Articolo pubblicato il 26 Settembre 2016.
L'articolo "A ciascuno la sua ansia " tratta di: Disturbi d'Ansia.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Cristina Mencacci.
"Sono ansioso", "soffro d'ansia".
Quante volte abbiamo pronunciato o sentito questa frase?
Eppure "essere ansiosi" o "soffrire d'ansia" ricopre una moltitudine di manifestazioni ed esperienze che sarebbe impossibile descriverle tutte.
Nella parola ansia confluiscono dalle piccole inquietudini quotidiane fino a disturbi di tipi ansioso. E ciascuna persona vive esperienze diverse rispetto allo stesso stimolo ansiogeno, in base al suo temperamento, ai suoi vissuti, al proprio modo di interpretare le situazioni.
L'ansia scaturisce da pensieri riguardo qualcosa di spiacevole che potrebbe verificarsi, sia esso un evento o una performance. Le preoccupazioni su "cosa potrebbe accadere", quando diventano assillanti, suscitano manifestazioni ansiose, talvolta accompagnate da sintomi somatici (battito accelerato, senso di soffocamento, peso al torace, ecc.).
"L'ansia è un sottile rivolo di paura che si insinua nella mente. Se incoraggiata, scava un canale nel quale tutti gli altri pensieri vengono attirati"
(Robert Bloch)
Proviamo a vedere alcune forme d'ansia molto comuni e i pensieri negativi ad esse associati.
1. Ansia da prestazione: "non posso non riuscire".
Si manifesta quando si è in procinto di svolgere una performance che comporta la valutazione da parte di altre persone, come parlare in pubblico, partecipare ad una gara o ad una riunione, sostenere un esame o un colloquio di lavoro.
È legata all'autostima e il timore sottostante è quello di non raggiungere i risultati sperati, di fallire, di deludere le persone care.
2. Ansia da standard severi: "devo essere perfetto".
Colpisce le persone perfezioniste o dedite a molteplici mansioni, tutte portate avanti in modo irreprensibile (professionista eccelso, moglie/madre esemplare, ecc.).
La loro vita è piena di "devo essere, devo fare" e non tollerano di commettere errori. Ogni piccolo ritardo, inconveniente, disattenzione che possa intralciare il raggiungimento di quanto prefisso provoca l'insorgere di stati d'ansia, spesso accompagnati da sensi di colpa.
3. Ansia sociale: "cosa penseranno di me".
Affiora nelle relazioni interpersonali, in cui la persona prova imbarazzo, inibizione, timore di esporsi o di conversare con altri, ma anche di destare la loro attenzione o, semplicemente, di essere osservata mentre sta facendo qualcosa, come mangiare, telefonare.
4. Ansia da negativismo: "sarà un disastro".
È tipica delle persone con stile di "pensiero catastrofico", ovvero che tendono a fare previsioni pessimistiche su eventi/situazioni, ingigantendo le preoccupazioni fino a convincersi che un certo scenario negativo si realizzerà, una certa cosa andrà male. Per costoro ogni inconveniente diventa un ostacolo insormontabile. Di conseguenza, affrontano le esperienze della vita come fossero "sconfitti in partenza", alimentano sensazioni esagerate di scoraggiamento e propensione alla rinuncia.
5. Ansia da incertezza: "chissà cosa mi aspetta...".
Riguarda la paura del futuro e delle decisioni ed è molto comune in questo periodo di precarietà socio-economica. Affligge le persone in cui predomina il bisogno di controllo e prediligono condizioni sicure e stabili, rispetto alle novità o cambiamenti, percepiti come minacciosi per il proprio equilibrio. Similmente, può riscontrarsi fra coloro che temono di prendere decisioni e che, nel momento in cui sono in procinto di scegliere, procrastinano o sono assaliti da dubbi pervasivi.
6. Ansia da stress: "sono sfinito, ma non posso fermarmi".
I ritmi di lavoro e/o di vita incalzanti e frenetici provocano una situazione di sovraccarico. Le risorse psico-fisiche vengono prosciugate e non è data loro la possibilità di rigenerarsi. Tali condizioni possono condurre allo sviluppo di una sintomatologia ansiosa: stanchezza, mancanza d'attenzione, irritabilità, sintomi somatici (tachicardia, tensione muscolare, insonnia ecc.). In questi casi, l'insorgere dell'ansia è un campanello d'allarme che non va sottovalutato, poiché informa che è necessario fermarsi e fare qualcosa per il proprio benessere.
7. Ansia d'abbandono: "non lasciarmi".
È maggiormente diffusa fra le donne e si manifesta nei confronti del partner, ma anche verso i genitori anziani. Sorge nei momenti di distacco fisico o emotivo o in previsione di questi. La persona non riesce a controllare le proprie reazioni emotive e sperimenta un intenso disagio, che si esprime in stati d'ansia.
È legata alla paura di essere abbandonati, di rimanere soli e di non riuscire ad affrontare la vita "senza di". In alcuni casi può sottendere forme di dipendenza affettiva.
Quando l'ansia non è più uno stato momentaneo e fluttuante ma diventa frequente ed intensa o si trasforma in una compagna giornaliera, è opportuno rivolgersi ad un professionista.
Le forme d'ansia possono essere ridotte in un percorso di pochi mesi, mediante strumenti che aiutino a comprendere le proprie reazioni a determinati stimoli ed a controllarle, attenuando le tensioni e ridimensionando le paure.
Come accennato, l'ansia è collegata a preoccupazioni relative ad uno scenario futuro. Pertanto, il lavoro centrale consiste nel riorganizzare i pensieri, spogliandoli dalle paure superflue. Quindi, quando insorge lo stato ansioso, la prima domanda da porsi è: "Cosa mi preoccupa? Qual è la paura dominante?".
Una volta individuato cosa crea apprensione, si può procedere in due modi, uno più razionale l'altro più creativo:
"Aspetto con ansia che l'ansia mi passi"
(Anonimo)