Articolo pubblicato il 14 Febbraio 2018.
L'articolo "Filofobia: paura d'amare e autoinganno emotivo" tratta di: Relazioni e Amore e Vita di Coppia.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Cristina Mencacci.
Perché ci innamoriamo di chi evita l'amore? Perché perseveriamo nel rincorrere quest'illusione nonostante i comportamenti sfuggenti dell'altro?
Nell'articolo "Paura d'amare: la Philofobia" ho descritto questo tipo di paura, propria di chi, sentendosi minacciato dal coinvolgimento affettivo, non riesce a instaurare relazioni sentimentali. In conclusione, ho espresso un invito, "attenzione a non generalizzare", ovvero non giustificare ogni tipo di allontanamento del partner come reazione alla paura d'innamorarsi.
"L'amore fa vedere le cose diverse da come sono"
(F. Nietzsche)
In seguito alla pubblicazione dell'articolo ho ricevuto tantissime mail da donne che, nel raccontarmi la loro storia d'amore, mi chiedevano se l'uomo di cui fossero innamorate potesse essere philofobico.
Alcune delle storie sono coerenti con la philofobia (o filofobia): uomini con vissuti affettivi difficili, magari già in terapia, che dichiarano, in modo più o meno larvato, questa paura alla propria partner.
Altre storie, invece, appaiono come un'amplificazione dell'interesse e dei sentimenti dell'altro, cui si coniuga la tendenza illusoria a giustificare i suoi comportamenti di fuga e/o evitamento: è in questi casi che s'innesca l'autoinganno emotivo.
"Esiste, forse, un sentimento più illusorio dell'amore?"
(Émilie du Châtelet)
L'autoinganno emotivo comporta una dinamica illusione-delusione: mi illudo che lui/lei sia innamorato, coltivo questo sentimento e l'idea di una relazione, nonostante ci siano chiari segnali che il rapporto non possa decollare. L'attenzione e la memoria filtrano solo gli atteggiamenti positivi dell'altro (parole, gesti d'affetto e/o di apprezzamento). Sono sottovalutati o ignorati i comportamenti di disinteresse, come il distanziamento, i silenzi, le improvvise fughe. In questo modo si crea uno scenario, scollato dalla realtà, intessuto di fantasie e speranze. Chi è coinvolto fornisce spiegazioni apparentemente logiche, sentite con forte intensità e proclamate come certezze inconfutabili ("lui è sensibile, è uscito da una brutta storia, è molto impegnato, ecc."). La convinzione, che il partner sia innamorato ma ha paura di intraprendere una relazione, alimenta l'illusione e le proprie aspettative di un futuro insieme.
La situazione può protrarsi nel tempo. Più il coinvolgimento affettivo e la sicurezza di un amore ricambiato sono intensi, più la persona si aggrappa a questa "idea di lieto fine", nonostante le sofferenze che l'altro le provoca.
Ad un certo punto accade "qualcosa d'inaspettato" che incrina l'illusione. Può trattarsi di un evento, un comportamento particolare, un'informazione ricevuta. L'autoinganno è frantumato da un insight, un'illuminazione, grazie a cui s' inizia a vedere la situazione sotto un altro punto di vista. In questa fase, in cui dominano incertezza e ansia, la mente è confusa, assalita da mille dubbi e convoglia i pensieri verso l'affannosa ricerca di una spiegazione razionale.
Superata l'incredulità iniziale, dopo aver ricostruito a grosse linee l'accaduto, si possono verificare due reazioni:
Prima di invischiarsi in un amore impossibile e rincorrere una storia che non ha le premesse per un esito soddisfacente, nella ferrea convinzione "lui/lei ha solo paura d'amare", vi invito a riflettere su alcune "ipotesi alternative" alla philofobia (o filofobia):
Riguardo al partner:
Molte di voi risponderanno a queste ipotesi con un'ulteriore trappola emotiva, quella del "si, ma...": "si, è vero che ha problemi contingenti o è preoccupato per una serie di questioni, ma è comunque innamorato, lo vedo e lo sento, non avrebbe fatto/detto determinate cose".
Se è così, il passo successivo è quello di cercare prove oggettive a sostegno del "si" e del "ma", soffermandosi a valutare quale dei due gruppi di convinzioni sia più inerente con la realtà degli eventi.
"La mente distrugge le nostre illusioni, ma il cuore le ricostruisce da capo"
(Paul Rée)