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Articolo di psicologia: «Balbuzie e checklist per monitorarla»

Una checklist per monitorare la balbuzie

Articolo pubblicato il 29 Maggio 2017.
L'articolo "Una checklist per monitorare la balbuzie" tratta di: Balbuzie.
Articolo scritto dal Dott. Roberto De Pas.

La Balbuzie è un disturbo multifattoriale: il problema del linguaggio va visto anche dal punto di vista della Relazione. La rieducazione del Linguaggio, necessaria ma non sufficiente, si inserisce, quindi, nell'ambito di una visione psicoterapica: il disturbo linguistico, la sua disfluenza, è, prima di tutto, problema della comunicazione. Occorre liberare i contenuti da comunicare, occorre che la Persona "si autorizzi" alla comunicazione.

La checklist nella terapia (e autoterapia) della balbuzie

Prendiamo la definizione che, della balbuzie, dà l'Organizzazione Mondiale della Sanità: "Disordine nel ritmo della parola per cui il paziente sa cosa vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di suoni, che hanno carattere di involontarietà".

Focus del problema: il parlante non è in grado di dire. Ne ha la capacità e l'intenzione, sa cosa ha da dire, ma non è in grado di dirlo.
Brenda Zimmerman della York University e Sholom Glouberman della University of Toronto (entrambi insegnano "Scienza della complessità") hanno diviso i problemi (intesi come problemi in generale) in semplici, complicati, complessi (Atul Gawande, Checklist. Come fare andare meglio le cose, Einaudi, 2011):

  • problemi semplici, per esempio fare una torta. C'è una ricetta, la seguo, eseguo;
  • problemi complicati, per esempio lanciare un razzo sulla luna. Possono essere scomposti in una serie di problemi semplici, ma la ricetta non c'è. Non si deve eseguire, ma progettare, insieme a numerose équipe con cui coordinarsi nella tempistica e nelle produzioni intellettuali. La differenza fondamentale, rispetto ai problemi semplici, consiste nella necessità di coordinarsi con le équipe;
  • problemi complessi, per esempio educare i figli. Il buon successo, ottenuto con un figlio, non garantisce un successo con gli altri figli. Il problema è complesso, perché la sua soluzione non richiede una ricetta unica e sempre valida e non è garantito un esito sicuro. Anche se sappiamo che il buon esito è certamente possibile (e, in generale, lo è). Ma non è certo, non ci sono ricette.

In quale di queste tre categorie mettiamo la balbuzie?

1. La rieducazione fonetica della balbuzie, di per sé, è affidata ad alcuni – pochi - elementi del linguaggio:

  • la balbuzie è una tachilalia, quindi occorre che il balbuziente parli più adagio. Di per sé, non è troppo difficile;
  • la balbuzie è una disfluenza e una disarmonia. Occorrono esercizi fonico-respiratori. La fonazione è, per regola fisiologica, resa possibile dalla espirazione che, quindi, deve essere continua e non interrotta, non bloccata, non frazionata nel suo svolgersi. E la pausa fonetica, che corrisponde al momento inspiratorio, necessita di una propria tempistica: non troppo rapida, non troppo lunga, non deve accavallarsi tra la frase appena detta e la seguente, che si andrà a dire;
  • i suoni pronunciati dal balbuziente, inoltre, sono generalmente troppo duri, troppo forti. Occorre, quindi, una sensibilizzazione, da parte del terapeuta, verso una maggior consapevolezza dei suoni, un dominio sulla modalità di pronuncia dei suoni. E vi sono appositi esercizi. Quindi la "ricetta" esiste: la lentezza (o la minor velocità) del parlato; la funzione fonico-respiratoria coordina la respirazione con il parlato, a sua volta coordinato con la comunicazione che si snoda attraverso le parole; addolcimento dei suoni fonetici. Questa "ricetta", in quanto tale, pone la balbuzie tra i problemi semplici.

