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Articolo di psicologia: «Lutto, Psicologia ed EMDR»

Morte di una persona cara.

Articolo pubblicato il 18 Novembre 2013.
L'articolo "Morte di una persona cara. " tratta di: Lutto, Depressione e EMDR.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Vera Blasutti.

Quando si parla di lutto in Psicologia non si fa riferimento semplicemente alla perdita di una persona per il sopravvento della morte, ma a tutto un insieme di circostanze che comprendono l'allontanamento da una persona che era diventata per noi una sicurezza ed un punto di riferimento.

Il lutto comprende le separazioni coniugali, le rotture di relazioni sentimentali o di amicizia, o ancora quando un figlio ormai adulto va a vivere da solo (per i genitori si parla di "Sindrome del nido vuoto"), insomma situazioni in cui la persona non è più disponibile quanto e come prima alla relazione.
In senso generale possiamo parlare di lutto anche quando un nostro progetto di vita viene meno, per cui dobbiamo ritarare i nostri obiettivi e le nostre aspettative.

Nella scala degli eventi stressanti di H. Holmes e R.H. Rahe, la morte di persone care è annoverata ai primi posti:

  • morte del coniuge al n. 1
  • morte di un familiare al n. 5
  • morte di un amico intimo al n. 17

In questo articolo mi riferirò al lutto nella sua accezione principale, ossia quella legata alla morte di una persona.

Affrontare la morte

Tale evento è dirompente nella vita di una persona, sia che si tratti di una fine prevista, ad esempio per età o per lunga malattia, sia che si tratti di qualcosa di improvviso e inaspettato, ad esempio un incidente automobilistico. Ci si trova comunque impreparati ad affrontare la mancanza di una persona cara.

La vita si blocca, le abitudini devono cambiare e spesso anche i progetti di vita. Molto spesso le persone in un primo periodo descrivono una sensazione di irrealtà, non si rendono ancora conto che questa persona non c'è più ed è come se si aspettassero di rivederla o risentirla da un momento all'altro. In seguito invece la quotidianità rende manifesti i cambiamenti avvenuti.

Una ragazza adolescente, dopo un mese circa dalla morte del padre, dice di aver realizzato davvero tale perdita nel perdurare della sua assenza durante i pasti e nel non sentire, prima di pranzo, il rumore della vespa in giardino che annunciava il suo arrivo per pranzo.

Un uomo single di 50 anni, che aveva sempre vissuto con la madre, racconta di aver realizzato la mancanza di quest'ultima qualche mese dopo il suo decesso, quando - sul punto di prendere una decisione importante - pensa di telefonarle per avere un consiglio, ma si rende conto che questo non è più possibile. Lì entra in grossa crisi e sente tutto il dolore per la perdita che fino a quel momento non aveva sentito.

Dopo questa prima fase di irrealtà subentrano quindi dolore profondo ed emozioni estremamente negative, manifestazioni che in alcuni momenti possono avvicinarsi molto a quelle tipiche della depressione.
Spesso è presente un forte senso di colpa. «Avrei dovuto fare qualcosa». «Avrei dovuto prevederlo». «Non sono riuscita a dire tutto quello che sentivo». «Non c'ero negli ultimi attimi che ha vissuto...».

Subentra una forte rabbia, verso la persona morta piuttosto che verso i medici che avrebbero dovuto salvarla, o verso dio, verso le istituzioni... oppure ci si domanda: «Perché proprio a me?».
In seguito la persona trova sollievo e il forte dolore diventa un dolore gestibile, i ricordi peggiori lasciano il posto ai ricordi di momenti piacevoli passati insieme. In qualche modo, accetta ciò che è accaduto.
In qualche modo riprende in mano la propria vita.
Certo il vuoto lasciato da quella persona rimane incolmabile.

Quanto tempo aspettare prima di chiedere aiuto?

I tempi dell'elaborazione del lutto sono soggettivi, ma possiamo dire che l'elaborazione può richiedere da alcuni mesi a un paio d'anni.
Tuttavia a volte il lutto non viene elaborato e la sofferenza resta alta.
In questo caso si parla di "lutto complicato".
La persona entra in uno stato depressivo (Leggi anche "Giornata no o depressione?" su PsicoCitta.it) o si rende conto di "lasciarsi vivere" affronta la quotidianità senza alcuno stimolo, la mente è bloccata e pensa solo alla morte di quella persona.

Tutta la vita gravita attorno alla scomparsa della persona cara (andare in cimitero, appendere in casa le foto della persona, rendere la casa un mausoleo in sua memoria...). Probabilmente con la perdita di quella persona sono venute a galla nostre profonde fragilità o è venuta a mancarci una base sicura del nostro attaccamento, per cui non riusciamo a concepire la prosecuzione della nostra vita senza tale supporto. Allora è importante prendere la decisione di voler vivere nonostante ciò che è accaduto.

Molto spesso il lutto complicato è associato ad un lutto traumatico (es. incidenti o grandi disastri). A mio avviso però non è necessario avere un "lutto complicato" per richiedere un aiuto specialistico.
In particolare se la rete sociale di sostegno è carente, gestire questo periodo da soli può essere molto difficile. Quindi... È molto importante:

  • prepararsi alla dipartita di un proprio caro se ha una malattia (ad es. un cancro) che la rende prevedibile;
  • concedersi uno spazio di sfogo in seguito alla morte di una persona cara, per esprimere le proprie emozioni anziché trattenerle (ad es. partecipando a gruppi di auto-aiuto);
  • intraprendere un percorso psicoterapico in caso di "lutto complicato".

Nella mia sperienza come Psicologa e Psicoterapeuta ho notato che molte persone ritengono il lutto un'esperienza molto privata e come tale la gestiscono, tuttavia questa modalità può dare luogo a isolamento e affaticamento psico-fisico che può essere prevenuto.

Mi sento inoltre in dovere di suggerire fortemente un aiuto a bambini e adolescenti che affrontano lutti in famiglia, per "dare un nome" a tale esperienza e permettere nonostante ciò una crescita emotiva serena.
A questo riguardo gli adulti che si trovano a contatto con i bambini dovrebbero essere aiutati e accompagnati in questi momenti delicati: circa le modalità di comunicazione della morte, sulle possibili reazioni dei bambini e sulla gestione del "dopo".

Una tecnica molto efficace nella gestione dei lutti complicati o traumatici è l'EMDR (dall'inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, tecnica per la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), in quanto facilita il processo di elaborazione e permette di lenire il dolore.

Libri consigliati
  • A.R. Verardo, R. Russo, "Tu non ci sei più e io mi sento giù", EMRD Italia, 2006
  • U. Markham, "L'elaborazione del lutto", Oscar Mondadori, 1997
  • A. Pangrazzi, "Aiutami a dire addio. Il mutuo aiuto nel lutto e nelle altre perdite", Centro Studi Erickson, 2006

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