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Articolo di psicologia: «Depressione post-natale, baby blues e psicosi post partum»

Depressione post-partum: per capirci qualcosa in più

Articolo pubblicato il 16 Novembre 2010.
L'articolo "Depressione post-partum: per capirci qualcosa in più" tratta di: Depressione, Depressione post partum e Diventare Mamma.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Federica Ripamonti.

Un recente articolo su City riporta una ricerca condotta dal Medical Research Council di Londra a proposito della depressione post partum.
Lo studio avrebbe monitorato 87.000 famiglie, trovando che una madre su tre e un padre su cinque avrebbero subito un attacco depressivo nei primi dodici anni di vita del loro bambino. Il periodo più pericoloso per l'insorgenza della depressione post partum sarebbe infatti il primo anno di vita del figlio, ma il rischio rimarrebbe fino ai 12 anni. Il disturbo riguarderebbe principalmente le donne, ma colpirebbe anche i padri, soprattutto quelli molto giovani e con pochi mezzi economici a disposizione. Allora, dato che la depressione post partum colpisce anche in Italia molte più donne (e uomini) di quanto si potrebbe immaginare, cerchiamo di capirci qualcosa di più.

La depressione post partum rappresenta la più considerevole complicanza relativa alla gravidanza, con un tasso di incidenza del 13% circa. È caratterizzata da umore depresso, tristezza o pianto incontrollato, senso di disperazione, affaticabilità, disturbi psicomotori, del sonno e dell'appetito, pensieri pessimistici, presenza di sensi di colpa e, talvolta, ideazioni suicidali. Completano il quadro: preoccupazioni per la propria salute e quella del bambino, mancanza di energie, eloquio e movimenti rallentati (o, al contrario, agitazione e iperattività), perdita di interesse in varie attività (tra cui quella sessuale), ridotta capacità di prendere decisioni, disturbi dell'appetito. Innanzitutto, però, occorre rassicurare.

La gravidanza comporta una profonda trasformazione del proprio Sé, del proprio ruolo, delle proprie relazioni interpersonali.
È un momento di passaggio tra passato e futuro, in cui il precedente equilibrio vacilla per lasciare il posto a nuove esperienze.
La donna acquisisce in modo irreversibile un ruolo che segnerà profondamente il suo modo di essere futuro. In questo quadro di profonde trasformazioni, è del tutto naturale che la neo-mamma si trovi in uno stato emotivo particolare: si sente più fragile, più vulnerabile, insicura, un po' in ansia o triste. Guarda il suo bambino emozionata e stranita, stenta a riconoscerlo. Anche la vita stessa assume sembianze diverse: da famigliare e scontata appare strana, quasi estranea.

Baby Blues. Questa forma di malessere lieve e transitorio assume il nome di “Baby Blues”, condizione di cui soffre una percentuale di donne compresa tra il 50% e l'84% e che si manifesta nelle prime due settimane dopo il parto. Tale condizione si può protrarre per 10-15 giorni dopo il parto ed è caratterizzata da sintomi quali pianto, labilità dell’umore, irritabilità, umore depresso o ansioso. Tale sintomatologia non richiede in genere uno specifico trattamento che vada al di là della comprensione, ascolto, empatia, associate alla rassicurazione rispetto al significato del divenire madre e alle difficoltà che tale compito comporta. Solo nel caso in cui la sintomatologia si accentui o si protragga nel tempo, si rende necessario predisporre una valutazione più approfondita.

Occorre anche differenziare la depressione post partum dalla psicosi post partum, disturbo psichiatrico raro che incide su circa l'1-2% della popolazione, caratterizzato da confusione, deliri, allucinazioni e notevole riduzione della funzionalità psichica della donna. Ha un'insorgenza improvvisa nella prima settimana dopo il parto e tra i disordini del periodo post natale è sicuramente quello più grave in termine di rischi potenziali per la salute della madre e del bambino e per l'elevato periodo sia di suicidio che di infanticidio. In questo caso, è spesso necessario fare ricorso ad una valutazione psichiatrica, al ricovero in ospedale e all'uso di farmaci.

