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Articolo di psicologia: «Comunicazione assertiva»

La comunicazione assertiva. Il rispetto per se stessi e per gli altri

Articolo pubblicato il 27 Settembre 2013.
L'articolo "La comunicazione assertiva. Il rispetto per se stessi e per gli altri" tratta di: Assertività e Comunicazione.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Stefania Cicchiello.

La comunicazione ci consente di esprimere i nostri bisogni e le nostre esigenze, di apprendere nozioni, di creare o distruggere rapporti di amicizia e di amore, di emergere nel mondo del lavoro, di esprimere i nostri sentimenti e le nostre emozioni. La comunicazione è parte integrante della nostra vita quotidiana e ci accompagna ovunque noi andiamo. Se sappiamo utilizzarla bene diventa una nostra alleata e ci permette di vivere meglio e di avere rapporti sereni; se la usiamo male può diventare una nostra nemica e procuraci litigi, conflitti, dolori.

Comunicare significa innanzitutto saper ascoltare
Spesso si pensa che - attraverso l'apprendimento delle tecniche comunicative, di particolari strategie imparate a qualche corso o da qualche libro - si possa diventare degli abili comunicatori, capaci di manipolare gli altri e di spingerli a fare ciò che desideriamo.
In realtà non è proprio così. Essere un buon comunicatore non vuol dire indossare un abito e incominciare a recitare una parte. È invece uno stile di vita, un modo di rapportarsi agli altri e a se stessi. Comunicare non è solo la capacità di "trasferire qualcosa a qualcuno", come avviene, ad esempio quando si invia un sms ad una persona senza pretendere che dal'altra parte ci sia una risposta che ci faccia capire se il messaggio è stato ricevuto e decodificato. La comunicazione - dal latino cum-munire - in realtà significa "comunicare con", nel senso di far conoscere, mettere in comune, fare partecipe l'altro, e implica reciprocità. È la capacità di saper ascoltare ancora prima di saper parlare.

Vi sarà capitato - dialogando con una persona cara - che alla fine di una conversazione vi abbia detto che desiderava essere solo ascoltata e non subissata di consigli e di spiegazioni.
La comunicazione sembrerebbe un'impresa facile se si riducesse a questo tipo di ascolto. Basterebbe annuire con la testa aspettando che l'altro finisca di parlare e, se l'argomento risulta noioso, pensare a qualcos'altro, così da riuscire a stare più a lungo in silenzio. Quanti di noi almeno una volta nella vita si sono comportati in questo modo mentre "comunicavano" con qualcuno? Risultato? Mentre stiamo in silenzio facendo "finta di ascoltare", l'altro coglie la nostra distrazione e bruscamente ci chiede un parere su quanto ha raccontato. Quanto detto finora dimostra che saper ascoltare non è una competenza semplice. Dare all'altro l'impressione che si sta parlando ad un muro o al contrario completare le frasi del nostro interlocutore, non guardarlo in faccia mentre parla e scrutare spesso l'orologio, o fare dell'ironia su quanto ci viene raccontato, per alleggerire un dialogo noioso, sono segni di un ascolto inefficace.

Elementi e aspetti della comunicazione

Quando si comunica si utilizzano sia il corpo tramite i gesti, la postura, le espressioni facciali (componente non verbale) sia il linguaggio attraverso la voce (componente verbale) e il suo ritmo, volume e timbro (componente paraverbale).

Nella comunicazione sono sempre presenti due aspetti:

  • uno di contenuto, cioè le informazioni che trasmettiamo,
  • uno di relazione, vale a dire le emozioni e gli atteggiamenti.

Pertanto non trasmettiamo solo i nostri pensieri, ma anche le nostre emozioni, i nostri stati d'animo. Comunicare bene con gli altri implica, dunque, una buona conoscenza di se stessi.
Soltanto se si comprende cosa si desidera e si è consapevoli di come ci si sente si riesce ad entrare efficacemente in contatto con gli altri.

La comunicazione assertiva

Qual è l'obiettivo di una comunicazione efficace?
Trasmettere agli altri un messaggio importante per noi e per la nostra vita che, se compreso, ci consente di affrontare con maggior serenità i rapporti interpersonali, di ridurre l'ansia sociale, di aumentare la fiducia e la sicurezza individuali.

