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Articolo di psicologia: «Terapia di gruppo»

Perché scegliere la psicoterapia di gruppo?

Articolo pubblicato il 7 Aprile 2014.
L'articolo "Perché scegliere la psicoterapia di gruppo?" tratta di: Tipi di terapia e Terapia di Gruppo.
Articolo scritto dal Dott. Alessandro Studer.

Per rispondere a questa domanda occorre rispondere a un'altra domanda che in genere segue o precede: qual è la differenza tra psicoterapia di gruppo e psicoterapia individuale?
Dal punto di vista del paziente, verrebbe spontaneo dire: "nessuna differenza".

Differenza tra psicoterapia di gruppo e individuale

In genere, chi sente il bisogno di risolvere situazioni critiche personali che causano disturbi psichici di varia natura, quando cerca uno psicoterapeuta su internet, spesso scopre l'esistenza di questa "psicoterapia di gruppo" di cui ignorava l'esistenza: è inevitabile che si chieda qual è la differenza.
Inoltre la parola "gruppo" procura una certa inquietudine in chi ha scelto uno psicoterapeuta che pratica anche questa tecnica. E poiché esistono molte scuole di pensiero in questo campo, espongo qui la mia concezione che è molto personale e basata su una lunga esperienza pratica.
Innanzitutto spiego meglio l'espressione "nessuna differenza".

Nel percorso psicoterapeutico individuale è fondamentale non dimenticare che è il paziente che "lavora su se stesso", certo sotto la guida dello psicoterapeuta. Di conseguenza, è fondamentale il percorso iniziale (preliminare) che, secondo il mio metodo in genere non può superare le 4 sedute: questo percorso non può che essere individuale. Percorso iniziale alla fine del quale il paziente potrà scegliere se continuare un percorso individuale o entrare in un gruppo.

Nel percorso psicoterapeutico di gruppo, la persona viene informata sulle caratteristiche formali e pratiche della terapia di gruppo, che hanno una "disciplina" diversa da quella della terapia individuale: più elastica per certi aspetti e più rigida per altri aspetti.
È evidente l'importanza della prima seduta.
La persona ha tutto lo spazio per sé, nel senso che viene semplicemente invitata a "vuotare il sacco", non in senso profondo naturalmente, ma nel senso che può esternare tutto quello che la inquieta, al di là dei motivi specifici che l'hanno portata a questa prima seduta.

Elementi presenti in tutti e due i tipi di percorso terapeutico

Personalmente do molta importanza ai sogni ma, pur ispirandomi al metodo freudiano, penso che essi, per l'ampio materiale che oggi offrono, permettono, in un lavoro terapeutico, spunti molto più ampi e costruttivi che in una semplice ricerca del trauma originario.

Sogni e film. Il materiale onirico, che occupa un terzo della nostra vita quotidiana, contiene ormai un prezioso scrigno dei pensieri nascosti di ognuno di noi, anche e soprattutto perché il mondo che ci circonda è pieno, sempre di più, di immagini visive (TV, pubblicità, cinema, internet, smartphone) che assorbiamo continuamente senza rendercene conto.
Ed è proprio la terapia di gruppo che mi ha insegnato questo.
Infatti, poiché in ogni seduta di gruppo, ogni componente ha la possibilità di raccontare quello che vuole e chiedere un parere, non solo all'analista ma anche a tutto il gruppo, la prima conseguenza è che questo fatto suscita, automaticamente, una sorta di tendenza all'imitazione.

Per esempio: se un paziente racconta un sogno, è frequente che più di uno, improvvisamente, dica: «Ah! Adesso mi viene in mente che anch'io ho un sogno...».
Nelle sedute di gruppo, lo stesso meccanismo imitativo riguarda i film.
L'arte cinematografica ha parecchie cose in comune con i sogni e chiunque sa che talvolta si dice al risveglio: «Ho fatto un sogno che sembrava un film!». Ed è anche ben noto che spesso nei sogni si incontrano attori famosi e attrici fascinose.

L'interpretazione.
In tutti e due i casi, l'interpretazione punta a far emergere i pensieri segreti e i veri desideri più o meno nascosti del paziente.
Oggi l'obiettivo non è più soltanto "La ricerca del tempo perduto" del buon vecchio M. Proust, ma quello più ambizioso di collegare passato, presente e futuro. Il futuro, s'intende, a scanso di equivoci, non certo nel senso della patetica pre-veggenza, ma nel senso soprattutto della propria progettualità esistenziale.

In mancanza di sogni ci sono ovviamente le fantasie o "sogni ad occhi aperti", senza dimenticare i lapsus e le parole "dal sen fuggite".
Ultima ma non meno importante, la realtà di tutti i giorni, altrettanto preziosa per capire quando, dove e come il paziente ha i momenti di maggiore difficoltà.