Fattori di rischio/protettivi. Distinta dunque la depressione post partum dalla condizione transitoria di Baby Blues e da quella più grave di Psicosi, può essere interessante riflettere sui fattori di rischio/protettivi e sulle conseguenze di questo disturbo. Sono state infatti individuate alcune condizioni (i cosiddetti “fattori di rischio”) che aumentano la probabilità cha una mamma sviluppi una depressione post partum.
Fra questi, possiamo citare: episodi di ansia e depressione durante la gravidanza, recenti eventi di vita stressanti (lutti...), una storia personale di depressione, la mancanza di supporto sociale, dei conflitti con il partner, condizioni socio-economiche sfavorevoli.
Al contrario, sono stati individuati anche dei fattori in grado di modificare, migliorare e modulare il rischio di sviluppo del disordine depressivo (i cosiddetti “fattori protettivi”). Fra questi, è importante sottolineare la presenza di relazioni interpersonali supportive, un temperamento “facile”, un forte senso di Sé, un rapporto di coppia sereno.

La durata media di un episodio che caratterizza la depressione post partum va da alcuni mesi fino a diventare cronica. È importante anche sottolineare che i suoi effetti possono ripercuotersi a lungo termine a differenti livelli. Innanzitutto, la depressione della madre ha un impatto negativo sullo sviluppo emotivo, cognitivo, comportamentale del bambino, dato che una madre depressa può stabilire scarso contatto visivo con il figlio, stimolarlo poco, non interagire con lui in maniera idonea o, al contrario, assumere con lui un atteggiamento eccessivamente intrusivo e iperstimolante. In entrambi i casi, c'è il rischio che si stabilisca uno stile interattivo impoverito e inadeguato con il bambino che, alla fine del primo anno di vita, può portare a difficoltà cognitive e socio-emotive.

Rapporto col partner. Importanti ricadute, tuttavia, possono esserci anche nella relazione con il partner.
La depressione post partum è infatti associata ad un forte stress per il coniuge, che può essere causa di gravi difficoltà e complicanze nella relazione coniugale. In alcuni casi (circa il 4%), ad una depressione materna se ne affianca una paterna e laddove il padre è depresso i figli riportano più frequentemente tratti di iperattività e problemi del comportamento.

Trattamenti efficaci

Dunque, quali sono i trattamenti che ad oggi si sono dimostrati più efficaci per intervenire in modo tempestivo su questo disturbo?
Data la multifattorialità del fenomeno, risulta chiaro come non sia possibile pensare ad una singola modalità di trattamento come terapia efficace per tutte le situazioni. Le differenti opzioni di intervento includono il counseling individuale, la psicoterapia individuale (che a sua volta si articola in differenti orientamenti: cognitiva-comportamentale, interpersonale, psicodinamica...), le terapie di gruppo, il counselling di coppia, i gruppi di auto-aiuto. Costituiscono un ulteriore piano di approccio le metodologie che combinano differenti trattamenti (ad esempio farmaci e psicoterapia).

Corretta diagnosi e aiuto tempestivo.
Al di là dei diversi trattamenti esistenti, ciò che è importante sottolineare è la necessità per le mamme di rivolgersi ad un professionista, anche solo per ricevere una corretta diagnosi. Va detto infatti che solo un numero limitato di donne depresse si rivolge ai Servizi per chiedere aiuto e sostegno, spesso perché hanno sottovalutato, confuso, poco compreso il disturbo, o se ne vergognano. Invece, la consapevolezza che si tratta di un disturbo serio - sia per quanto riguarda l'elevata incidenza sia per le conseguenze a livello di qualità del benessere del bambino, della vita della donna, delle dinamiche relazionali e del benessere famigliare - deve spingere la neo-mamma a ricercare un aiuto in modo tempestivo.
Tale aiuto, nella maggioranza dei casi, può consentire di ricominciare a vivere pienamente e felicemente questo importante periodo della vita.

Fonti bibliografiche utilizzate
  • Zaccagnino, Carassa, Rezzonico, "Depressione post partum: rischio, prevenzione, trattamento", Quaderni di psicoterapia cognitiva, 2007
  • Leveni, Morosini, Piacentini, "Mamme tristi", Erickson, 2009

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