Articolo pubblicato il 28 Novembre 2018.
L'articolo "Ansia: quando, come e perché?" tratta di: Disturbi d'Ansia e Disturbo d'Ansia Generalizzato.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Morena Romano.
Che cos'è l'ansia? Tutti lo sanno o pensano di saperlo, perlomeno perché l'hanno provata, sperimentata almeno una volta nella vita oppure semplicemente perché è diventata un termine di uso comune, una sorta di modo di dire.
Da un punto di vista psicologico, l'ansia si può definire come una risposta multifattoriale (fisiologica, emotiva, comportamentale) alla percezione di una minaccia reale o immaginata che sia. L'ansia e la paura sono, pertanto, emozioni fra loro correlate, estremamente vicine.
In questi termini potrebbe possedere - come la paura - una sua funzione utile alla nostra conservazione e incolumità. Pensiamoci bene: se non provassimo paura, non avremmo cura di guardare a destra e a sinistra attraversando la strada e finiremmo investiti; oppure, una certa dose di ansia ci aiuta ad impegnarci e a concentrarci maggiormente di fronte ad un esame o ad un colloquio di lavoro.
Ma quando l'ansia diventa disfunzionale? Quando diventa motivo di sofferenza e invalidante per la nostra vita e la nostra quotidianità?
La risposta a queste domande è tanto ovvia quanto significativa: quando l'ansia è tale da essere eccessivamente intensa e frequente da impedirci di fare o pensare ad altro e quando, ovviamente, produce disagio e sofferenza. In che modo?
L'ansia può interferire nel nostro vivere quotidiano in tanti modi, in particolare:
Ovviamente quella sopradescritta non è, e non intende essere, una classificazione nosografica completa e attendibile, ma piuttosto una mappa esperienziale di quelli che possono essere i modi di manifestarsi dell'ansia nella nostra vita. Una mappa esperienziale nella quale molti di voi forse si sono ritrovati o possono collocare se stessi o persone di propria conoscenza.
E infine, perché? Perché proviamo ansia?
Ma soprattutto, perché non riusciamo a controllarla?
In certe situazioni, di fronte a certi eventi o persone, o ancora peggio all'improvviso, apparentemente senza motivo, il cuore inizia a batterci forte, ci sudano le mani, ci sentiamo a disagio, tremiamo, abbiamo paura e non sappiamo perché, oppure pensieri ossessivi ci frullano in testa in maniera martellante e continua.
L'ansia come sintomo ha una funzione difensiva e l'elemento da cui ci difende è quasi sempre inconscio e deriva da un esperienza vissuta soggettivamente come traumatica e drammatica. Ad esempio, può essere la paura inconscia di rivivere una situazione di abbandono e sofferenza, di perdita di controllo che preclude l'annichilimento e la frammentazione di sé.
In altri termini, l'ansia eccessiva e invalidante, sia che si manifesti all'improvviso o che sia legata a situazioni specifiche, è sempre correlata ad una paura più che grande che non ri-conosciamo, che non vogliamo neppure vedere tale è la sua portata in termini di sofferenza e dolore.
Tale ansia a volte viene "auto-curata" con la messa in atto di comportamenti cosiddetti rituali che mirano a sedarla, zittirla: come ad esempio lavarsi le mani più e più volte, mantenere un ordine preciso e immutabile nel proprio ambiente, casa o ufficio, e altri ancora. Inutile dirlo che questa auto-cura non provoca altro che ulteriori sintomi da gestire e che creano sofferenza e disagio.
Ma allora, vi chiederete, come fare a gestire questo malessere? Questo sintomo?
Ecco la risposta, che potrebbe tradursi nell'avviare un viaggio di scoperta dentro di Sé, un viaggio di conoscenza che aiuti a capire quali sono le ragioni recondite, i moventi nascosti dietro il paravento, dietro l'alibi dell'ansia o della paura irrazionale. Sola la comprensione, la consapevolezza e il coraggio di affrontare tali paure e tali esperienze potranno liberarci e ridurre la pressione dell'ansia.
Mediante la presa di coscienza è possibile, poi, elaborare e prendere le distanze da tali esperienze passate, non più attuali, da tali paure ora affrontabili e non più alienanti. Concludo con una metafora raccolta in un noto racconto zen: "Un uomo si trovava in una foresta e doveva trovare la strada di casa. Ad un certo punto fu di fronte ad un fiume molto profondo, allora si costruì una zattera e attraversò il fiume. Una volta dall'altra parte, lasciò la zattera e proseguì il suo cammino: ora la zattera non gli serviva più".
Ecco ciò che dobbiamo imparare a fare: lasciare nel passato le paure, che appartengono al passato, i traumi, piccoli o grandi, che abbiamo già superato e che ora abbiamo le risorse per affrontare al meglio.
Un tempo mi fu fatta un'obiezione al racconto sopra menzionato: "E se poi la zattera servisse ancora a quell'uomo?". La mia risposta fu: "Saprebbe costruirsene un'altra".