Articolo pubblicato il 9 Dicembre 2019.
L'articolo "Dipendenze: addiction e love addiction" tratta di: Le Dipendenze e Dipendenza affettiva.
Articolo scritto dal Dott. Roberto Pozzetti.
La maggior parte delle pazienti e dei pazienti che, in contesti clinici, incontriamo attualmente si trovano alle prese con qualche forma di dipendenza.
Dipendenze, oggi abitualmente denominate con il termine inglese addiction, che vanno delle forme più lievi a quelle più severe: dalle dipendenze relative ai videogiochi a quelle dai social network negli adolescenti e nei giovanissimi, dalla dipendenza da abiti che le fanno sentire più sicure della propria femminilità a quelle dal cibo nella bulimia sul versante donna, dalla dipendenza dall'automobile a quella dagli inebrianti sul lato uomo.
Divengono ormai persino delle insegne di identificazione tali svariate dipendenze, come si scorge leggendo le note biografiche dei vari profili social. Su Instagram o su Facebook ci si presenta volentieri come addicted: abbiamo allora chi si descrive come travel addicted, chi come food addicted, chi come sex addicted, chi come love addicted. La dipendenza viene presentata come una caratteristica giocosa, ludica, che dovrebbe perfino attirare simpatia.
La diffusione delle varie forme di addiction è una conseguenza della rilevanza degli oggetti nella nostra società. Questo imperare degli oggetti si riscontra in tutte le fasce d'età.
I bambini sono catturati dagli schermi della televisione e degli smartphone, con una caterva di giochi che riempiono le loro giornate, ricevuti in regalo in modo incessante, che vengono sistematicamente rimpiazzati da altri in un riciclo continuo, tanto da non sapere più neppure dove metterli e da doverli cestinare.
Gli adolescenti rimangono immersi nel mondo degli oggetti nella forma dei vari gadget: videogiochi, computer, scooter, nei ragazzi; Netflix, vestiti alla moda, cosmetici, nelle ragazze.
Non siamo da meno noi adulti, con i nostri oggetti quasi indispensabili: ci scopriamo in difficoltà, se non abbiamo la disponibilità immediata del computer o del tablet oppure ancora dei vari oggetti assurti a feticcio. Feticcio che costituisce l'emblema delle virtù dell'oggetto. L'oggetto feticcio è un oggetto la cui rilevanza tende a rimanere costante, senza degradarsi, e a costituire la condizione di accesso al godimento sessuale. Senza il feticcio, sia esso la sottoveste, il piede femminile o la scarpa con il tacco a spillo, molti uomini non riescono a raggiungere l'acme dell'appagamento.
L'addiction non coincide affatto con l'addition. Aggiungere degli oggetti a una serie risulta insufficiente per determinare una dipendenza. Si veda per questo la posizione del collezionista della quale lo psicoanalista parigino Jacques Lacan parlava espressamente nel suo seminario dedicato all'etica della psicoanalisi, a proposito della collezione di scatole di fiammiferi del poeta Jacques Prévert, nella sua abitazione in Costa Azzurra.
Il bimbo che colleziona figurine di calciatori, magari scambiandole con i compagni per completarne l'album, non denota affatto un problema di dipendenza; l'adolescente che colleziona la raccolta di album musicali della sua band preferita non ha per questo un problema di addiction. Il collezionismo è una forma di sublimazione. Con il concetto di sublimazione si intende un'elevazione della pulsione dalla meta più rapida, che sarebbe il soddisfacimento fulmineo, a una meta desessualizzata ma altrettanto appagante. La posizione soggettiva del collezionista è un esempio sublimatorio del rapporto con l'oggetto mentre nella dipendenza vi è ricerca di un godimento istantaneo, vi è l'esigenza di un appagamento compulsivo senza poterlo differire in alcuna misura.
