Articolo pubblicato il 31 Marzo 2014.
L'articolo "Gli Attacchi di Panico ed il loro superamento" tratta di: Agorafobia e Attacchi di Panico.
Articolo scritto dal Dott. Luca Coladarci.
Cosa sono, come si manifestano e cosa fare
Gli Attacchi di Panico sono una condizione psicologica, che negli ultimi decenni ha mostrato una rapida e generalizzata diffusione, tanto da riguardare oramai sia donne che uomini di tutte le età.
La caratteristica essenziale di un attacco di panico è costituita da un periodo preciso in cui si sperimentano disagio o paura intensa.
L'attacco di panico, infatti, inizia in modo improvviso e raggiunge rapidamente l'apice - di solito in cinque-dieci minuti - ed è accompagnato da un senso di pericolo o di catastrofe imminente.
I sintomi. Gli attacchi di panico, inoltre, sono caratterizzati da un insieme di sintomi psicologici, come ad esempio l'ansia, la paura di perdere il controllo oppure quella di morire, a cui si associano un insieme di sintomi fisici, come la difficoltà di respirazione o "nodo alla gola", le palpitazioni, la nausea, il torpore e le sensazioni di formicolio.
Come si vede, gli attacchi di panico possono essere considerati come un vero e proprio "terremoto emotivo", che improvvisamente investe una persona, il cui elemento di imprevedibilità aggiunge ulteriore apprensione. Difatti, oltre al dover fronteggiare un investimento emozionale inaspettato - nei confronti del quale ci si sente spesso impotenti e senza controllo - bisogna poi considerare anche il timore di come esso possa ripresentarsi da un momento all'altro.
Va detto però che, per quanto siano impegnativi e debilitanti, gli attacchi di panico possono essere risolti e superati attraverso la ricerca specifica ed individuale del loro significato psicologico nella vita di una persona.
In base alle differenti relazioni tra l'inizio dell'attacco di panico e la presenza di fattori situazionali - che causano la crisi - esistono tre tipologie caratteristiche di attacchi: gli attacchi di panico causati dalla situazione, gli attacchi di panico sensibili alla situazione, gli attacchi di panico inaspettati.
Un'analisi più ampia, inoltre, talvolta mostra una certa concomitanza tra gli attacchi di panico e ciò che viene definita "demoralizzazione secondaria", vale a dire uno stato emotivo che porta ad avere sentimenti di sfiducia oppure di inadeguatezza.
Agorafobia
In altri casi, invece, le persone possono soffrire di agorafobia, cioè la paura di rimanere intrappolati in un luogo o in una situazione dai quali la fuga può risultare difficile o molto imbarazzante, oppure potrebbe non essere disponibile un aiuto nel caso in cui la persona venga colpita da una crisi improvvisa.
Evitamento e limitazioni
Va detto come questo aspetto rappresenti certamente uno degli elementi più invalidanti degli attacchi di panico, poiché può incidere in maniera significativa sulla vita familiare, affettiva e lavorativa delle persone.
Difatti, per eludere la paura si attuano spesso condotte di evitamento di luoghi chiusi o affollati, oppure non si viaggia da soli, non si utilizzano mezzi di trasporto oppure talvolta può risultare difficile anche l'uscire di casa.
Diffusione del panico
Infine, per quanto riguarda la diffusione degli attacchi di panico in base al genere, anche se le donne sono in numero maggiore, in questi ultimi anni si è evidenziata una crescente incidenza anche tra la popolazione maschile.
Ma cos'è che fa scatenare un attacco panico e soprattutto cosa fare?
Analizzando tale sintomatologia da un punto di vista psicologico, si è visto come le cause degli attacchi di panico si possano ricercare tra le dinamiche fra la coscienza e i contenuti più profondi.
Coscienza e origine del panico
Secondo la psicologa Marie-Louise von Franz, un atteggiamento sbagliato da parte della coscienza può suscitare una reazione inconscia che determina stati di panico e confusione.
Su questa stessa impostazione si collocano le parole dello psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung, secondo il quale i problemi si presentano soltanto se essi agiscono esclusivamente in profondità e non riusciamo a prenderli nelle nostre mani in modo da dare loro una forma e una direzione ben precise:
«Se eludiamo questo compito, essi ci trascinano a rimorchio e noi diventiamo le loro vittime: li si può paragonare a una slitta lanciata a grande velocità giù per una china coperta di neve, senza nessuno alla guida.
Dobbiamo piantarci saldamente in testa alla slitta, con la briglia in mano, e non sedere dietro o, peggio, cercare di non salirci affatto, perché così facendo si finisce per essere presi dal panico».
Lo scopo di un lavoro psicologico, allora, è quello di riuscire a dare maggiore consapevolezza e chiarezza a tali contenuti, e di integrarli con armonia ed equilibrio all’interno della personalità globale.