Home / Italia / Dott Alessandro Monno / Articolo Psicologo

Articolo di psicologia: «Diffusione, diagnosi e trattamento del Disturbo Post-Traumatico da Stress»

Disturbo Post-Traumatico da Stress: diagnosi e approfondimenti

Articolo pubblicato il 19 Gennaio 2010.
L'articolo "Disturbo Post-Traumatico da Stress: diagnosi e approfondimenti" tratta di: Disturbo Post Traumatico da Stress.
Articolo scritto dal Dott. Alessandro Monno.

Diagnosi
Il DSM-IV, il principale manuale diagnostico per la valutazione e dei disturbi mentali, riporta questi criteri per la formulazione di diagnosi di disturbo post traumatico da stress (PTSD):

A) La persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe le caratteristiche seguenti:

  • la persona ha vissuto, assistito o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, od una minaccia all'integrità fisica propria o di altri;
  • la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore (nei bambini ciò potrebbe essere espresso con comportamento disorganizzato o agitato).

B) L'evento "traumatico" viene rivissuto persistentemente in almeno uno dei seguenti modi:

  • ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni (nei bambini piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui vengono espressi temi o aspetti inerenti il trauma);
  • sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento (nei bambini possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile);
  • agire o sentire come se l'evento "traumatico" si stesse ripresentando (ciò include sensazioni di rivivere l'esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione); (nei bambini piccoli possono manifestarsi rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma);
  • disagio psicologico intenso all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento "traumatico" ;
  • reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliamo a qualche aspetto dell'evento "traumatico" .

C) Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale (non presenti prima dell'evento "traumatico"), come indicato da almeno tre dei seguenti elementi:

  • sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associati al "trauma";
  • sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma;
  • incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma;
  • riduzione marcata dell'interesse o della partecipazione ad attività significative;
  • sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri;
  • affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore);
  • sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es., aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli, o una normale durata della vita).

D) Sintomi persistenti di aumento di arousal (non presenti prima del "trauma"), come indicato da almeno due dei seguenti criteri:

  • difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno;
  • irritabilità o scoppi di collera;
  • difficoltà di concentrazione;
  • ipervigilanza;
  • esagerate risposte di allarme.

E) La durata del disturbo è superiore ad un mese.

F) Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo (o scolastico) o di altre aree importanti.
È possibile specificare se:

  • Acuto: se la durata dei sintomi è inferiore ai tre mesi;
  • Cronico: se la durata dei sintomi è di tre mesi o più;
  • Ad esordio ritardato: se l'esordio dei sintomi avviene almeno sei mesi dopo l'evento stressante.
Diffusione e altri sintomi

Nel secolo appena passato si è assistito ad un incremento della frequenza di questo disturbo e la curva di diffusione non accenna a scendere anche in questi ultimi anni. Morti improvvise, stupri, guerre, aggressioni violente sono solitamente gli episodi scatenanti questo disturbo.

Questi eventi stressogeni innescano una spirale di emozioni e sentimenti che includono il dolore, la tristezza, il senso di colpa per la propria rabbia e/o per essere sopravissuti, la paura di diventare agenti di distruzione e/o di identificarsi con le vittime, vergogna, senso di impotenza, vuoto, paura di ripetere il trauma e rabbia verso la fonte dello stesso.
Molti altri sintomi vanno oltre la definizione del DSM-IV come ad esempio la somatizzazione, la dissociazione, la depressione protratta, le alterazioni patologiche dell'identità e delle relazioni, e la ripetizione del danno subito attraverso automutilazioni.

Elementi predisponenti

Mentre in passato si riteneva che la gravità oggettiva del trauma fosse direttamente proporzionale al disagio esperito, nuovi studi hanno stabilito che non è l'evento in sé ad essere predittivo dell'insorgenza del disturbo, mentre lo sono i fattori soggettivi. Ciò che esisteva prima dell'evento stressogeno, la predisposizione genetica-familiare a malattie psichiatriche, le esperienze traumatiche nell'infanzia riattivate dalle circostanze attuali, la personalità dell'individuo, il suo modo di affrontare l'ansia, il suo umore, il suo circuito relazionale, l'abuso di alcol o droghe, e la sensazione che il controllo della propria esistenza non dipenda da sé stessi, ma che sia in mano ad altri, sono tutti elementi predittivi del PTSD.

La maggior parte delle persone non sviluppa tale disturbo neanche quando si confronta con traumi terrificanti, ma per alcuni sono eventi di modesta entità a scatenare il correlato di sintomi a causa del significato soggettivo che viene loro attribuito.

Aspetti cognitivi ed affettivi

Lo sforzo di tenere lontano dalla coscienza contenuti dolorosi collegati all'evento traumatico coinvolge sia l'attività cognitiva che quella affettiva con la conseguenza di avere un'alta attivazione cognitiva (insonnia, irritabilità ecc.) e una attività affettiva inibita.
Spesso chi soffre del PTSD è affetto da alessitimia, ossia l'incapacità di identificare o verbalizzare gli stati affettivi. Le emozioni forti sono vissute come minacciose poiché risvegliano il fantasma del trauma subito.
In questa situazione diviene scarsa la capacità di rilassarsi e calmarsi ed è facile l'abuso di farmaci (ad esempio sonniferi).

Approccio terapeutico

Non esiste un trattamento di elezione per questo tipo di disturbo, ma la maggior parte dei ricercatori ritiene importante associare la farmacoterapia alla psicoterapia (dinamica, cognitivo-comportamentale, ipnoterapia ecc.).
Gli studi condotti, infatti, stabiliscono una differenza significativa tra campioni trattati con i soli farmaci e quelli trattati con una terapia integrata di farmaci e psicoterapia, ma stabiliscono anche l'impossibilità di definire quale modalità di psicoterapia ottenga i cambiamenti più significativi.

Ogni psicoterapia deve essere altamente personalizzata nel trattamento del PTSD. La costruzione di una solida alleanza terapeutica nella quale il paziente si sente sicuro è l'unico elemento realmente predittivo per il successo della terapia.

Bibliografia
  • AA.VV. (2001), "DSM-IV-TR Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali", Quarta edizione, Masson, Milano
  • Gabbard (2002), "Psichiatria psicodinamica, terza edizione", Raffaello Cortina Editore, Milano

Per approfondire

Rendi più visibile il tuo Studio in Internet
ricevi contatti mirati in base alle tue competenze

Area Professionisti:

Contatta la Redazione: 0547.28909
tutte le mattine dal lunedì al venerdì 9:00-13:30