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Articolo di psicologia: «Crescita personale e tipi di terapia: coronavirus»

Psicologia: Coronavirus e fenomeni che obbligano a fermarsi

Articolo pubblicato il 18 Marzo 2020.
L'articolo "Psicologia: Coronavirus e fenomeni che obbligano a fermarsi" tratta di: Crescita personale e Tipi di terapia.
Articolo scritto dal Dott. Riccardo Gaglio.

Faccio lo Psicoterapeuta da vent'anni e la mia formazione mi induce spesso a inquadrare una psicopatologia (un disturbo ansioso, una depressione, una dipendenza) come sintomo di un equilibrio familiare disfunzionale, ovvero di un mal funzionamento delle dinamiche relazionali al suo interno.

Una famiglia funziona male ad esempio quando presenta incongruità gerarchiche (i figli svolgono il ruolo dei genitori e viceversa) oppure quando presenta una confusione dei confini familiari. Famiglie con tali disfunzioni affrontano con notevoli difficoltà le più basilari sfide evolutive quali la sopravvivenza e/o la crescita fisica e psicologica dei suoi membri. In una situazione siffatta, l'esplosione di un sintomo psicopatologico in uno dei suoi componenti ha il merito di "denunciare" e far emergere tale disfunzionalità: se da un lato l'elemento patologico porta una sofferenza all'interno della famiglia, dall'altro la costringe a "fermarsi" e ad occuparsi del problema. Chiedendo aiuto ad un esperto (appunto lo Psicoterapeuta), la famiglia si renderà conto che quel nucleo di sofferenza è espressione di un disagio molto più grande che riguarda tutti i membri, non solo il singolo. I componenti si fermano, osservano, analizzano, si interrogano, si mettono in discussione. Se ben guidati, riusciranno ad affrontare e concorrere al superamento del sintomo psicopatologico.

Questa una delle modalità con le quali conduco il mio lavoro.
Ma che collegamento può mai esserci tra l'esperienza professionale di uno Psicoterapeuta e il fenomeno "coronavirus"? Nulla o tantissimo... dipende da come si approccia il problema.

L'elemento di connessione può essere certamente rappresentato dal termine "sintomo": da questo punto di vista anche la presenza del coronavirus e la sua diffusione possono essere inquadrati come "sintomo" di un equilibrio socio - ambientale alterato e quindi disfunzionale. Come molti esperti, anche Giuseppe Miserrotti osserva:

"i cambiamenti climatici determinano, proprio come una reazione a catena, una serie di effetti collaterali sui fattori biologici: la migrazione di animali, l'adattamento a climi differenti, il successivo adattamento dei patogeni e, di conseguenza, la loro maggiore diffusione territoriale. L'Oms ritiene che una delle più grandi conseguenze del cambiamento climatico è proprio l'alterazione dei processi di trasmissione di malattie infettive. Le variazioni di pioggia e umidità, il riscaldamento, cambiano le interazioni tra le diverse componenti biologiche. Una prova è proprio il coronavirus, che ha fatto un salto di specie, passando dal pipistrello a noi, come per altro hanno fatto anche altre affezioni; diventando più aggressive ed insidiose"
(Giuseppe Miserrotti)

Come il sintomo psicopatologico in Psicoterapia, allo stesso modo anche la presenza, la diffusione e l'aggressività del coronavirus diventano sintomo, mutatis mutandis, di un nucleo di sofferenza socio-ambientale che costringe a interrogarci. Non è più il semplice "non c'è più la mezza stagione", che rivela solamente sorpresa più che autentica presa di consapevolezza del problema; non è più il "guarda, a Gennaio sono in maniche di camicia", comunque insufficiente a modificare davvero le abitudini e i comportamenti della gente in direzione di una maggiore sostenibilità ambientale. Non c'è mica da ridere... il virus, similmente come sopra descritto a proposito del sintomo psicopatologico, ci fa paura, ci costringe a fermarci, osservare il fenomeno, analizzarlo, metterci in discussione. E anche chi non è sufficientemente sensibile a tali riflessioni è costretto a fermarsi e riflettere attraverso decreti ministeriali che impongono restrizioni, rallentamenti. Così forse, proprio "grazie" al coronavirus, ci fermiamo e cominciamo davvero a fare delle considerazioni.

Ad esempio considerare che i problemi ambientali sono davvero reali e provocano realmente e tangibilmente danni alla salute...
Magari domani, quando avremo debellato il coronavirus, staremo davvero più attenti a fare la raccolta differenziata, a gestire risorse, energia, a non sprecare acqua.

Ad esempio considerare, rallentando forzatamente le nostre frenetiche giornate, quanto è bello stare in contatto emotivo con gli altri, guardarli davvero negli occhi, cogliere le loro emozioni, condividerle o addirittura desidare tutto questo, quando ai rapporti e alle interazioni, forzatamente trattenute oltre il metro di distanza, vengono inibiti gli abbracci e persino le strette di mano. Chissà, forse anche i nostri ragazzi così imbrigliati all'interno di relazioni virtuali, potrebbero cominciare a desiderare il contatto umano dal vivo (l'uomo funziona un pò così: desidera ardentemente quello che gli viene inibito).
Magari domani, quando avremo debellato il coronavirus, manterremo il valore e il desidero dei contatti sociali dal vivo e magari procederemo più lentamente, godendoci i dettagli meravigliosi della vita e fregandocene della perdita di qualche quota di produttività

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Ad esempio considerare, sacrificando forzatamente (sempre attraverso decreto ministeriale) parte della nostra libertà, quanto sia importante ma anche bello rinunciare a pezzi delle nostre abitudini e dei nostri bisogni in funzione e a favore dell'interesse della comunità e della salute collettiva...
Magari domani, quando avremo debellato il coronavirus, comprenderemo sul serio il valore del senso civico e magari continueremo a seguirlo, a farlo davvero nostro.

Magari avverrà... oppure no.
Perchè un sintomo, di qualunque genere sia, può essere accolto come un grande alleato oppure un grande nemico a seconda se si decida o meno di decodificare i messaggi che esso porta, prendendoli davvero in considerazione e modificando in sua funzione taluni comportamenti.

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