Articolo pubblicato il 24 Marzo 2014.
L'articolo "Cosa si intende per violenza? Come posso capire se lui mi maltratta?" tratta di: La Famiglia e Sesso e Sessualità.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Paola Danieli.
Definire cosa si intende per violenza è molto importante per favorire la presa di coscienza delle donne rispetto alla loro situazione di maltrattamento.
Nominare la violenza è necessario per sconfiggerla!
La violenza domestica rappresenta una costante per molte donne di tutto il mondo. Viene agita attraverso umiliazioni, insulti, minacce, segregazioni forzate dalla vita sociale, lavorativa e familiare, percosse agite con le mani e con gli oggetti, ferite, bruciature, tentativi di strangolamento, rapporti sessuali violenti.
Gli aggressori sono, generalmente, mariti, compagni, fidanzati o ex.
"Per violenza domestica si intende una serie continua di azioni diverse ma caratterizzate da uno scopo comune: il dominio attraverso violenze psicologiche, economiche, fisiche e sessuali, di un partner sull'altro.
Implica che l'altro sia considerato non una persona, ma una cosa di cui si può disporre, da tenere sotto controllo, da usare quando serve, su cui scaricare rabbia e frustrazione. Nonostante molte polemiche in proposito, la violenza domestica è in misura schiacciante la violenza di un uomo su una donna"1.
Quasi sempre i testimoni delle violenza domestiche sono i figli, costretti a respirare le tensioni familiari, i momenti di crisi e spesso quelli della tragedia.
La sottostima del fenomeno della violenza domestica è dovuta, probabilmente, proprio al fatto di essere agita in un luogo, la famiglia appunto, identificato troppo spesso attraverso stereotipi culturali, proposti da modelli e da mass media, che la descrivono come il luogo dell'armonia dell'appagamento e della felicità.
Le violenze esercitate sulle donne possono essere distinte e chiarite attraverso diverse tipologie, che verranno descritte nelle prossime righe.
Può essere definita come ogni forma di violenza contro il corpo della donna, o le sue proprietà.
Viene agita nei modi più vari: aggressioni, schiaffi, pugni, tentativi di strangolamento, ustioni, ferite con o senza armi, mutilazioni genitali.
La violenza può essere agita anche sugli oggetti di proprietà della donna: mobili, telefonini, abiti, documenti, oggetti personali.
Essa provoca terrore e pietrifica le donne che la subiscono, generando uno stato di asservimento tale per cui, successivamente, per esercitarla è sufficiente evocarla attraverso la minaccia.
Si realizza in ogni abuso o mancanza di rispetto che lede l'identità della persona, attraverso l'esercizio di potere e controllo, critiche, umiliazioni, mortificazioni in privato e in pubblico, insulti, controlli e pedinamenti, minacce di far del male alla donna stessa, ai suoi figli o di suicidio da parte dell'aggressore.
Capita spesso che vengano messe in dubbio le capacità di essere una brava moglie o madre, di cucinare, lavare i panni, fare la spesa, di svolgere cioè tutte quelle mansioni legate al lavoro domestico. Altrettanto spesso, inoltre, le donne vengono isolate dal contesto familiare e sociale, vengono impedite e a volte tagliate le relazioni con la famiglia di origine, con la rete amicale, vengono proibiti i contatti con le reti lavorative.
La violenza psicologica è molto sottile e sicuramente più subdola di quella fisica. Prova fortemente le donne che la subiscono, minando la loro autostima e l'immagine che loro hanno di sé stesse, agendo sulla colpevolizzazione e sul senso di colpa. Queste azioni creano un legame fine e indissolubile con l'aggressore, perché si sviluppano in un ambito di apparente normalità2.
Si intendono tutti quei comportamenti che mirano a realizzare la dipendenza economica, ad imporre impegni finanziari non voluti, a controllare ossessivamente e nei minimi dettagli il bilancio familiare, alla esclusione della donna da qualsiasi informazione o decisione economica, all'impedimento all'uso di carte di credito o bancomat, all'impedimento di trovare un lavoro o di lasciarlo.
La dipendenza economica, talvolta, si accompagna a stati di privazione estremi, anche legati alla soddisfazione dei bisogni primari: mancanza di cibo o di denaro per provvedere alle necessità più elementari proprie e dei figli.
Si realizza in qualsiasi atto sessuale imposto contro la volontà della donna, come aggressioni, stupro, incesto, costrizione a comportamenti sessuali non desiderati, umilianti, dolorosi, obbligo all'utilizzo o alla realizzazione di materiale pornografico.
Riconoscere di essere una donna che subisce maltrattamenti è il primo passo necessario per poter uscire da una relazione violenta.
È un processo difficile e faticoso, che spesso genera molta sofferenza, perché uscire allo scoperto significa anche dichiararlo agli altri e ciò è accompagnato da una profonda vergogna e senso di umiliazione.
Alcune donne riescono a compiere tutti questi passaggi da sole, investite di una forza nuova, altre hanno la necessità di chiedere aiuto per poter sostenere una situazione difficile e complessa: gestire la separazione, gli avvocati, la propria vita e le proprie relazioni, il lavoro, i figli, i parenti, a volte la fuga, altre volte il maltrattamento che si trasforma in stalking.
A differenza di alcuni anni fa per fortuna ora si parla diffusamente di questo fenomeno e ciò ha contribuito a studiarlo e a fare in modo che sul territorio si diffondessero associazioni, centri antiviolenza, professionisti, in grado di affrontare questa problematica.
Se ti sei riconosciuta nei tipi di violenza descritti in questo articolo e ti senti in difficoltà, forse ti è di aiuto pensare che vicino a te puoi trovare luoghi e persone pronti ad ascoltarti e ad accoglierti.