Articolo pubblicato il 26 Novembre 2018.
L'articolo "Come funziona la nostra mente? " tratta di: Crescita personale.
Nei problemi d'ansia, nella timidezza e nelle problematiche relazionali di ogni tipo (amicizie, amore, rapporto genitori-figli, lavoro, studio, ecc.) c'è spesso alla base un meccanismo psicologico molto diffuso che può aiutarti a capire come si crea il problema e perché si mantiene nel tempo.
Negli anni '50 il sociologo americano Robert Merton ha teorizzato la "profezia che si auto-avvera", la definì come una supposizione che, per il solo fatto di essere pensata, fa realizzare l'evento presunto e pensato. L'individuo, dunque, in base ad una credenza relativa a se stesso, agli altri o al mondo, fa delle previsioni sul futuro e si comporta in modo coerente alla credenza stessa, finendo per realizzarla davvero.
Facciamo alcuni esempi:
In entrambi i casi la persona dirà a se stessa: "Ecco! Avevo proprio ragione io, la realtà ha confermato il mio pensiero!"
È così che si instaurano dei veri e propri circoli viziosi dai quali può veramente diventare difficile uscire, sia a causa delle emozioni negative sperimentate, sia del fatto che, quando riteniamo che qualcosa sia vero, non lo mettiamo più in discussione. Il sistema di convinzioni e aspettative dell'individuo ha un potere enorme, è una vera e propria "profezia autoavverante" che riesce a trasformare la realtà.
Credere che le cose avverranno (o non avverranno) determina una serie emozioni e di comportamenti che influiscono direttamente sul mondo e lo determinano, ma una cosa è la realtà e un'altra cosa è la propria rappresentazione mentale della realtà stessa.
Questo per dire che molte credenze che le persone hanno, non hanno delle basi reali, o per lo meno non al 100%; spesso sono delle costruzioni mentali distorte che si sono fatte spazio nel corso della crescita e della vita.
Ma come nascono le credenze?
Alla nascita, si sa, si è un libro bianco e candido, tutto da scrivere. Nessun bambino nasce con la capacità di definire se stesso; esiste solo attraverso gli altri, le parole degli altri, gli sguardi, i giudizi, i complimenti o le critiche, gli incoraggiamenti o l'indifferenza. Un bambino non nasce con una stima buona o cattiva di sé, nasce neutro e la sua autostima si forma in base agli eventi di vita.
Il sistema di credenze di sé, degli altri e del mondo, dunque, comincia a formarsi nei primi anni di vita assorbendo ciò che viene dato dai genitori, dalle altre figure di riferimento, dagli amici, dalla scuola, ecc.
Una volta che il sistema di credenze si è formato, diventa "la realtà". La persona si convince che "io sono questo".
Allora, tutto bene se gli eventi di vita hanno permesso a questo bambino di scrivere le pagine della sua vita cariche di una buona autostima (sei amabile, sei bravo, sei competente, puoi farcela, tutti possono sbagliare, coraggio non mollare, ti siamo vicini, ecc).
Diversa è la questione se, in quelle pagine, le frasi sono: sei uno stupido, sbagli sempre, non ne fai una buona, ma chi vuoi che ti voglia, non ce la farai mai, devi arrangiarti, sei insopportabile, sei grasso, basso, brutto, coi denti storti, non ne posso più di te, avrei voluto un figlio diverso, la vita è difficile, non fidarti delle persone, ecc.
Si può comprendere come, nel secondo caso, le credenze diventano un macigno insopportabile che, in alcuni casi, possono creare disturbi d'ansia, depressione, dipendenza affettiva, disturbi alimentari, difficoltà di coppia, difficoltà nelle relazioni sociali, nello studio, ecc.
Qual è l'aspetto positivo in tutto questo?
L'aspetto positivo è che la credenza è un pensiero e i pensieri si possono modificare.
I pensieri negativi, in molti casi, non sono la realtà, ma sono la rappresentazione personale della realtà, quella che è arrivata al bambino dagli occhi e dalle parole di altre persone e che si è presa per l'unica e vera realtà di se stessi.
"A volte si vince, a volte si perde e a volte si pareggia, perché nessuno vince, perde e pareggia ogni volta"
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