Il mio ruolo di guida, di fronte all'odierna complessità di vita quotidiana, utilizza il principio base del hic et nunc (qui e ora), che in pratica vuol dire, nel preciso momento della seduta qual è il pensiero, il bisogno, il sentimento che spinge ad esprimere quella determinata espressione, quello specifico racconto o frase o lapsus.

Tutto questo aiuta subito a disinnescare i blocchi più superficiali e ad aprire dei varchi nella struttura mentale irrigidita dai sintomi e dai disturbi incontrollati che tormentano il paziente.
L'hic et nunc come corollario implica l'invito a evitare l'acting-out e a sviluppare l'acting-in, cioè: evitare di mettere in atto subito ciò che emerge durante le sedute, ma sviluppare invece delle riflessioni immaginative.

Le differenze

Il ruolo dell'analista. È ovvio e intuitivo che nel percorso individuale il modello terapeuta-paziente - nel senso "clinico" del concetto - tenda a prevalere, mentre nel gruppo si determina una situazione in cui il terapeuta scende dal "piedistallo". Esso entra in una parità di valori con il gruppo che assume, nel corso del tempo, l'effetto di simbolo materno e protettivo. L'analista conduttore perde autorità, ma guadagna in umanità.

Nel percorso individuale, secondo il mio metodo, nel guidare cerco il più possibile di individuare quali sono le energie vitali che risultano nascoste alla persona stessa e cerco di indirizzarle sui disturbi psichici più paralizzanti, in modo discreto e sistematico. Ad esempio, con i sogni, soprattutto quelli utili a spiegare l'origine dei disturbi, cerco di aiutare la persona a essere lei a capire qual è il nodo da sciogliere e a prendere coscienza di come costruire una sorta di "dieta psicologica" per disintossicarsi.

Nel percorso di gruppo l'analista viene spesso anticipato dal gruppo e c'è dunque un'accelerazione che non è sempre ad affetto catartico, ma è pur sempre utile perché crea "cultura psicologica" e comunque curiosità nel paziente che al momento non capisce.

Emozioni.
Nel percorso individuale le emozioni si muovono lentamente ed escono allo scoperto quando si toccano nodi sensibili.
Nel gruppo viaggiano liberamente, soprattutto l'umorismo, ma anche l'aggressività che non necessariamente è rivolta all'interno.
In pratica c'è un senso di maggiore disinibizione che è ovviamente moderata dal conduttore-analista che svolge spesso il ruolo del "saggio", suo malgrado, in quanto viene chiamato a svolgere anche il ruolo di "timoniere" di fronte a una tempesta o a una calma piatta.

Teatralità e socialità.
La psicoterapia di gruppo richiama molti elementi dell'esperienza teatrale anche nel senso dello Psicodramma. Ogni componente si trova in una situazione di teatro da camera, anche se il gruppo, per quanto mi riguarda, non può superare le sei persone (+ l'analista).
La circolarità (la posizione di cerchio consente a tutti di guardare tutti contemporaneamente, compreso il conduttore), offre continue situazioni di specchio sia fisicamente che psichicamente: ciò aiuta fortemente la terapia, ma soprattutto migliora lo stato di equilibrio psichico. Ciò vale anche e forse di più nel percorso individuale (nel senso del rafforzamento dell'io e dell'autostima), anche se nell'esperienza di gruppo si innesca lentamente una conciliazione profonda con la socialità e i disturbi ad essa collegati (ansia, crisi di panico, agorafobia).

Self-help. Questo è il punto di maggiore differenza.
Nell'approccio individuale c'è l'unico appiglio del rapporto a due, dove non può ovviamente esserci parità.
Nel gruppo si crea frequentemente uno spirito di solidarietà che ha due funzioni: la riconciliazione con la socialità innanzitutto e, in secondo luogo, lo stimolo a sviluppare il ruolo di terapeuta-vicario, (fatto che aiuta molto il percorso terapeutico, l'aumento dell'autostima e dell'empatia con l'altro).
Infine è doveroso ricordare che la terapia di gruppo ha un costo notevolmente inferiore.

Molti aspetti della terapia di gruppo non possono essere spiegati.
Ci piace però ricordare quanto un nobile inglese, in pieno Ottocento, rispondeva a un nobile francese che gli chiedeva che sapore ha il dolce tipico inglese, il Pudding:

«Non saprei dare una descrizione efficace
ma c'è un sistema sicuro per capire... Mangiarlo!
».
Lettura consigliata
  • Irvin Yalom, "La cura Schopenhauer", Neri Pozza editore, 2009

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