Articolo pubblicato il 11 Marzo 2015.
L'articolo "Cosa c'entra la Psicologia con la Malattia?" tratta di: Psicosomatica.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Federica Parri.
La malattia è riconosciuta, da Medici e Patologi, come alterazione dello stato psicofisico che modifica in modo negativo il funzionamento del corpo, ne altera o ne riduce le normali funzionalità.
La malattia può essere causata da diversi fattori, esterni oppure interni all'organismo. Le cause esterne comprendono: virus, fenomeni fisici, forme di traumatismo, organismi viventi (unicellulari o pluricellulari) o sostanze chimiche.
Mentre tra le cause interne possiamo trovare le malattie genetiche, ereditarie e l'eccessiva stimolazione del sistema nervoso simpatico, che avviene per eccesso di stress o ansia o per traumatizzazioni, tutti fattori che producono una logorante stimolazione del sistema cardiovascolare, aumentano la glicemia, la produzione di cortisolo...
Una diagnosi di malattia però si può fare solo dall'esterno dell'organismo e solitamente le diagnosi, quando sono formulate su di noi, ci cascano addosso dall'alto.
Mentre prima eravamo la Signora Maria Rossi, oggi siamo una "persona malata". In questo modo la malattia diventa uno stato e non è vista invece come una parte della nostra vita, derivata, evidentemente o meno, dalla nostra storia.
Questo non accade perché una visione esistenzialista della malattia comporta un alto coinvolgimento emotivo e richiama alla parola "responsabilità", parola che - nella nostra cultura - è molto legata alla "colpa".
Ovviamente non voglio parlare di colpa rispetto alla malattia, ritengo invece che sia un approccio positivo e utile integrare la malattia nella nostra vita, darle un senso all'interno del ciclo degli eventi quotidiani e non vederla solamente come un punto di "rottura" tra un prima e un dopo.
La parola sintomo, in greco symptoma, deriva da syn e piptein e significa: cadere insieme, coincidenza, incidente, sintomo.
L'etimologia è davvero illuminante. Il sintomo è qualcosa che accade insieme alla persona ed è un fatto soggettivo, come lo è l'esperienza del dolore che, in quanto soggettiva, è indiscutibile e insindacabile.
Il sintomo in pratica è un fatto morboso che coincide con ciò che noi sentiamo o con le manifestazioni fisiche, che ne sono l'effetto o il segno.
Il sintomo diventa il simbolo della patologia, un più di senso, un accumulo di significati. Diventa un qualcosa che Io ho: "Ho dolore", "Ho la nausea". Questi sintomi mi appartengono, e non: "Il mio corpo sta rispondendo a un disagio provocando dolore o nausea".
Se io ho dei sintomi che non controllo, il mio vissuto è di impotenza, se invece do un senso a questi sintomi e me li spiego - come per esempio: "Il dolore è la risposta del mio fisico a un virus" - mi sento partecipe in prima persona della mia storia e di ciò che mi sta succedendo.
Se invece di parlare di malattia provo a collocarmi dentro il disagio e parlo del mio vissuto di persona sofferente, trasmetto ed entro in contatto con la mia esperienza personale, senza caricarla dei vissuti o delle tragedie che la parola "malattia" porta con sé.
Il disagio può diventare metafora della mia vita e come questa è unico e ha un significato che solo io posso capire.
Quando si parla di disagio, invece che di malattia, andiamo incontro al mondo dell'altro e il mondo si va facendo, quindi il disagio diventa un processo che non ha ancora una strada ben definita davanti a sé, non ha una struttura predefinita.
L'altro è riconosciuto come autore del suo disagio, non nel senso di colpevole ma nel senso che la sua vita, il suo DNA, le sue abitudini, le sue esperienze... lo hanno portato a palesare in un preciso momento un determinato disturbo, che ha un senso, anche se non è facile scoprire qual è. Se iniziamo a prendere in considerazione il significato che la malattia ha per noi, andiamo incontro a una verità aperta e personale che è molto diversa da una diagnosi stereotipata o data da esterni.
Quando vado incontro al significato, incontro il mio mondo con i miei pensieri, immaginazioni, emozioni, desideri, sogni.
È importante riconoscere e rendere valore al nostro mondo in un momento in cui solitamente tutto perde significato e colore, entrarci in contatto ci servirà come spinta verso l'uscita dal tunnel.