2. La ricetta si rivela necessaria, sì, ma non sufficiente, perché la balbuzie è un fenomeno multifattoriale: alterazione del ritmo verbale, con un vissuto emotivo del parlante, condizionato dall'espressione verbale. Un circolo chiuso, quindi, tra linguaggio e psicologia. E questo annovera la balbuzie tra i problemi complessi. La balbuzie è un "fenomeno umano". Scientificamente si dice: "fenomeno psicologico", legato all'ansia, all'emotività. È, o diventa, anche un problema identitario: la persona "si costringe" in una visione di sé, quella di balbuziente. Spesso, infatti, la balbuzie è anche evento di "autoprofezia". Questa caratteristica "umana" della balbuzie la rende un problema complesso, non lontano, quindi, dal compito di educare i figli. Questa visione interdisciplinare si occuperà del rapporto tra persona e comunicazione, dei possibili conflitti interiori della persona, dei suoi rapporti umani. E si preoccuperà di stimolarne, appunto, la comunicazione. Anche non-verbale (con i bambini, soprattutto). Ma questo deve poggiare su un solido punto fermo: la rieducazione del linguaggio, seguendo la ricetta (v. il punto1). Necessari e sufficienti diventano allora i poli di questa interdisciplinarietà (psicologia/linguaggio) in quanto, internamente coerenti e solidali, si intrecciano in uno strutturato lavoro terapeutico.

3. In quanto fenomeno multifattoriale, quindi, la balbuzie è, a un tempo, problema semplice (la sua rieducazione), e problema complesso (le sue cause psicologiche, il vissuto e le esperienze del balbuziente). La rieducazione del linguaggio crea lo spazio per affrontare la balbuzie nella sua parte "complessa", e viceversa. Complesso e semplice sono classificazioni utili all'inquadramento del problema: la rieducazione del linguaggio (semplice) ha senso se inserita nel più ampio panorama della personalità del parlante (complesso). Non uno spezzettamento in più parti di un unico problema, quindi: al contrario una visione d'insieme, per trarre vantaggi terapeutici dalle sue dinamiche interne, un rimando fruttuoso, continuo e reciproco, tra problema semplice e problema complesso.

E allora partiamo dal problema semplice, la rieducazione del linguaggio, e creiamo una checklist, una lista di controllo che aiuti - chi lo vuole - a gestire il proprio linguaggio.
La sua utilità: rende concreto un monitoraggio, sempre utile nella balbuzie. Il monitoraggio fornisce elementi di conoscenza: consente un approccio alla balbuzie diverso rispetto a sommarie sensazioni o giudizi veloci sul proprio linguaggio. Ovviamente l'utilità consiste nella continuità del suo uso e nel vedere nella checklist, ben scritto e ben chiaro, che cosa fare sul proprio linguaggio o sul linguaggio dei propri figli.
La checklist diventa un quadro sinottico del proprio linguaggio. Eccola qui di seguito.

Checklist
  1. Oggi, la velocità del mio linguaggio è stata, prevalentemente:
    a. eccessiva
    b. media, nei giusti limiti
  2. La pronuncia delle consonanti è stata, in prevalenza:
    a. troppo dura
    b. media, nei giusti limiti
  3. La pronuncia delle vocali è stata:
    a. troppo dura, gutturale
    b. media, nei giusti limiti
  4. La respirazione, in alcune circostanze del linguaggio:
    a. ha creato problemi al flusso delle parole, e/o problemi durante le pause. Quando?
    b. non ho avvertito difficoltà
  5. Durante la giornata, il mio linguaggio:
    a. ha avuto alcuni momenti di difficoltà. Quando?
    b. ha avuto andamento lineare, soddisfacente
    c. in una situazione, in particolare, la balbuzie si è fatta sentire di più. Quando?
    d. in una situazione, in particolare, il linguaggio è andato benissimo. Quando?
  6. Si sono verificate alcune di queste situazioni?
    a. volevo parlare, intervenire, dire, ma non l'ho fatto per timore di balbettare. Quando?
    b. non ero molto convinto di quel che volevo dire, ma ho parlato per mettermi alla prova
    Quando? E con quale esito del linguaggio?
    c. non ho risposto al telefono, per timore di balbettare
    d. ho evitato un gruppo di amici, e credo che il motivo sia stato la paura di balbettare
  7. Credo che, oggi, la qualità del mio linguaggio abbia risentito negativamente di una particolare situazione ambientale. Quale?
  8. La mia balbuzie è caratterizzata, generalmente, da:
    a. velocità del linguaggio
    b. non riesco a coordinare respirazione e fonazione
    c. la pronuncia dei suoni è dura
    d. sento di aver fretta di terminare il discorso

Stampa questa pagina, e, giornalmente, rispondi alle singole voci. Ti può dare una conoscenza utile del tuo linguaggio.

Questa è solo la prima: prossime checklist verranno pubblicate in seguito.

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