fare di fronte a una bocciatura? Come reagire?
Come organizzare il recupero di una o più materie?
Ho sentito un ragazzo affermare: «Ho mandato mamma a vedere i quadri, mi sono diplomato per lei, a me non importava ma lei ci teneva tanto...».
Questa frase mi ha fatto riflettere.

Genitori che si sostituiscono ai figli. Spesso ho avuto a che fare con ragazzi privati dello spazio di desiderio che, passivamente e con scarso entusiasmo, accettavano le decisioni dei propri genitori.

Mi riferisco a quei genitori che si sostituiscono ai figli, caricandosi di quella motivazione che ai figli manca: controllano il diario e chiamano i compagni per sapere i compiti, li seguono passo passo negli esercizi pomeridiani costringendoli a noiosissimi e lunghissimi (per entrambi) pomeriggi, scrivono insieme a loro i riassunti e le ricerche, tanto che quando gli si chiede qualcosa sul figlio rispondono al plurale, per esempio: «Abbiamo fatto il congiuntivo presente».

Spesso questi genitori non solo sono esausti ma anche frustrati, arrabbiati e annoiati e si sentono costretti a star dietro ai figli senza avere alcuna gratificazione in cambio.

Quando e quanto è efficace sostituirsi ai figli nelle loro scelte e prese di responsabilità? Il tema è molto complesso perché entrano in gioco più piani in contemporanea. Da un lato l'utilità di un diploma preso senza "amore" e con scarsi risultati, dall'altro la spinta del genitore ad assicurare una seppur minima e scarsa istruzione e il famoso pezzo di carta, necessario in molte circostanze lavorative.

Il tema è complesso, perché spesso il genitore ha più chiaro in mente quanto possa essere importante oggi un diploma per una esigenza domani del titolo scolastico, ha una visione maggiormente legata al futuro e alle scelte nel tempo.

Il ragazzo o la ragazza sono più legati al presente, a ciò che desiderano in quel momento e possono essere meno aperti a una visione futura.
Spesso neanche immaginano di poter cambiare desiderio e trovare un obiettivo diverso da quello che hanno nel presente, se lo hanno.
Talvolta la prestazione e la riuscita scolastica diventano un obiettivo che è più del genitore che del figlio, che lentamente inizia a lasciare le proprie responsabilità e demandare tutto al genitore che se le prende.

Il lavoro sulla motivazione

Spesso i genitori disperati mi chiamano dicendo che il figlio non vuole più studiare con loro, che stanno sempre a litigare e che hanno bisogno di una persona che li segua nel loro percorso scolastico.
Questi genitori sono già un bel pezzo avanti, hanno cioè riconosciuto che il loro ruolo e la loro relazione con i figli si sta deteriorando a suon di urli, minacce e costrizioni, con faticosissimi e scarsi risultati.

Al mio attivo ho 12 anni di esperienza nel sostegno scolastico pomeridiano con ragazzi demotivati, con scarsa autostima e pessimo o inesistente metodo di studio. Come procedo allora?
Prima di tutto seguo il mio mantra: "si impara da chi si ama..." perciò cerco di ascoltare, comprendere e conoscere il ragazzo o la ragazza che ho di fronte. Cosa lo entusiasma? Quali materie, professori, temi gli piacciono? Cosa lo appassiona? Cosa invece non gli piace per niente e perché?

Capire con chi ho a che fare mi aiuta a trovare delle leve, metafore e aree di interesse a cui agganciarmi nel momento in cui sono di fronte al ragazzo e al libro da affrontare. Un triangolo interessante: il ragazzo, il libro e io.

Lo studio allora diventa un ottimo mediatore nella relazione con me e, lentamente, nella relazione che il ragazzo inizia a intessere con il mondo che via via si amplia. Non più e non solo il mondo della scuola, famiglia e amici ma il mondo passato, della storia, dei poeti, dei paesi stranieri, delle parole difficili, degli eventi di cronaca... il mondo degli adulti, il mondo condiviso dal web... eh sì! perché io il web non lo demonizzo ma lo utilizzo, è per me uno strumento fondamentale per aumentare la motivazione e rendere viva la scrittura sulla pagina, fare confronti, associazioni di idee, mostrare video, fotografie, leggere citazioni o cercare traduzioni... lo utilizzo mostrandone gli aspetti critici, ma anche valorizzandolo come risorsa.

Allora il pomeriggio vola, gli argomenti si fanno interessanti e talvolta i discorsi viaggiano su binari paralleli a quelli scolastici, per poi rincontrarsi con la didattica, e le materie diventano vive e legate alla vita di chi le studia.

Il lavoro è lento ma progressivo e dà i suoi frutti che durano di più di un voto o di un quadrimestre, perché permettono ai ragazzi di imparare un metodo per affrontare lo studio, per trovare i loro personalissimi filoni di interesse e crescere nello studio e nella conoscenza.

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