Articolo pubblicato il 29 Giugno 2015.
L'articolo "Le nostre paure: da fardello a bagaglio" tratta di: Disturbi d'Ansia.
Articolo scritto dal Dott. Giovanni Iacoviello.
"Gli ostacoli sono quelle cose spaventose
che vedi quando togli gli occhi dalla meta".
(Henry Ford)
Alcuni pensano di essere "sbagliati" perché hanno una paura che li blocca e gli impedisce di vivere a pieno le ricche esperienze della vita.
Studi ed evidenze in molti campi diversi (tra cui la neurofisiologia e l'antropologia) dimostrano che di per sé la paura è normale: essa è una sensazione che accomuna tutti gli esseri umani.
Se prendiamo ad esempio una delle paure più diffuse - quella di parlare in pubblico (e implicitamente di essere giudicati, di fare una brutta figura) - il formatore americano Dale Carnegie nel secolo scorso - tra le altre cose - insegnò a svariate migliaia di persone a superarla attraverso un corso "da conferenzieri" (effective speaking). In esso, egli spiegava una delle nozioni più importanti per questo scopo: il 90% dei partecipanti ai corsi di oratoria dichiarano di avere una certa paura di parlare in pubblico (Dale Carnegie, "Come parlare in pubblico e convincere gli altri").
Questa informazione è importante per ridimensionare l'apparente scoglio insormontabile di tale timore. Infatti, nel momento in cui una persona pensa di essere unica o rara nell'avere una certa paura può sentirsi "difettosa", la difficoltà percepita le può apparire più alta e quindi la motivazione nel cercare di superarla può abbassarsi.
La consapevolezza che una certa difficoltà è comune ha un immediato e utile effetto nel rincuorarci e, spesso, già da sola abbassa anche un poco tale paura. Lo stesso dovrebbe valere, in una certa misura, con le varianti situazionali per altri tipi di paure.
Le minacce dell'ambiente e la reazione d'allarme.
Nelle situazioni in cui l'organismo è sottoposto a una possibile minaccia, molti animali quanto l'uomo hanno quella che gli studiosi di psicobiologia hanno definito "reazione d'allarme", (in cui l'organismo si prepara all'attacco o alla fuga). Viene rilasciato un ormone, l'adrenalina, che ha un effetto sul sistema nervoso simpatico e prepara l'organismo a reagire, aumentando il battito cardiaco e mobilitando le risorse verso la periferia corporea, con deviazione del flusso sanguigno agli arti (vasodilatazione periferica) e deflusso da altre aree. Tali modificazioni corporee rendono conto delle nostre variegate sensazioni viscerali provate in certe situazioni.
Le "aree di comfort".
Qualcuno ha parlato di aree di comfort per indicare quelle aree in cui ci muoviamo disinvolti. Quando ci troviamo in situazioni nuove, di apprendimento, è normale un certo aumento dell'attività fisiologica, spesso legato al timore o alla paura di sbagliare.
Rimanere all'interno delle aree di comfort può essere conveniente.
È anche vero che non sapremo mai fino a che punto possiamo crescere, imparare e migliorare i nostri standard e le nostre prestazioni se non proviamo mai qualcosa di nuovo, e a uscire ogni tanto da queste comode aree. A tal proposito è suggestivo ciò che scrisse il poeta Fernando Pessoa:
"Porto le ferite delle battaglie che non ho combattuto".
(Fernando Pessoa)
Soluzioni tentate: abbandonare il campo e le ferite non guarite.
Una delle soluzioni che proviamo a utilizzare per gestire le situazioni che ci provocano ansia o paura è quella dell'evitamento.
In genere questa soluzione è non solo fallimentare nel risolvere il nostro problema, ma anche peggiorativa, nel senso che: se evito una situazione diventa sempre più vero per me che tale tipo di situazioni siano minacciose e difficili da affrontare. Ed evitare certe situazioni ci priva della possibilità di aumentare la nostra area di comfort.
Può capitare che rifiutiamo un miglioramento della nostra posizione lavorativa perché dovremmo accettare compiti o luoghi di lavoro che metterebbero alla prova le nostre paure. Questo può portarci però a collezionare dei rimpianti, del tipo: "A quest'ora ci sarei io su quella poltrona", o "Se avessi accettato di fare quelle esperienze, la mia vita sarebbe più ricca". Tali rimpianti possono essere ragionevolmente assimilati alle ferite di cui parlava il poeta portoghese Pessoa.
