Articolo pubblicato il 26 Ottobre 2010.
L'articolo "Una domanda da un milione di dollari: cos'è e cosa si fa in Psicoterapia?" tratta di: Disturbi d'Ansia e Terapia Cognitivo Comportamentale.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Federica Ripamonti.
La psicoterapia è purtroppo ancora per molti un universo misterioso, dalle regole bizzarre, popolato da gente strana: gli psicoterapeuti.
Il principio su cui si fonda una psicoterapia è solo apparentemente semplice: riflettere su se stessi con l'aiuto di un professionista, per adottare nuovi modi di pensare e agire, più conformi alle nostre aspirazion. Facile a dirsi... ma come si fa? I mezzi usati per raggiungere questo obiettivo ambizioso possono essere anche molto diversi. Per non incorrere nel rischio di scrivere inesattezze circa gli orientamenti che non conosco direttamente, nel presente articolo mi focalizzerò su quello da me abitualmente utilizzato nella pratica clinica: l'approccio cognitivo-comportamentale.
Approccio cognitivo-comportamentale. Sue caratteristiche principali sono: la focalizzazione sul presente, il ruolo attivo dello psicoterapeuta, il rapporto clinico/paziente paritetico ed interattivo e la proposta al paziente di varie tecniche per sviluppare nuovi modi di essere.
Durante le sedute, paziente e terapeuta interagiscono stando seduti di fronte, a comunicare una parità di ruoli nel lavoro che si sta svolgendo e uno stile collaborativo all'interno del quale entrambi i membri rivestono un ruolo attivo nella ricerca di soluzioni e significati.
Uno dei principi fondamentali su cui si fonda l'approccio cognitivo-comportamentale è che lavorare sul proprio passato non sempre è sufficiente a risolvere le proprie difficoltà. Cioè, sapere da che cosa nascano i nostri problemi non sempre fa sì che riusciamo a liberarcene.
In questo tipo di terapia risulta invece centrale rendere coscienti ed esplicitare gli schemi di pensiero abituale (es: “Sono un buono a nulla, non combinerò mai niente”) e intervenire su di essi ristrutturandoli.
Lo scopo è, cioè, quello di insegnare al paziente come modificare comportamenti e pensieri disfunzionali pre-esistenti, ma anche come acquisirne di nuovi e più adatti a conseguire il benessere e i propri scopi.
Ciò che caratterizza la psicoterapia cognitivo-comportamentale è infatti la spiegazione dei disturbi attraverso l'analisi della relazione tra pensieri, emozioni, comportamenti.
L'assunto fondamentale è che siano i pensieri, le credenze, gli schemi di ragionamento abituali a spiegare il disagio psicologico e il suo perpetuarsi.
Facciamo un esempio: una mamma sorprende i suoi tre figli mentre stanno facendo una marachella e li sgrida. Marco reagisce arrabbiandosi a sua volta, Andrea si mette a piangere, Tommaso diventa rosso e si zittisce.
Perché? La sgridata della mamma è arrivata nello stesso momento ed è stata la medesima per tutti e tre. Il temperamento e il carattere di ogni bambino ha certamente giocato un ruolo importante ma, ancora più importante è che probabilmente i tre bimbi hanno pensato tre cose diverse: così lo stesso evento (la sgridata) ha elicitato tre reazioni diverse.
Ciò è dipeso dalla diversa valutazione e dai pensieri automatici che ogni bambino ha elaborato. Ciò avviene, naturalmente, anche negli adulti.
A parità di evento antecedente, soggetti diversi attribuiscono significati diversi e hanno reazioni emotive molto diverse. Mi sentirò sereno se penserò che il capo stamattina non mi ha salutato perché probabilmente era distratto; al contrario, comincerò a sentirmi triste o arrabbiato se penserò che quella è la prova che ce l'ha con me e vuole licenziarmi.
La terapia ha dunque il fine di aiutare i pazienti a diventare consapevoli dei propri contenuti di pensiero e delle strutture di significato. L'obiettivo finale non è solo il superamento dei disturbi ma anche il miglioramento della Qualità di vita, mediante l'acquisizione di varie capacità (abilità comportamentali, modalità di pensiero...) che permettono di affrontare serenamente gli eventi futuri della vita anche dopo la conclusione della terapia.
I primi colloqui sono in genere finalizzati alla comprensione-spiegazione delle problematiche presentate; paziente e terapeuta, attraverso la raccolta della storia di vita, cercano di ricostruire le tappe e i momenti critici dello sviluppo che possono aver determinato l'attuale difficoltà.
La raccolta iniziale dei dati permette al terapeuta di delineare un'ipotesi di un progetto individualizzato e di definire la propria strategia di intervento e le priorità temporali del cambiamento. Durante la seduta, il terapeuta fornisce un sostegno attivo, dà informazioni specifiche sui disturbi lamentati dal paziente, utilizza alcune tecniche comportamentali e cognitive specifiche, incoraggiando l'attiva partecipazione del paziente.
La terapia si definisce breve, in quanto prospetta cambiamenti sintomatici entro i primi 6 mesi e, se necessario, cambiamenti più sostanziali entro un paio d'anni. Ciò è determinato anche dal fatto che, oltre al lavoro in seduta, il paziente è invitato a fare un lavoro personale a casa (homework), allo scopo di stimolarne maggiormente la partecipazione attiva e le sue capacità di auto-osservazione e autocontrollo.
Infine, va sottolineato che le terapie di tipo cognitivo-comportamentale posseggono alcune caratteristiche (l'esistenza di procedure pre-stabilite, la brevità del trattamento, il fatto di definire gli obiettivi in termini di comportamenti sintomatici osservabili e misurabili...) che le hanno rese oggetto di numerosi studi scientifici. È stato così possibile dimostrarne l'efficacia in numerose patologie e disturbi, fra cui il disturbo di panico, le fobie, il disturbo ossessivo compulsivo, la depressione, i disturbi alimentari.
In questi ed altri casi, vale sempre l'indicazione di non indugiare nel malessere, ma di rivolgersi ad un professionista, anche solo per una consultazione, che sappia inquadrare il nostro disagio e prendersi carico della nostra sofferenza.