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Articolo di psicologia: «Fobia sociale: il racconto di tre pazienti»

La fobia sociale

Articolo pubblicato il 7 Luglio 2017.
L'articolo "La fobia sociale" tratta di: Fobia Sociale.
Articolo scritto dal Dott. Luciano Marchet.

La fobia sociale è uno stato di disagio che entra in gioco quando ci si trova in una situazione di esposizione in pubblico in cui si teme per la propria immagine.

La paura di essere giudicati negativamente crea un estremo disagio e la situazione d'ansia può essere previsionale e anticipatoria, oppure ci si può trovare con uno stato d'animo angosciante nella situazione temuta.

L'attore

Ernesto. Le racconto un sogno in cui mi vedevo nel camerino di un teatro e ripetevo, ripetevo le battute del mio personaggio nel copione, un copione rassicurante, dove tutto era previsto, controllato. Mi sentivo tranquillo, la tranquillità del copione.

La spia rossa si accende: tocca a me. L'ansia mi assale, il cuore batte all'impazzata, il vuoto mentale mi pervade e mi ritrovo sul palcoscenico paralizzato. I riflettori non mi risparmiano, sono tutti su di me: mi sento indifeso, esposto, con tutti gli occhi addosso. Ho caldo, il rossore sale sul corpo, sale al viso, il mio disagio diventa visibile a tutti.

Gli altri attori mi guardano con uno sguardo interrogativo, il pubblico rumoreggia, qualche risatina. Sono in evidente difficoltà e vorrei sparire, ma il mio corpo è lì, immobile.
I fischi partono, i risolini diventano risate divertite. Cala il sipario, finalmente posso scappare in camerino, posso rintanarmi in un luogo privato, lontano dal pubblico, lontano dai colleghi, lontano da tutti.

Il concorso

Elisa. In un sogno mi trovavo, a mia insaputa, iscritta ad un concorso di bellezza, "Miss bikini". Mi aveva iscritta l'amica del cuore: "Ti farà bene, sei sempre così critica verso te stessa, ti svalorizzi, hai un'ecatombe di autostima".

Al concorso osservo le altre concorrenti, con i loro fisici perfetti, sicure, piene di sé. Osservo poi me stessa e penso che non ho possibilità, che sarò derisa, fischiata, umiliata. La passerella è contornata da ragazzi belli, muscolosi, gasati. Si inizia, sfilano le concorrenti con i loro bikini minimal, con i loro corpi esibiti. Tocca a me, con il mio bikini un po' castigato e serio, coprente. Faccio qualche passo e poi inciampo e cado a gambe all'aria. Suscito l'ilarità, i risolini, i commenti di scherno delle ragazze, il pollice verso e gli sghignazzamenti dei ragazzi.

Umiliata, scappo piangendo, con l'amica che cerca di consolarmi. Lo sapevo: è il mio copione, quello che mi merito, io che ho osato competere con le vincenti.

Il cantante e la luna

Lorenzo. Mi sono sempre sentito uno sfigato, una nullità, un non visto... Fino a che ho scoperto la chitarra. Mi è sembrata la soluzione vincente.

Ho imparato a suonare le canzoni vincenti di cantautori vincenti, famosi e suonavo, suonavo per la compagnia, ero un riferimento per i ragazzi e le ragazze della compagnia. Io avevo il potere di creare atmosfera, nei loro occhi sognanti c'era la gratitudine, non mi vedevano più uno sfigato, ero il cantante – mago.

Un bel sogno che si è infranto quando mi sono accorto che sì, creavo atmosfere, che facilitavo i flirt, ma negli altri: io ne rimanevo fuori, solo con la mia chitarra e la luna, a cantare, a suonare... a suonare il canto dello sfigato, il mio canto, da cantautore.

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