Anche i giganti hanno paura.
Non solo la paura accomuna le persone normali, ma anche le persone eccezionali. Anche le persone che eccellono in qualcosa e i grandi personaggi famosi ammettono le proprie paure. Un esempio è quello di George Bernard Shaw, scrittore e drammaturgo irlandese, di cui si racconta che da giovane, prima di suonare il campanello di una casa dove era stato invitato, indugiava camminando intorno per lunghi minuti.
Qualcuno potrebbe dire che fosse di carattere introverso e timido.
Al di là delle etichette che alcuni osservatori possono usare, ciò che è interessante e notevole è che negli anni successivi sembra che Shaw superò i suoi timori nello stare tra la gente, affrontando discorsi in pubblico sempre più spesso e in sale sempre più gremite.
Lo stesso formatore Carnegie, già citato, ammetteva che - dovendo parlare alla radio o in tv - pur essendo egli un oratore navigato, aveva sempre un po' di agitazione iniziale, che subito dopo scompariva, appassionandosi nel discorso. Diceva che per le persone famose un po' di paura è il prezzo da pagare per essere "dei cavalli da corsa e non da tiro".
Il fatto che anche le persone che hanno successi e prestazioni sopra la media abbiano avuto o abbiano delle paure ci dà un ulteriore sostegno, perché non solo una nostra paura dimostra che siamo umani e normali (non dovendoci sentire sbagliati), ma non esclude nemmeno che nella vita non possiamo eccellere in qualche abilità o campo.
Lo Psicoterapeuta Gennaro Romagnoli, a proposito delle emozioni, ha recentemente affermato in un articolo sulle emozioni che, per affrontarle, è necessario "accettarle, comprenderle e trasformarle in risorse".
Questa può essere considerata una buona e utile sintesi. Si può fare un bilancio e considerare quali soluzioni fallimentari abbiamo provato per superare una data paura, e quali alternative potremmo sperimentare.
Accettare le nostre paure in particolare (e le nostre emozioni in generale) vuol dire soprattutto realizzare che di per sé la paura è normale ed è possibile gestire la situazione che ce la provoca, anche cambiando il modo in cui la leggiamo, come nell'esempio del treno dello Psicoterapeuta Vinicio Masoni (di cui ho parlato nel mio articolo su PsicoCitta: "Siamo vittime delle emozioni?").
Il che aiuta a considerare che per comprenderle non esiste come unico approccio quello di scoprirne la vera causa (decisione rispettabile, che a volte può essere però molto lunga), ma che si può anche pensare e agire in maniera diversa nelle situazioni in cui ci troviamo coinvolti, in modo da scoprire qualcosa di nuovo su di esse.
In tal senso, uno degli imperativi del cibernetico Heinz von Foerster era, infatti: "Se vuoi vedere, impara ad agire".
Considerare le emozioni delle risorse vuol dire anche realizzare che la mobilitazione di risorse data dal sistema nervoso simpatico può essere utilizzata pure a nostro vantaggio, con la possibilità di affrontare una data situazione con più energia a nostra disposizione.
Il professor Giorgio Nardone ha scritto:
" La mente umana non è passiva, determinata, o reattiva,
ma nella gran parte dei suoi processi è attiva e costruttiva,
ossia produce la realtà che poi subisce".
(Giorgio Nardone, "Paura, panico, fobie")
A volte riusciamo da soli a superare i nostri limiti, ad affrontare le nostre paure "confezionandoci" la giusta ragione, "ritagliando" e costruendo la realtà osservata in modo diverso, e agendo in modo differente per vedere diversamente, come suggeriva von Foerster. Altre volte possiamo trovare aiuto nell'affrontare la paura con il sostegno di un amico o un nostro caro, frequentando un corso o rivolgendoci a chi aiuta le persone di mestiere.
Da paurosi a coraggiosi: non esiste coraggio senza paura.
Chi ha paura non è necessariamente descrivibile come pauroso, ma può essere anche visto e descritto come colui che ha l'opportunità di dimostrare il proprio coraggio nell'affrontarla. La paura, quindi, è il primo presupposto necessario di chi è coraggioso. Eleanor Roosvelt disse sull'argomento:
"Guadagni forza, coraggio e fiducia in ogni esperienza in cui
hai dovuto fermarti e guardare la paura negli occhi.
Devi sempre fare le cose che pensi di non riuscire a fare".
(Eleanor Roosvelt)