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Articolo di psicologia: «Crescita personale: la resilienza»

Resilienza: anche quando tutto va male, non mollare!

Articolo pubblicato il 30 Novembre 2017.
L'articolo "Resilienza: anche quando tutto va male, non mollare!" tratta di: Crescita personale.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Morena Romano.

Ci sono momenti nella vita di ognuno di noi in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato: le relazioni non sono come le si vorrebbe, il lavoro non è appagante, oppure lo è ma richiede troppa energia o è poco remunerativo, gli obiettivi prefissati non sono raggiunti o paiono irraggiungibili o addirittura viviamo una perdita, un lutto o condizioni avverse.
Sono momenti in cui ci assale lo scoramento, la fatica, la sofferenza e non sappiamo più che fare.
In questi momenti alcune persone vengono sopraffatte e soccombono, altre continuano ad andare avanti, a lottare, a provarci e, nella maggior parte dei casi, risolvono il problema che si trovavano ad affrontare o lo trasformano in qualcosa di diverso e a volte migliore, sublimano la sofferenza e la fatica attraverso la creatività ed il pensiero propositivo.
Che cosa differenzia la prima categoria di persone dalla seconda?
Tante cose, tanti fattori differenti, ma i principali sono senza dubbio due: una rete di supporto e la capacità di far fronte alle avversità, capacita che io chiamo (e che tanti chiamano) resilienza.

Il primo fattore richiama ad una condizione apparentemente esogena (esterna), ossia alla presenza di una famiglia, degli amici o un qualsiasi gruppo di persone che possa supportare, informare, aiutare chi è in difficoltà. Dico apparentemente endogena in quanto essa diparte e converge nella capacità individuale di costruire e mantenere relazioni, per dirla con Winnicot "sufficientemente buone", ossia relazioni di scambio e confronto aperto e autentico. Ma anche nella capacità di fornire, chiedere e ricevere "gratuitamente" aiuto, in cui "gratuitamente" sta per disinteressato, non strumentalizzato come moneta di scambio, ma solidale e appunto autentico.
Tale competenza, che non è un dato di fatto ma un elemento acquisito/acquisibile in ogni fase di vita e non dato per presente/assente, ci porta a parlare del secondo fattore imprescindibile nell'affrontare un'avversità: la resilienza. Di che si tratta?
Ecco il significato che ne da il Dizionario Garzanti:

"1. (fis.) proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi, rappresentata dal rapporto tra il lavoro necessario per rompere una barretta di un materiale e la sezione della barretta stessa
2. capacità di resistere e di reagire di fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi ecc.: resilienza sociale
Etimologia: ← deriv. del lat. resilĭens -ĕntis, part. pres. di resilīre ‘rimbalzare', comp. di re- ‘indietro' e salīre ‘saltare'.
"
(Dizionario Garzanti)

Come si evince dal primo significato, il termine è mutuato dalla fisica e in particolare dalla metallurgica e indica la capacità di un materiale di rispondere senza rompersi ad un urto molto forte. La Psicologia se ne è recentemente appropriata (secondo significato) per definire quella caratteristica individuale che permette di affrontare un evento avverso senza "rompersi", ossia senza crollare, senza esserne investiti.
Badate bene: non significa non soffrire o non prendere in considerazione l'evento avverso e neppure negarne la realtà, ma tutt'altro. Significa innanzitutto prendere conoscenza e consapevolezza dell'evento, accettare senza rassegnarsi, la realtà delle cose.

Freud stesso parlava del principio di realtà come principio organizzatore della coscienza. Quello che possiamo aggiungere è che il vedere con lucido realismo la situazione così com'è ci permette di elaborare un pensiero fluido e costruttivo, non inficiato da emozioni tossiche come la rabbia, lo sconforto, la sfiducia. Ancor prima, possiamo lasciare fluire tutta la nostra rabbia, il nostro sconforto e la nostra sfiducia, piangendo, urlando o facendo qualsiasi cosa possa aiutarci a stare meglio o per lo meno a "tirare fuori", "metabolizzare", "digerire". Una volta fatto questo, guardiamo la realtà dei fatti e agiamo in virtù ed in funzione del nostro benessere. Chiediamoci: "con quello che ho che cosa posso fare?", "alla luce della mia situazione attuale come posso migliorarla/risolvere il problema?"

Consideriamo tutti i dati, un po' come facevamo alle Scuole Elementari quando la maestra ci dava un problema da risolvere: scrivevamo in bell'ordine i dati, compilavamo un'operazione aritmetica ed infine scrivevamo la risposta.
Allo stesso modo, anche se il problema è più complesso, cerchiamo di definire i dati in nostro possesso: cosa c'è, cosa manca, come fare ad utilizzare ciò che c'è per implementare/migliorare od ottenere ciò che manca, "cosa posso fare Io per migliorare la mia condizione/stare meglio/ottenere ciò che desidero?"

La risposta non è mai niente!!!
La risposta potrebbe essere difficile, complessa, potrebbe essere, ad esempio, nel caso di morte di una persona cara andare avanti e conservare il ricordo nella propria vita, nel caso di una difficile separazione riuscire a voltare pagina, nel caso di una malattia iniziare percorsi di cura, e via dicendo.
In ogni caso, tuttavia, serve il coraggio, il coraggio di servirsi di quella grande competenza e dono disponibile a tutti che è la Resilienza, che si acquisisce sostenendo e valorizzando quelle risorse che ogni individuo, ognuno di noi possiede.
Ogni individuo nasce e cresce competente... e Resiliente.

Concludo ricordando ad ognuno di voi e a tutti l'etimologia, ossia la derivazione della parola "problema":

"Problema
L'etimologia della parola problema è da ricondursi al greco πρόβλημα (próblēma) = sporgenza, promontorio, impedimento, ostacolo dal verbo προβάλλω (probállō) = mettere davanti, che deriva, a sua volta dall'unione di προ- (pro) = innanzi + βάλλω (bállo) = mettere, gettare. Quindi problema significa letteralmente ostacolo, impedimento, situazione difficile da superare o risolvere.
"
(da etimo.it)

Pertanto, vedere un problema come letteralmente è ossia un ostacolo da superare ci da l'ulteriore opportunità di non percepire come invalicabile, irrisolvibile una situazione avversa: con le nostre capacità, competenze, con l'aiuto degli altri possiamo superarla.

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