Articolo pubblicato il 4 Luglio 2025.
L'articolo "Il significato dei sintomi attraverso il racconto autobiografico" tratta di: Disturbi Psicologici e Psicologia Analitica (Jung).
Un sintomo ha un suo significato.
Ansia, depressione, panico, bassa autostima, scarsa consapevolezza di sé e delle proprie possibilità sono problemi che hanno una loro origine anche autobiografica.
Forse stiamo ripetendo un modo di essere di qualche parente che neppure ricordiamo o che non abbiamo potuto conoscere. Ereditiamo modi di essere e di pensare non solo dai nostri genitori, ma anche dai nostri nonni e bisnonni o parenti ancora più lontani. La psicologia Junghiana e la stessa psicoanalisi classica avvertono che un sintomo non è solamente “quel sintomo” ma esprime molto altro.
I nostri problemi, in altri termini, ci mostrano anche quanto abbiamo ricevuto “in eredità psichica”, per così dire, dalle generazioni di parenti che ci hanno preceduto.
Con i pazienti lavoro spesso sul racconto autobiografico, focalizzandomi su periodi o singoli episodi particolarmente significativi per chi li racconta.
Ma la storia di vita più generale resta comunque sullo sfondo e ci indica un'atmosfera, un clima affettivo in cui certi episodi si sono svolti e l'ambiente emozionale in cui un paziente è nato e cresciuto o vissuto per un lungo periodo.
La Psicologa Ugazio parlerebbe probabilmente di storie permesse o proibite in un determinato contesto familiare.
Siamo, in altri termini, dei tipi di persona che i nostri genitori, ma anche i parenti che maggiormente abbiamo frequentato, ci consentono di essere.
Secondo l'approccio dell'analisi biografico-filosofica, invece, potremmo parlare di “mitobiografia”: nei nostri comportamenti rivivono o prendono forma miti familiari passati, comportamenti agiti in tempi remoti da parenti dimenticati.
In termini Junghiani, potremmo anche dire che viviamo, probabilmente, una professione lavorativa, una relazione sentimentale o un modello comportamentale rimasto inespresso, ma desiderato, dai nostri genitori o dai nostri nonni e bisnonni.
Il racconto autobiografico diventa quindi mitobiografico: nel percorso di analisi junghiana ad orientamento biografico e filosofico cerco, come Psicoterapeuta, di portare alla luce quale figura mitologica il paziente agisce senza rendersene conto.
Il paziente può scoprire di mettere in atto i comportamenti di un mito, essere ad esempio, “sensuale come una Venere” o “battagliero come Marte”, ma, più probabilmente, il “mito” riprodotto sarà rintracciabile in qualche personaggio del passato che il paziente sta facendo rivivere, ovviamente a suo modo.
Un sintomo, ma anche uno stile o “filosofia” di vita trovano quindi un senso per chi li vive proprio perché, attraverso il percorso psicoterapeutico che pratico, si cerca, insieme, di rintracciare personaggi di riferimento fondamentali nella vita attuale e passata della persona.
Trovare se stessi significa quindi curare i sintomi, anche quelli più insidiosi, in quanto vengono inseriti in un contesto familiare, in una specifica storia di una famiglia: è questo inserimento, con tutte le emozioni ed associazioni che provoca in noi che può dare senso ad un sintomo, ad un disagio personale e risolverlo positivamente.
Guarire significa, appunto, scoprire un senso, prima nascosto, di un comportamento, anche patologico, che continuiamo ad agire, magari non volendo.
Psicologia e filosofia si intrecciano, in questo modo: la filosofia è, prima della Psicologia, la disciplina che, a partire dall'origine delle culture umane, ha cercato di indagare proprio la ricerca di senso che ogni persona mette in atto appena inizia a diventare consapevole di sé e del suo mondo, nell’atto di scoprirlo e indagarlo.
Un esempio può forse chiarire.
Se prendiamo il celebre film A Beautiful Mind (di R. Howard, USA, 2001) dove il noto matematico premio Nobel soffre di schizofrenia paranoide, notiamo che la caratteristica specifica dei suoi deliri paranoici sono una reazione al fatto che non gli è stato permesso di collaborare ulteriormente con il Pentagono nella decifrazione di codici segreti per sconfiggere il nemico di allora dell'America e dell’occidente: l'unione sovietica e i suoi servizi segreti.
Non basta consultare una versione del manuale diagnostico, nel caso di Nash, il protagonista realmente esistito di Beautiful Mind, si deve assolutamente considerare anche il clima culturale e le vicende storiche che contribuiscono a determinare un'atmosfera “paranoica” collettiva propria del contesto socio-politico della cosiddetta “Guerra fredda”, dove due grandi blocchi di stati, l'URSS e gli USA e parte dell'Europa erano in competizione, senza guerreggiare apertamente.
Il film non indaga la storia personale di Nash, come sarebbe forse stato opportuno.
Probabilmente avremmo potuto scoprire gli aspetti personali che, in via ovviamente ipotetica, hanno spinto Nash a diventare personalmente paranoico, con allucinazioni e deliri relativi a persone e pericoli specifici dello scontro tra sovietici e americani.
Questa sintesi volutamente breve di questo lungometraggio credo possa servire per indicare come ogni sintomo di disagio psichico sia una richiesta di senso.
Ogni malato psichico, ma anche ogni soggetto che sperimenta una sofferenza, ma anche un desiderio di autorealizzazione chiede di trovare un nuovo senso, un significato differente alla sua realtà.
Nash probabilmente si sentiva troppo assorbito dal clima paranoico che l'America degli anni appena successivi al termine della seconda guerra mondiale stava sperimentando.
Dare un senso non solo alla sofferenza personale, ma anche ad un sano, ma forse poco compreso, desiderio di autorealizzazione è quello che un percorso di Psicoterapia junghiana ad indirizzo filosofico-biografico si propone.
- Arrighi, A. La soluzione trascurata. Bene e male secondo la psicologia junghiana raccontati attraverso il cinema. Alpes, Roma, 2015
- Arrighi, A. L'energia delle (video) immagini. Creazione e racconto di sé attraverso il cinema e le sue variazioni. Alpes, Roma, 2023
- Bartolini P. e Mirabelli C. (a cura di) L'analisi filosofica. Avventure di senso e ricerca mito-biografica. Mimesis, Milano, 2019
- Ugazio V. Storie permesse, storie proibite. Polarità semantiche familiari e psicopatologie. Bollati Boringhieri, Torino, 1998
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