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Articolo di psicologia: «Il Training Autogeno, Obiettivi, Distensione»

Corpo e mente in armonia

Articolo pubblicato il 12 Settembre 2014.
L'articolo "Corpo e mente in armonia" tratta di: Training Autogeno.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Francesca Manzoni.

Training Autogeno

La società in cui viviamo ci allontana dal vivere secondo ritmi naturali: paghiamo il prezzo di una qualità di vita materialmente migliore con ritmi di produzione elevati, traffico caotico e snervante, permanenza sui banchi di scuola dalle quattro alle sei ore al giorno, negli anni in cui il maggior interesse del bambino e dell'adolescente è la scoperta del mondo attraverso il movimento e il gioco.

Lo stress. Da qui nasce una malattia nuova e peculiare del genere umano: lo stress. In condizioni simili avviene che l'uomo s'identifica innanzitutto con la propria mente e perfino il rapporto con il corpo diventa innaturale, al punto che, paradossalmente, sembra che lo trattiamo come una valigia nella quale portiamo a spasso il nostro cervello. L'essere umano è dotato di caratteristiche istintuali come l'animale e ha un sistema vegetativo paragonabile in un certo qual modo a quello delle piante.

Divenire consapevoli dunque di essere anche un corpo, di essere anche un sistema vegetativo, imparare a tenerne conto, a fare funzionare questo meccanismo in modo adeguato, mettendo a tacere per qualche momento l'incessante lavorio del nostro cervello, è lo scopo del training autogeno: riuscire a sentire l'armonia tra il corpo e la mente!

Sintonia corpo e mente. Quando riusciremo a prendere coscienza di noi come organismo vivente e pulsante, in cui scorrono linfa ed energia, potremo dire di avere raggiunto la sintonia col nostro corpo.
Ci sarà così più facile e naturale rilassarci e recuperare energie, muoverci nel mondo pronti e pieni di energia per l'azione.

Il Training Autogeno, il metodo di Schultz, è in pratica un «allenamento per apprendere in modo graduale a concentrare l'attenzione all'interno del proprio corpo, è una disciplina che permette, tramite un controllo del proprio corpo, di raggiungere un elevato livello di rilassamento fisico e psichico, aiutando a trovare l'autostima».
(J.H. Schultz, "Quaderno di esercizi per il Training Autogeno", Feltrinelli)

Obiettivi del Training Autogeno

L'obiettivo generale è migliorare il benessere psicofisico in modo autogeno (cioè autogenerante, che si genera da sé) e avere una piacevole sensazione di se stessi. Le finalità specifiche:

1. Profondo e rapido recupero di energie.
Con l'allenamento è possibile superare un momento di stanchezza, oppure sostituire una o due ore di sonno.

2. Autoinduzione alla calma.
Con tentativi ed errori frequenti, con la ripetizione di movimenti che diventano via via più efficaci, impariamo a scrivere, ad andare in bicicletta, a fare tutto ciò che è parte della nostra quotidianità.
All'inizio dobbiamo concentrarci in ciò che stiamo facendo; poi pian piano l'abilità acquisita diviene un meccanismo automatico, parte di noi stessi, della nostra stessa natura. Così anche un individuo, in cui l'irrequietezza fisica e spirituale si esprime sotto forma di ansia e di batticuore, può migliorare i propri sintomi mediante un allenamento adeguato. In un momento di ansia chi è padrone della tecnica può disporsi in uno stato di abbandono interiore. Un po' alla volta poi, man mano che l'allenamento procede, il rilassamento diventa un atteggiamento esistenziale di fondo.

3. Miglioramento di capacità quali memoria e concentrazione.
La persona impara a spostare la concentrazione dall’esterno all'interno, eliminando le distrazioni sensoriali ed emotive.

4. Diminuzione della percezione del dolore.
Il dolore è sempre accompagnato da una contrazione muscolare, un irrigidimento difensivo che assumiamo automaticamente. Con il rilassamento possiamo rilassare i muscoli e ridurre la trasmissione dello stimolo doloroso.

5. Introspezione e maggiore consapevolezza di sé.
La pratica costante del training autogeno diventa un rituale di rilassamento, di coccole e di ascolto di se stessi.

6. Riduzione di tutti i sintomi psicosomatici. Un costante ascolto di sé, una maggior consapevolezza e introspezione fanno si che ciò che ci disturba possa essere compreso prima di tutto da noi stessi.

Allenarsi alla distensione

L'esercizio di training autogeno è stato scomposto in 6 parti:

  • pesantezza,
  • calore,
  • respiro,
  • cuore,
  • plesso solare,
  • fronte.

Ogni settimana si impara un esercizio che si integra al precedente. L'esercizio termina sempre con la formula della calma.
L'obiettivo è di creare un condizionamento tra la formula della calma e uno stato fisiologico di calma reale.

Allenarci a far nascere, ad apprendere e a coltivare e alla fine ad acquisire come elemento stesso della nostra personalità la calma e la distensione della mente e del corpo. Man mano che lo stato di calma è interiorizzato durante il periodo di allenamento, la distensione diverrà così connaturata a noi che saremo costretti a mantenerlo, così come leggiamo automaticamente quando vediamo un cartello o freniamo quando vediamo un semaforo rosso; esso diverrà, in poche parole, una caratteristica del nostro modo di essere.

Che cosa ci è richiesto nella pratica del training autogeno?
Innanzi tutto di allenarci: si tratta di svolgere alcuni semplici esercizi della durata di qualche minuto per due o tre volte al giorno. Poi di rivolgere la nostra attenzione, normalmente indirizzata all'esterno, al nostro interno e precisamente alle sensazioni del nostro corpo e infine di avere rispetto di noi stessi, ponendoci in una posizione di ascolto e di accettazione di ciò che accade nel corpo.

Che cosa ci insegna il T.A.?
Ad acquisire il controllo su alcuni meccanismi involontari come arrossire, balbettare, trasudare; una migliore capacità di concentrazione; un distacco da pensieri ed emozioni, in modo da gestirli e non subirli.

Alcune precisazioni

Questo capitoletto è molto importante, perché chiarisce i casi in cui il T.A. non è consigliabile senza una guida e cerca di spiegarne i motivi.
Come ogni altra cosa, anche per il T.A. vi sono indicazioni e controindicazioni. Una passeggiata all'aria aperta, ad esempio, è senz'altro una buona cosa; se però il giorno precedente siamo rimasti a letto con 40 di febbre forse non è del tutto consigliabile.

Quando il T.A. non è consigliabile. Vediamo un po' i casi in cui è bene non avventurarci da soli nell'esercizio del T.A.:

  • se abbiamo sofferto, oppure vi sia il pericolo di soffrire, di infarto cardiaco e di gravi malattie che possono interessare cuore, coronarie ecc.;
  • se sono stati riscontrati in più di un'occasione aumenti significativi della nostra pressione sanguigna;
  • se soffriamo di diabete e non abbiamo in proposito un parere positivo da parte del medico (sotto la dizione "diabete" sono comunemente raggruppati molti disturbi; nonostante per la maggior parte di essi non vi siano controindicazioni, è importante avere indicazioni precise).

In questi casi non scoraggiatevi: non è detto che non possiate fruire dei vantaggi offerti dal training autogeno; soltanto è bene che vi rivolgiate al vostro medico curante per averne la certezza.
Un altro consiglio generale: il T.A., una volta acquisita la tecnica, va praticato soprattutto da soli se sentiamo di viverlo in modo piacevole e positivo.

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