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Articolo di psicologia: «Tipi di terapia: la Psicoanalisi»

Il boscaiolo e la scimmia

Articolo pubblicato il 8 Luglio 2014.
L'articolo "Il boscaiolo e la scimmia" tratta di: Tipi di terapia e Psicoanalisi (Sigmund Freud).
Articolo scritto dal Dott. Giancarlo Signorini.

Quando manca la consapevolezza...
Vi sono alcuni aneddoti che possono aiutare a capire obiettivi e strategie della psicoterapia psicodinamica in generale e di quella psicoanalitica in particolare. I due che seguono ebbi occasione di ascoltarli in un incontro che di psicologico aveva ben poco, ma mi colpirono e mi rimasero impressi per la forza della metafora che sottendono.

Il Boscaiolo

Ovvero come accanirsi nell'utilizzare strumenti inefficaci
Un giorno un viandante, passeggiando nel bosco, si imbatté in un boscaiolo intento a preparare la legna per l'inverno. Il viandante fu colpito dall'accanimento col quale il boscaiolo stava cercando di segare un grosso tronco di legno: ansimava e sbuffava imprimendo con rabbia una forza e una velocità inusitate alla sega che, ahimè, procedeva ben poco nel taglio del tronco a dispetto di tutta la fatica che l'uomo stava facendo.

Il viandante, incuriosito, volle avvicinarsi per comprendere meglio la situazione. Giunto vicino al boscaiolo che nel frattempo, esausto, si era seduto a riposare un attimo, egli si accorse che la sega aveva i denti spuntati. Preso da un desiderio irrefrenabile di aiutare il povero taglialegna che, nel frattempo, aveva ripreso a segare, si avvicinò e gli disse: «buon uomo, perché non vi fermate un attimo ad affilare i denti della sega?».

Il taglialegna, infastidito dal viandante che era venuto a "disturbarlo", gli rispose in malo modo: «ma guarda te se io, con tutto il lavoro che ho da fare, devo stare a sentire questo seccatore: continuate per la vostra strada e lasciate in pace chi sta guadagnandosi il pane col sudore della propria fronte», e riprese il suo lavoro sbuffando più di prima...

L'abitudine non è sempre una buona consigliera.
L'abitudine ci tranquillizza perché ci spinge a seguire una strada già tracciata, un percorso "familiare".
Ma nulla ci garantisce che questo percorso sia efficiente e che ci porti a raggiungere l'obiettivo che ci prefiggiamo. Il boscaiolo seguiva indefesso l'abitudine e ripeteva la stessa azione senza verificarne l'efficacia.
Quante volte noi commettiamo questo stesso errore accanendoci, arrabbiandoci, sbuffando, lamentandoci senza però arrivare mai a mettere in discussione il nostro operato?

Così facendo si disperdono energie e risorse in maniera copiosa.
È il caso, ad esempio, di quelle che persone che, bistrattate da un collega di lavoro o da un superiore o anche da un partner, insistono in azioni che non portano a nulla, se non a rinforzare lo stesso perverso meccanismo: brontolano, sbuffano, si lamentano ma si rifiutano di utilizzare strumenti più efficaci - cioè di "affilare i denti della sega" - come il prendere posizione in maniera ferma nei confronti di chi non ci rispetta.

Troppo spesso noi rifiutiamo di fermarci per valutare il nostro comportamento, il che costituirebbe il presupposto indispensabile per poterlo cambiare.

La Scimmia

Ovvero come restare attaccati a un piccolo vantaggio e finire in trappola
Si narra che in Oriente venga ancora praticata, purtroppo, la cattura della scimmia e che venga presa col seguente stratagemma.
In una noce di cocco completa del suo guscio viene praticato un foro e poi svuotata del contenuto: l'apertura deve permettere alla piccola mano della scimmia di entrarvi dentro di misura. Dentro al guscio della noce viene messa una manciata di chicchi di riso, cibo di cui la scimmia è ghiotta, dopodiché la noce viene attaccata a un filo molto resistente.
A questo punto la trappola è pronta.

Il cacciatore si nasconde nella vegetazione avendo cura di lasciare bene in vista il guscio con il riso dentro: quando la scimmia arriva e lo vede vi infila subito la mano dentro per prendere il riso. A questo punto il filo viene tirato e la scimmia stringe il pugno per "trattenere" il prezioso cibo che si sta "allontanando". Il pugno chiuso, però, non le permette di sfilare la mano dal guscio: essa potrebbe liberarsi solo aprendo la mano: ma aprire la mano significa lasciare andare e perdere quei pochi, preziosi chicchi di riso! Così si fa trascinare fino al cacciatore e viene catturata: per restare attaccata ad un piccolo vantaggio essa ci rimette la propria libertà e forse anche la vita.

I vantaggi immediati e materiali spesso nascondono trappole: è curioso come siamo bravi a farci coinvolgere in tranelli di questo genere.
Ad esempio stare con un partner che non si ama più e che percepiamo fastidioso - rovinandosi l'esistenza - per evitare di perdere qualche vantaggio economico o per paura di rimanere soli; continuare a svolgere un lavoro che viviamo come insopportabile per paura di non essere in grado di trovarne un altro; restare attaccati alla famiglia di origine anziché prendere la nostra strada per timore di perdere l'approvazione da parte dei genitori.

Evitare i rischi: vivere o sopravvivere?
Allora perseveriamo nel restare appiccicati a quel po' di sicurezza (il pugno che stringe disperatamente i chicchi di riso) ed evitiamo di rischiare.
Ma, così facendo, rischiamo sicuramente di non arrivare mai a essere soddisfatti di noi stessi e continuiamo in una esistenza che assomiglia più a una sopravvivenza.

La psicoterapia psicoanalitica annovera, tra gli altri, lo scopo di svelare questi meccanismi fallaci, perversi e dannosi.

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