Articolo pubblicato il 22 Luglio 2009.
L'articolo "Disordini alimentari e Psicoterapia breve" tratta di: Disturbi Alimentari, Anoressia, Bulimia e Terapia Strategica.
Articolo scritto dal Dott. Fabio Molari in collaborazione con la Dott.ssa Elisa Balbi.
Si può vivere con il pensiero rivolto al cibo 24 ore al giorno?
... È possibile che ci sia qualcuno disposto a spendere anche 100 euro al giorno in cibo da magiare per poi vomitarlo? ...
La risposta a queste domande è si!
I principali disturbi alimentari descritti usualmente nei manuali di Psichiatria e di Psicologia sono l'Anoressia nervosa e la Bulimia nervosa.
Anoressia nervosa. Nel primo caso, la persona riduce drasticamente l'apporto di cibo fino a giungere talvolta anche molto al di sotto del cosiddetto peso-forma. L'astensione dal cibo diventa l'unica ragione di vita e il proprio corpo viene percepito enorme anche quando ridotto a pelle e ossa, come se piuttosto che con gli occhi la persona si guardasse con delle lenti deformanti che vedono una palla di grasso al posto di un corpo consunto dal mantenersi affamato. In alcuni casi il rischio di morte è concreto, tanto che talvolta è necessario un ricovero coatto per attuare un'alimentazione forzata e riportare il peso al di sopra dei livelli di rischio, prima di poter affrontare il problema da un punto di vista psicologico.
La Bulimia nervosa, la cosiddetta "fame da bue", viene invece descritta come un disturbo che porta a ingurgitare grandi quantità di cibo tramite abbuffate, che rappresentano vere e proprie perdite di controllo.
Secondo la letteratura clinica, in entrambi i disturbi, ma più spesso nella bulimia, può essere presente o meno il vomito auto-indotto quale "condotta di eliminazione", al pari dell'attività fisica sfrenata e dell'utilizzo di farmaci diuretici e lassativi, maggiormente associati all'anoressia.
A partire dal 1993, presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo è stato attivato un progetto di ricerca-intervento su questa tipologia di disturbi con l'obiettivo di conoscerne il funzionamento e la persistenza e di costruire altresì dei protocolli di trattamento specifici che garantissero soluzioni efficaci ed efficienti. La ricerca empirica, costantemente in atto, ha permesso di scoprire che la realtà dei disordini alimentari è molto più variegata di quella descritta in letteratura, tanto che la classica distinzione tra Anoressia e Bulimia, quali principali categorie diagnostiche in questo ambito, soddisfa solo una parte di questi problemi.
Vomiting. In sostanza, è stato individuato un terzo tipo di disturbo alimentare, poi denominato Vomiting o Sindrome da vomito, che consiste nel mangiare e vomitare quantità più o meno rilevanti di cibo, ovvero, come già citato, quello che in letteratura viene considerato solo un sintomo accessorio, soprattutto della bulimia.
Si tratta del problema forse attualmente più diffuso, che sorge di frequente come evoluzione dei due precedentemente descritti, e che provoca conseguenze spesso più dannose e definitive da un punto di vista fisiologico. La Sindrome da vomito, parafrasando Giorgio Nardone, può essere considerata una "specializzazione tecnologica" dei disturbi alimentari, nel senso che la persona inizia a vomitare per non ingrassare pur mangiando (in linea con le classificazioni nosografiche), tuttavia, ripetuta la sequenza del mangiare e vomitare diventa ben presto una sorta di rituale piacevole; un mangiare per vomitare, una perversione/compulsione basata sul piacere di cui non si può fare a meno.
«Ogni cosa ripetuta un certo numero di volte diviene un piacere», scrive Henry Laborit, premio Nobel per la Biologia.
Chi mangia e vomita, ogni volta, è come se fosse rapito da un demone che, al di là dell'obiettivo apparente di diminuire o di non aumentare di peso, colto da una sorta di raptus irrefrenabile vive sensazioni estreme di piacere.
Il piacere non deriva dal mangiare in sé, ma dalla sequenza rituale del mangiare per poi vomitare. L'evidenza empirica ha mostrato l'esistenza di diverse tipologie di vomitatrici (usiamo la declinazione al femminile perchè la quasi totalità dei pazienti è di sesso femminile). In ogni caso, al di là di tediose classificazioni, il Vomiting rappresenta una sindrome a sé, per la quale risultano fallimentari le metodologie di intervento efficaci su anoressia e bulimia.
Terapia Breve Strategica.
In linea con l'approccio della Terapia Breve Strategica, è necessario utilizzare stratagemmi terapeutici in grado di condurre la persona al cambiamento senza che se ne renda inizialmente conto, per poi, a cambiamento avvenuto, portarla alla consapevolezza del percorso attuato.
L'obiettivo della terapia è quello di far acquisire alla persona la capacità di evitare di cadere nella trappola compulsiva del mangiare per vomitare e di giungere alla scoperta di ciò che la stessa percepisce come realmente piacevole, sia nel proprio vissuto che negli effetti, fino al completo superamento del problema, quando l'amante segreto sarà stato definitivamente chiuso nel proprio personale cassetto dei ricordi.