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Articolo di psicologia: «Crescita personale: relazioni in ambito lavorativo»

Psicologia e Benessere: l'importanza della relazione interpersonale in ambito lavorativo

Articolo pubblicato il 5 Febbraio 2018.
L'articolo "Psicologia e Benessere: l'importanza della relazione interpersonale in ambito lavorativo" tratta di: Crescita personale.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Debora Vietto.

Trascorriamo gran parte della nostra giornata nell'ambiente di lavoro e riuscire ad instaurare una buona relazione con i colleghi diventa un'esigenza preziosa a cui non dobbiamo rinunciare.
I rapporti interpersonali, qualsiasi sia il contesto in cui vengono giocati, costituiscono la nostra linfa vitale: quando sono nutrienti e gratificanti ci permettono di aggiungere varie tonalità di colore alla routine quotidiana, regalandoci la possibilità di esprimere idee e valori, donandoci l'opportunità di condividere le nostre emozioni, consentendoci di danzare in modo armonico in un sistema energico ed in continua evoluzione.
In ambito lavorativo riuscire a creare un buon rapporto umano corrisponde alla possibilità di sentirci apprezzati, valorizzati e questo aumenta il nostro grado di sicurezza, ci gratifica accrescendo l'autostima e potenziando il senso di fiducia verso le nostre capacità e verso gli altri.

Alcune volte, però, i rapporti con i nostri colleghi e collaboratori possono essere difficoltosi, caratterizzati da aspre discussioni e polemiche che rischiano di trasformare la dinamica relazionale in qualcosa di frustrante e difficile da tollerare, che genera in noi un profondo malessere psicofisico con importanti ripercussioni sul piano personale e professionale. Questo può essere dovuto ad una modalità comunicativa distorta da parte del nostro interlocutore, ma al tempo stesso dal nostro modo di "stare" all'interno di quel processo relazionale.
E allora cosa possiamo fare? Esiste la possibilità di favorire un cambiamento in una dimensione della vita così importante? Possiamo imparare a riconoscere gli atteggiamenti distruttivi e trovare dei punti di incontro che ci permettano di migliorare la qualità delle relazioni con i colleghi?
La risposta è senza dubbio positiva e pone le sue premesse nella consapevolezza che non abbiamo la possibilità di cambiare gli altri, ma molto possiamo fare per meglio scegliere le risorse da mettere in gioco.

Tanto per cominciare, può essere utile ricordare che quando abbiamo a che fare con l'ambito delle relazioni umane, ogni volta siamo di fronte ad una situazione nuova ed irripetibile, che racchiude in sé la possibilità di fare scoperte sorprendenti. Questo deve aiutarci ad affrontare ogni incontro con un rinnovato interesse e senza il pregiudizio di immaginare già come potrà evolvere la vicenda.
Può capitare, infatti, il rischio di vivere una comunicazione in modo passivo, senza interesse autentico per l'hic et nunc, per il momento presente del qui ed ora, come se si fosse anestetizzati o prevenuti. Questo potrebbe verificarsi in quanto temiamo che si ripeta quello che ci sembra accadere ogni volta, e, a quel punto, non farà differenza se vorremmo tanto essere in un altro luogo per evitare di sentire il nostro vicino di ufficio inveire aggressivamente contro l'ambiente di lavoro, per sfuggire alla sua lamentela circa il nostro operato, oppure per sottrarci alla provocazione distruttiva e magari anche gratuita nei confronti di un'altra persona. Potrà essere efficace, allora, cercare di mantenere un tono positivo nei confronti di quel collega, provando ad ascoltare comunque quanto ci sta comunicando, cercando di andare oltre il contenuto che ci sta letteralmente buttando addosso.

Non sarà sempre facile, considerando anche il fatto che capita spesso anche a noi di sentirci ostili verso il mondo e di faticare ad allontanare la rabbia. È esperienza comune che quando siamo animati e pervasi da emozioni negative, quali ad esempio rabbia e tristezza, vi sia la tendenza a vivere la quotidianità in maniera più complicata, e si faccia maggiore fatica a scorgere risorse e potenzialità.
Se però riusciremo a spostare il focus sul nostro collega, ridimensionando la parte più egoistica di noi, se sapremo ascoltare con autentico interesse e curiosità, a quel punto il nostro interlocutore si sentirà accolto nella sua interezza e ciò contribuirebbe ad innescare un processo relazionale più costruttivo e positivo, che non faticherà a trasformarsi, poco per volta, in un rapporto nutriente ed arricchente per entrambi.

Il luogo di lavoro talvolta è caratterizzato da rapporti formali che non ci danno la possibilità di liberare in modo costruttivo la nostra parte più emotiva; a volte si scatenano conflitti dovuti a rivalità ed invidia o più semplicemente entriamo in una spirale di scambi comunicativi aggressivi o negativi causati anche solo semplicemente dal fatto che il nostro collega irrompe nel flusso dei nostri pensieri in modo brusco ed irruente.
Possono insorgere difficoltà e criticità se abbiamo a che fare con qualcuno che si pone in maniera negativa ed arrogante nei nostri confronti, ma forse può divenire una strategia vincente ricordare che molto dipende anche dal nostro modo di osservare gli avvenimenti.

La realtà che ci circonda non è oggettiva, bensì impregnata del significato che le attribuiamo arbitrariamente attraverso la nostra percezione, le nostre credenze, i nostri valori e le nostre interpretazioni. Questo deve portarci a riflettere sul fatto che possiamo, in ogni momento, creare nuove ipotesi di azione e possibilità di risposta che meglio si adattano a quella concreta e specifica situazione. Certo, sarà necessario fare lo sforzo di porsi in una posizione di reale ascolto dell'altro e dell'ambiente, in maniera da sintonizzarsi a livello emotivo sulla stessa lunghezza d'onda, ma il vantaggio andrà ben oltre l'immediatezza di quel frangente e si potranno costruire nuove premesse condivise basate su una reciproca ed autentica soddisfazione.