Nella Psicoanalisi è sempre stato centrale il tema del rapporto con l'oggetto. L'oggetto è anzitutto ciò che non è il soggetto, quanto si distingue dall'oggetto. L'oggetto è ciò con cui il soggetto si relaziona, in una dimensione di desiderio, di ricerca di piacere, di anelito di soddisfazione della pulsione stessa.
Molti analisti nella storia della Psicoanalisi si sono impegnati a fondo nello studio delle dinamiche relative al rapporto con l'oggetto. Ne ha scritto Freud, fin dai Tre saggi sulla teoria della sessualità ove propone la formula circa il trovare l'oggetto che è sempre ritrovamento dell'oggetto. Portiamo giusto due esempi clinici: l'eroinomane cerca di ritrovare ogni volta il flash indotto dalla prima iniezione di eroina; il giocatore d'azzardo si sente spinto dalla perdita a investire ogni volta sempre più ingenti quantità di danaro per recuperare quanto ha perduto. Si veda a questo proposito il celebre libro Il giocatore di Dostoevskij.
Diversi autori sostengono che la dipendenza affettiva, la dipendenza dall'amore, vada trattata clinicamente alla stessa stregua di quanto accade nel rapporto con l'oggetto della dipendenza. Come consigliano risolutamente all'etilista di astenersi da qualunque contatto con la bottiglia senza bere neppure una goccia, come incitano il cocainomane a non toccare in alcun modo la cocaina, così raccomandano vivamente a una donna che soffre per essere stata tradita o lasciata dall'uomo amato di non avere alcun contatto con lui. Nessun contatto, neppure nel mondo di Internet. Mai andare a spiare le sue connessioni in Whatsapp, mai visitare il suo profilo Linkedin, mai sbloccarlo da Messenger pena il ripiombare in una dolorosa sofferenza. Accostano la tossicodipendenza e la dipendenza affettiva. Equiparano, dunque, l'oggetto d'amore e l'oggetto inebriante.
Dissento da tale indistinzione dell'oggetto. Nel campo della addiction vanno fatte delle differenze. Si coglie in maniera lampante una radicale diramazione fra dipendenze da sostanze inebrianti e dipendenze senza sostanza. L'oggetto delle dipendenze da inebrianti è causa di godimento: l'alcol causa l'ebbrezza, la marijuana determina sedazione e risate sardoniche indotte dall'effetto chimico del THC, la cocaina determina un senso di sicurezza soggettiva e un vissuto di potenziamento galvanizzante. Nella dipendenza d'amore, nella dipendenza affettiva, l'oggetto amato è più causa di desiderio che causa di godimento. Il desiderio è sempre desiderio dell'Altro, desiderio rivolto all'Altro e desiderio di venire desiderato e riconosciuto dall'Altro.
In seduta si ascolta con attenzione e interesse quanto il paziente dice, se ne valorizza la parola. Prendiamo allora proprio il termine addiction.
Addiction deriva da addictus, colui che nel diritto latino diveniva schiavo poiché contraeva dei debiti e non riusciva a saldarli.
Se vi è qualcosa in comune fra la posizione di chi soffre per amore e chi per la dipendenza dagli stupefacenti, sta proprio in questo presentarsi con un anelito di libertà. In un modo legittimo e tutt'altro che irragionevole, descrive un anelito di autonomia e di libertà. Vorrebbe essere indipendente, salvo poi divenire dipendente, addictus, schiavo. Schiavo di una droga oppure schiavo per amore.
L'addictus dell'antica Roma non saldava un debito economico; chi ha problemi di dipendenza non riconosce, invece, un debito simbolico. Debito simbolico nei confronti di chi? Sicuramente soprattutto nei confronti dei genitori, nei confronti del padre, della madre o di entrambi. Genitori che hanno dato, che hanno donato, là dove il dono è simbolo d'amore, è segno d'amore.
Questa è la mia tesi: spesso, si diventa dipendenti quando si misconosce un debito d'amore, un debito verso chi ci ha amato.