Articolo pubblicato il 25 Gennaio 2017.
L'articolo ""Leaky gut": quando proprio non lo digerisci" tratta di: Sostegno Psicologico.
La celiachia è una malattia autoimmune che coinvolge circa un italiano su cento e per ogni diagnosticato se ne stimano altri tre senza diagnosi ufficiale.
L'impatto di questo disturbo ha ripercussioni importanti a livello individuale, sociale ed economico. Per questo una risposta, per essere efficace, deve tenere in considerazione più variabili: le condizioni fisiche, psicologiche e sociali della persona.
Il corpo. Questa malattia colpisce l'intestino tenue, rendendolo incapace di elaborare le sostanze nutritive negli alimenti contenenti glutine. In virtù di questa caratteristica si è guadagnata l'appellativo di "Leaky gut", "tubo che perde", a sottolineare la sua principale caratteristica: l'intestino non sa trattenere il nutrimento, lo disperde o lo elabora in maniera disfunzionale, rendendo così difficile trasformarlo in energia utile al corpo per funzionare in maniera adeguata. L'unico trattamento riconosciuto al momento è la dieta libera da glutine.
La psiche. Allo stesso modo possiamo osservare questa disfunzione nella gestione delle esperienze della vita. Come il cibo con glutine, molte esperienze di vita scorrono nell'esperienza di sé senza trovare un luogo adeguato ad accoglierle, digerirle e apprendere da esse. Questa condizione interferisce con la capacità di sentirsi nutriti e arricchiti da queste esperienze in termini di evoluzione personale. Vedremo più avanti in questo articolo come questo accade.
Le relazioni. Nonostante la dieta libera da glutine e gli esami di laboratorio negativi, in alcuni soggetti i sintomi persistono. In questi casi possiamo ipotizzare l'influenza di fattori psicosociali. Nello specifico si intendono come psicosociali aspetti di vita quali la gestione della alimentazione in famiglia e fuori casa e la socialità in generale; fattori questi fortemente connessi al cibo come condivisione di momenti sociali, oltre che come esigenza fisica quotidiana. Una parte consistente della vita di tutti i giorni inizia a diventare fonte di tensioni e frustrazioni, anche forti, dal momento in cui queste cose richiedono un monitoraggio continuo e comportano rischi anche spiacevoli per la salute, e, non di minor importanza, contribuiscono a sottolineare una diversità scomoda da gestire.
La nuova dieta porta a benefici immediati e riporta abbastanza rapidamente l'organismo al funzionamento naturale. Al contempo, però, implica mutamenti molto rapidi nel fisico e nello stile di vita, non sempre facili da gestire. In genere si fatica a riconoscersi nel frequente aumento di peso, nell'innalzamento di livelli di energia disponibile e nella ripresa verso un nuovo stato di salute.
Non di minore impatto è l'involontaria ingestione di cibo contaminato da glutine o con glutine: arrivano sensazioni corporee e psichiche altalenanti, fonti di confusione, che fanno sentire un senso di "essere in balia di..." e di perdita della padronanza di sé.
Il supporto psicologico ha una significativa importanza in termini di miglioramento dell'adesione alla dieta, di riduzione dello stress psicologico e di miglioramento delle abilità di fronteggiamento della realtà e comporta un sensibile miglioramento sullo stato globale di salute. Ma un aspetto non ancora esplorato potrebbe essere il supporto psicologico che sfrutti la stretta interconnessione tra problematiche fisiche e psicologiche all'interno di relazioni sicure.
La Psicologia Psicocorporea sostiene che la personalità di ognuno di noi si forma intorno al funzionamento organico globale. Il senso di Sé, basato sul rapporto con il mondo interno e sul modo di vivere nel mondo esterno, è il risultato dell'integrazione di tre funzioni psico-fisiche: cognizione, funzioni fisiologiche e comportamento. Queste funzioni nascono e si evolvono con noi:
Esse sono tra loro interconnesse, si influenzano vicendevolmente e sono intimamente connesse ad uno o più aspetti dell'emotività e della psicologia della persona. La loro corretta integrazione è fondamento per il benessere, così come l'alterazione di una sola di esse, causa riassestamento nelle altre due.
Nel caso della malattia celiaca la malnutrizione da malassorbimento comporta uno squilibrio chimico a livello cerebrale che porta a sua volta uno squilibrio tra i neurotrasmettitori coinvolti nel controllo e nella regolazione emozionale1. L'emozione è in questa sede intesa come evento in cui le sensazioni corporee si incontrano con i pensieri, divenendo azione.
Il disagio nasce dal malfunzionamento del substrato di supporto alla relazione affettiva con il mondo, comportando un riassetto delle altre funzioni.
Questo si traduce nel quotidiano in una compresenza di disturbi sia affettivi (depressione, ansia e irritabilità), sia cognitivi (annebbiamento mentale, perdita di memoria, mal di testa e difficoltà attentive), sia comportamentali (alimentazione, dieta e disfunzioni nel controllo dell'attività muscolare).
Il trattamento del disturbo celiaco con la dieta agisce a livello gastrointestinale, ma non solo. Per questo è fondamentale supportare la dieta con un cambiamento più sistemico nello stile di vita. Alla luce di quanto detto finora, è possibile progettare un intervento a più ampio raggio, intervenendo sui piani sia psicologico, sia somatico, sia relazionale.
L'esperienza di sé e della realtà circostante sono strettamente legati a quell'esperienza viscerale, che muta grazie alla dieta. Si assiste, pertanto, al miglioramento delle condizioni fisiologiche, che danno nuove sensazioni viscerali, che danno il tono umorale all'esperienza di sé e di sé nel mondo, ivi comprese e soprattutto, le relazioni interpersonali.
Siamo naturalmente predisposti a coordinare vissuti viscerali con azioni e pensieri, ma non siamo abituati a prestare attenzione a questo processo, e soprattutto non siamo abituati a farlo in maniera consapevole. Questa consapevolezza è sempre funzionale al nostro vivere bene nel mondo, ma diventa ancora più necessaria quando l'esperienza di noi stessi muta da dentro e quindi influenza, in maniera coordinata, nuovi pensieri e azioni.
È possibile accompagnare la persona in un'esperienza che la coinvolga interamente, attraverso sperimentazioni corporee orientate al fare, con il movimento, al sentire, con la respirazione e alla relazione con l'altro, con il lavoro in gruppo e in cui è possibile attuare una integrazione cognitiva sotto una guida esperta, che faciliti "la digestione" di questo cambiamento. L'integrazione cognitiva porta sopra i movimenti interni che prima erano sotto la soglia della consapevolezza e permette di integrarli sia con l'esperienza di sé sia con quella della realtà circostante.
L'intervento di cui si parla consiste nel lavoro di integrazione psicocorporea, che affonda le radici nei presupposti finora discussi e che ben si integra a favore di un supporto al trattamento della celiachia. Accompagna il riassestamento della esperienza di sé, che offre la dieta libera da glutine, a partire dai primi miglioramenti gastrointestinali fino al nuovo modo di relazionarsi: permette il radicamento del vissuto di sé a partire dalle sensazioni viscerali, più profonde, attraverso il sistema muscolare (con l'azione-movimento) e cognitivo (con l'attenzione focalizzata e l'integrazione non giudicante di ciò che si sente) fino a coinvolgere l'aspetto relazionale, stimolato dai lavori in diadi e in gruppo.
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