Essere assertivi vuol dire rispettare se stessi e la libertà dell'altro, essere consapevoli dei propri pensieri e sentimenti, avere stima e considerazione per sé e per gli altri, riconoscere i propri limiti e virtù.
Non è sempre facile comunicare con se stessi: comprendere le emozioni piacevoli e spiacevoli che si alternano durante una conversazione, cogliere i pensieri che ci passano nella testa, capire i nostri bisogni e desideri, essere consci dei valori che ci guidano... Talvolta non si è consapevoli di questi aspetti e se non riusciamo ad esprimerci e a trasmettere al nostro interlocutore ciò che desideriamo, proviamo un senso di frustrazione e accusiamo l'altro del disagio che proviamo perché incapace di comprenderci. Altre volte invece, si è coscienti di ciò che si pensa e si prova, ma non si è pronti a dire la verità a se stessi e agli altri.

In conclusione, per essere assertivi è necessario che ogni persona:

  • riconosca l'emozione che prova;
  • comprenda il valore e il significato che ha per lui quell'emozione;
  • comunichi agli altri ciò che desidera in modo efficace.
Autostima e assertività

Il comportamento assertivo è tipico delle persone che posseggono una buona autostima e una positiva considerazione di sé, sono consapevoli di se stesse e sanno quanto vogliono dalla vita.
La persona che si esprime con una comunicazione passiva o aggressiva: nega i propri sentimenti, rifiuta i complimenti, rinuncia ai propri bisogni, evita di fare scelte, non si assume i rischi del cambiamento, si auto-svaluta costantemente e soffre di bassa autostima. Più si è aggressivi o passivi, tanto meno si raggiunge la realizzazione dei propri obiettivi personali, perché si suscitano negli altri risposte altrettanto anassertive che producono sentimenti di rabbia, ira, frustrazione, tristezza, competizione, determinando negli altri disagi sul piano personale.

I contesti lavorativi, oltre a quelli familiari, rappresentano gli ambiti in cui maggiormente viene messa a dura prova la nostra abilità comunicativa e viene espresso il nostro bisogno di autoaffermazione e di autostima.
Spesso il capo approfitta del proprio ruolo, confondendo la capacità di leadership con il comando, convinto che il rispetto sia qualcosa conseguente al ruolo di potere che ricopre e non alla comunicazione condivisa. Oggi le persone sono obbligate a seguire corsi di aggiornamento necessari per l'avanzamento della carriera Non sempre, però, si dà importanza allo sviluppo delle competenze comunicative. Spesso si dà rilievo a "cosa" si impara più che a "come" lo si mette in pratica. Avere molte conoscenze, ma applicarle in modo inadeguato determina inefficienza lavorativa e aumento dell'ansia, di conseguenza comportamenti poco professionali.

Applicazioni pratiche per verificare la propria assertività

Nelle seguenti righe vengono proposti degli esempi di comunicazione tipici della vita quotidiana. Cerca di stabilire se le espressioni fra virgolette sono assertive, passive o aggressive e se le utilizzi spesso.

  • Immagina che stai parlando al telefono con un'amica e vorresti chiudere la conversazione perché di là c'è la pentola sul fuoco che bolle.
    Per terminare la comunicazione dici: «Sono molto dispiaciuta, ma devo terminare la conversazione perché devo andare a cucinare. Spero che non ci resti male, ti ritelefono io con più calma».
  • Ipotizza che sei al telefono con tuo figlio che non vedi da molto tempo e ti piacerebbe che ti venisse a trovare. Provi a dirglielo e lui rifiuta in modo gentile, dicendo che ora è molto impegnato.
    Tu gli rispondi: «Lo sapevo, non sei mai disponibile quando te lo chiedo. Pensi solo alle tue cose!».
  • Immagina che un tuo collega di lavoro o un amico ti fa spesso pagare al posto suo al bar sostenendo che ti restituirà la somma ma puntualmente dimentica di farlo. Te lo chiede per un'ennesima volta.
    E tu dichiari: «Non te li posso prestare perché oggi ho soltanto il denaro sufficiente per pagare il parcheggio».
  • Pensa a tuo figlio che a tavola, durante la cena, esprime un suo pensiero a proposito di un argomento di cui state parlando.
    Tu ribadisci: «Ma non dire cretinate, non è così!».
  • Supponi che un amico chieda di rivederti una seconda volta per una cena romantica. Ci sei già stata, ma ti sei resa conto che non sei interessata a lui e non vorresti uscirci ancora.
    Alla richiesta rispondi: «Ti ringrazio per l'invito, ma mi piace il nostro rapporto di amicizia così com'è stato finora. Sono sicura che mi troverei a disagio in una situazione come quella che mi stai proponendo».

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