Sappiamo molto bene come gli effetti negativi e distruttivi dei conflitti interpersonali abbiano un pesante riverbero sia a livello individuale sia sul piano professionale ed organizzativo. Possono causare malessere fisico quale ad esempio emicrania, mal di stomaco, insonnia; possono avere una violenta risonanza emotiva facendoci sperimentare vissuti di inadeguatezza, minando il nostro senso di appartenenza, minacciando prepotentemente la nostra autostima e motivazione; e possono avere dei profondi effetti sul nostro comportamento, portandoci addirittura ad evitare il più possibile quei rapporti disfunzionali e ad isolarci sempre di più.
È importante poter accogliere i segnali che il nostro corpo, la mente o il comportamento ci propongono, cercando di formulare una sorta di meta-ragionamento, ossia una riflessione che provi a considerarne le motivazioni, che provi a "pensare sui propri pensieri". Ma perché questo sia efficace e costruttivo è necessario riuscire a fare metaforicamente un passo indietro, cercando di comprendere il problema nella sua dimensione più semplice e scorporandolo dalla persona che sembra averlo attivato.

Può essere prezioso ricordare quanto le differenze possano dare origine a nuove idee produttive ed a nuove soluzioni creative. A volte siamo spaventati dal diverso modo di pensare dell'altro, anche solo per il fatto che trovare una visione comune costa energia e tentiamo di affrontare la relazione nel modo più economico possibile, senza considerare che spesso questo atteggiamento rischia di ingabbiarci in uno script rigido e sterile che ci lascerà, ancora una volta, con l'amaro in bocca e con un diffuso senso di inadeguatezza e nervosismo. Potrà capitare che il nostro collega ci parli facendoci sperimentare fastidio e irascibilità: non avremo più voglia di rimanere ad ascoltarlo, certi del fatto che inizierà con le sue solite lamentele, oppure che ci attaccherà da ogni fronte cercando di far crollare anche l'ultimo baluardo del nostro self-control… ed allora sarà difficile riuscire ad evitare l'escalation. Si inizierà a discutere in modo vivace l'uno contro l'altro, arroccandosi ognuno sulla propria posizione ed impedendosi di vedere qualsiasi altra prospettiva offerta; o magari si creerà una sorta di monologo da parte di uno dei due che tenderà a soverchiare l'interlocutore che altro non potrà fare se non rinchiudersi sempre più nella sua silenziosa impossibilità di replica e sperare che il tutto finisca il prima possibile! Ma questi meccanismi di difesa alla lunga si inceppano e diventano inutili se non addirittura controproducenti.

Il nostro benessere al lavoro deve essere tutelato anche nei confronti di quei colleghi che sembra facciano di tutto per farci crollare; riuscire ad avere un rapporto sereno con i diversi attori del nostro mondo lavorativo ci aiuterà non solo a trascorrere meglio il tempo che trascorriamo in ufficio, ma anche a svolgere con più entusiasmo e professionalità il nostro impiego. Questo non significa che si debba avere forzatamente un buon rapporto con chiunque, non ci potranno piacere tutte le persone che incontriamo nella nostra azienda così come noi non piaceremo a tutti, ma sarà comunque interessante riuscire a trovare anche con loro una dimensione improntata sulla trasparenza e sull'educazione.

Tutto quello di cui stiamo parlando permea le sue radici teoriche sul concetto di Intelligenza Sociale, intendendo con ciò quella particolare capacità ad instaurare relazioni umane appaganti e costruttive.
Spesso quando si fa riferimento alla parola intelligenza si è portati a credere che si tratti di un pacchetto geneticamente precostituito: si comincia a pensare a numeri di quozienti misurabili, statici e assolutamente fissi. In realtà parlare di Intelligenza Sociale apre alla possibilità di entrare nel mondo delle relazioni interpersonali e, di conseguenza, mette l'accento su processi in costante trasformazione. Gli Psicologi e gli studiosi che hanno individuato questa particolare intelligenza (E. Thorndike; D. Goleman; K Albrecht) l'hanno riferita alla possibilità da parte del cervello di "connettersi ad altri cervelli" in modo spontaneo ed inconsapevole. Ma si tratta di qualcosa che supera il meccanismo cognitivo e che arriva ad ambiti governati dalle relazioni, dalle interazioni sociali, dalle emozioni. Solitamente questa caratteristica relazionale e sociale viene associata a quelle persone dotate di uno spiccato senso autocritico e di una grande creatività, che riescono in modo fluido ad entrare in empatia con l'altro riuscendo a creare un processo comunicativo trasparente, nutriente, ricco ed arricchente.

E allora se volessimo tradurre questo concetto in modo da avvicinarlo alla nostra realtà lavorativa, potremmo dire che l'Intelligenza Sociale è quella particolare capacità che ci permette di avvicinarci emotivamente ai nostri colleghi, anche a quelli più ostili ed arroganti, che ci aiuta a modulare i toni durante le conversazioni e le discussioni, che ci consente di condividere in modo autentico i nostri pensieri e le nostre emozioni, che ci offre la possibilità di fare spazio all'altro per accogliere in modo rispettoso la sua unicità, che ci offre la possibilità di stare bene con noi stessi e con gli altri anche nell'ambiente professionale.

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