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Articolo di psicologia: «Disturbi sessuali e vaginismo»

Il vaginismo raccontato dalla paziente

Articolo pubblicato il 4 Aprile 2017.
L'articolo "Il vaginismo raccontato dalla paziente" tratta di: Disturbi Sessuali e Vaginismo.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Elvira Larosa.

Il Vaginismo è una condizione psicopatologica che impedisce i rapporti sessuali.
Riporto di seguito il testo integralmente raccontato dalla paziente, riguardante la soluzione del suo problema.
Il nome del vero protagonista della storia è stato sostituito con il nome "Carlo".

Un caso concreto: il racconto di una paziente

Conosco mio marito da bambina nel gruppo degli amici di paese, io ho 12 anni e lui 15. È il fidanzatino della mia migliore amica, quello con la moto carina e la famiglia facoltosa. Loro si lasciano e ci mettiamo insieme. Vengo tacciata di averle rubato il fidanzato ed esclusa dalla comitiva.
Inizia il liceo e io sono una bella ragazza con tanti corteggiatori tra i compagni di scuola, ma nonostante questo in qualche modo mi impongo di rimanere con Carlo, anche se non mi dispiace lasciarmi corteggiare dagli altri.

Nel frattempo con Carlo le cose vanno avanti e iniziano i primi approcci di tipo sessuale: l'attrazione e il desiderio ci sono, ma la penetrazione sembra impossibile. Ne parlo poco perché di questo mi vergogno e il sesso in generale mi sembra un argomento tabù. Ma riesco ad accennarlo a mia madre: mi accompagna dal ginecologo, il quale mi rassicura che non ci sono problemi fisici.

Il tempo sembra scivolare via veloce e i tentativi di avere rapporti completi continuano, senza mai arrivare ad una vera soluzione.
Gli anni passano e con Carlo il rapporto procede sulle rotaie di una buona routine e un'ottima amicizia. Facciamo viaggi, andiamo a cena fuori in bei ristoranti... la passione non è mai l'ingrediente principale.

Frequento l'università con ottimi risultati e poi faccio un dottorato: sono sempre stata brava a scuola e ho ottenuto successi nel lavoro, ma mai mi sono sentita di avere il diritto pieno di godermeli, come se sempre avessi avuto più di quello che mi meritavo.
E così anche nella vita privata: tanti momenti di dubbio per la mancanza di passione ed entusiasmo, a cui mi rispondevo che questa è la vita reale in cui le cose importanti sono la fiducia e l'affetto, e che la passione e l'entusiasmo sono solo nei film.

Mi trasferisco per lavoro e vado a vivere con Carlo. Poi compriamo casa e ci sposiamo. Tutte tappe del normale percorso di crescita, peccato che dentro di me qualcosa non cresce. Le responsabilità della vita adulta - che comunque gestisco (a detta degli altri) con molta calma e razionalità - mi spaventano tremendamente.
Qualcosa forse si è spezzato e a volte mi sento come imprigionata in un'armatura che mi impedisce di provare sentimenti, ma non so come romperla, il mio cuore sembra congelato.

La difficoltà ad avere rapporti completi piano piano spegne la passione e così ci ritroviamo a consumare pochi rapporti e senza troppo entusiasmo. Addirittura per un periodo non riesco assolutamente ad avere nessun tipo di intimità con lui. Mio marito se ne lamenta, ma non riusciamo a trovare una soluzione.

Finché un giorno lui mi dice che non mi ama più. Mi crolla il mondo addosso: come è potuto succedere? Lui, che dei due era sempre stato il più innamorato, tutto ad un tratto aveva cambiato idea? Come avrei potuto sopravvivere da sola? Chi si sarebbe preso cura di me? Non ce l'avrei mai fatta!

Passano alcune settimane di terrore in cui cerchiamo di rimettere insieme i pezzi del nostro matrimonio, o meglio io ci provo, perché lui sembra aver preso una decisione irrevocabile. Non riesco a dormire, non riesco a mangiare, non so come andare a lavoro perché piango continuamente, ma stringo i denti e continuo ad andarci ogni giorno (mi diranno poi che nessuno si era accorto di quello che mi stava succedendo!).

Propongo a mio marito di andare da una sessuologa nonostante avessi una sorta di paura nel farlo, ma lui non è d'accordo e mi dice che se le cose non si sono risolte in tanti anni di certo non si risolveranno adesso che lui per me non prova più niente se non affetto e non riesce nemmeno a immaginarsi di fare di nuovo l'amore con me.
Decido di andare da sola e di voler comunque risolvere il mio problema, rendendomi conto davvero per la prima volta della gravità della cosa. Nel frattempo ci lasciamo definitivamente e io sono a pezzi.
La dott.ssa mi sostiene nei momenti difficili iniziali e poi, piano piano, iniziamo anche a lavorare sul mio problema che adesso ha un nome, vaginismo, e una terapia e non sembra più un mostro inaffrontabile.

Inizio a parlare con gli amici e colleghi e raccontare che mio marito mi ha lasciata (ovviamente senza dire il vero motivo) e inaspettatamente trovo sostegno e parole di supporto e stima che mi scaldano il cuore e mi danno la forza di andare avanti. La famiglia mi è vicina e io sento che non sono sola e che comunque ce la posso fare.
Alcuni amici si fanno più vicini di altri e mi sostengono nel percorso, uno in particolare veglia su di me giorno dopo giorno e non si lascia scoraggiare dalla mia incapacità di chiedere aiuto o di confidarmi. Insiste, insiste finché inizio a cedere e mi accorgo che è bello farsi aiutare e che se io lo accetto posso ricevere molto dagli altri.

Piano piano la corazza si incrina. L'amico ne approfitta e si fa sempre più vicino, così vicino che a volte mi sembra che mi scoppi il cuore a sentire le sue parole di affetto e incoraggiamento. E allora cedo, gli racconto tutto, dei mie problemi, di come questo abbia fatto finire il matrimonio, del senso di sconfitta ma anche di rammarico per aver passato tanti anni a "sopravvivere" invece di vivere.
Sento il suo affetto, ma anche qualcosa di più. Tra noi c'è un sentimento complicato difficile da definire. Mi spaventa, ma accetto di non etichettarlo e di viverlo con tutte le complicazioni che comporta.
Ci baciamo e sento qualcosa nella pancia che non sapevo nemmeno più di poter sentire, mi dice "ti voglio" e si rompe una diga. Facciamo l'amore ed è come se fosse la prima volta, sento la sua passione ma anche il suo affetto e desiderio di aiutarmi a superare le mie difficoltà. Ci riusciamo e mi sembra finalmente di nascere per la prima volta. Tutto in alcuni mesi.

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