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Articolo di psicologia: «Disturbi dell'umore: affrontare la depressione»

Sui disturbi dell'umore: cosa sono e come affrontarli

Articolo pubblicato il 11 Luglio 2019.
L'articolo "Sui disturbi dell'umore: cosa sono e come affrontarli" tratta di: Disturbi dell'Umore, Depressione e Disturbo Bipolare.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Morena Romano.

Parlando di disturbi dell'umore dobbiamo necessariamente precisare che essi rappresentano uno spettro psicopatologico piuttosto ampio e articolato, che ha come elemento comune l'alterazione dell'umore. Da diversi anni, infatti, si è soliti utilizzare il termine "depressione" per indicare una vasta gamma di malessere o disagio che si differenzia alquanto dalla definizione clinica di disturbo dell'umore. Quindi iniziamo subito con una semplice e quantomeno indispensabile distinzione per comprendere meglio ciò di cui stiamo parlando; successivamente approfondiremo maggiormente la depressione come disturbo dell'umore più diffuso.

Disturbi dell'umore

Secondo il DSM V (manuale diagnostico per i disturbi mentali redatto dall'American Psychiatric Association nel 2013) i disturbi dell'umore comprendono:

  1. i disturbi unipolari, caratterizzati da un'unica polarità, quella depressiva;
  2. i disturbi bipolari, con una duplice polarità, quella depressiva e quella maniacale.

Fra i disturbi unipolari troviamo:

  • Disturbo depressivo maggiore.
    È caratterizzato da almeno un episodio depressivo in cui è presente per almeno due settimane in modo persistente, quasi ogni giorno, umore depresso e tristezza diffusa, perdita di interesse per le attività quotidiane e almeno 5 di questi sintomi: disregolazione dell'appetito (iperfagia o mancanza di appetito), disregolazione del ritmo sonno veglia (insonnia o ipersonnia), agitazione o rallentamento psicomotorio, astenia o perdita di energia, sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, diminuita capacità di pensare o concentrarsi, indecisione, pensieri ricorrenti di morte o di suicidio e/o un tentativo di suicidio.
  • Disturbo depressivo persistente.
    Include il disturbo distimico della precedente classificazione.
    I sintomi depressivi si manifestano per un periodo di almeno due anni, ma con un'intensità minore tale da non giustificare un disturbo depressivo maggiore. I pazienti sono solitamente cupi, pessimisti, con umore negativo, passivi, letargici, introversi, ipercritici verso se stessi e gli altri.
  • Disturbo disforico premestruale.
    Il disturbo disforico premestruale comprende sintomi di alterazione dell'umore e ansia, che sono chiaramente legati al ciclo mestruale, con esordio durante la fase premestruale e un intervallo senza sintomi dopo le mestruazioni. I sintomi sono presenti durante la maggior parte dei cicli mestruali dell'anno precedente. La prevalenza è stimata dal 2 al 6% delle donne mestruate nell'intervallo di 12 mesi.
  • Demoralizzazione e lutto.
    I sentimenti negativi di demoralizzazione e dolore sono concomitanti ad eventi critici come perdite e lutti, e solitamente associati a pensieri o ricordi dell'evento negativo. Lo stato dell'umore e i sintomi migliorano con il passare del tempo, a meno che non vadano a sfociare in un episodio depressivo maggiore, soprattutto nelle persone vulnerabili.

I disturbi bipolari comprendono:

  • Disturbo bipolare tipo I.
    È presente almeno un episodio maniacale della durata di circa 3-6 mesi ed episodi depressivi. Un episodio maniacale è caratterizzato, per un periodo di almeno una settimana, da umore elevato, euforico o irritabile e un aumento dell'attività finalizzata, come ad esempio il lavoro, associato a 3 o più dei seguenti sintomi: autostima ipertrofica, senso di grandiosità, ridotto bisogno di sonno, maggiore loquacità, logorrea, fuga delle idee o accelerazione del pensiero, distraibilità, aumentato coinvolgimento in attività ludiche ad alto potenziale di rischio (ad es. spese eccessive, gioco d'azzardo, sport pericolosi, attività sessuale promiscua), senza comprensione dei possibili danni.
    I soggetti possono apparire esuberanti e appariscenti, vestiti con colori sgargianti e passare in modo repentino da un'attività a un'altra. Nonostante questo, tendono a credere di essere nel loro stato mentale migliore.
    La mancanza di consapevolezza e una maggiore capacità di rimanere attivi portano spesso a un comportamento inopportuno e pericoloso, tale da causare anche contrasti interpersonali che possono far sì che i pazienti sentano di essere trattati ingiustamente o perseguitati.
  • Disturbo bipolare tipo II.
    Definito dalla presenza di episodi di depressione maggiore con almeno un episodio ipomaniacale. L'ipomania è caratterizzata dai medesimi sintomi dell'episodio maniacale, ma con un intensità e una durata minore.
  • Disturbo bipolare non altrimenti specificato.
    Presenta caratteristiche bipolari evidenti, ma che non soddisfano i criteri specifici per uno degli altri disturbi bipolari.
  • Disturbo ciclotimico.
    Periodi prolungati - almeno due anni- con presenza sia episodi ipomaniacali che depressivi minori.
    Il disturbo bipolare inizia solitamente con fase acuta dei sintomi maniacali, seguita da una ripetizione di remissioni e recidive.

Per quanto riguarda gli approcci terapeutici ai disturbi bipolari, possiamo osservare che la disposizione difensiva maniacale porta al diniego di qualunque problematica psicologica. I pazienti maniacali possono non trarre beneficio della psicoterapia fino a quando non diventano consapevoli del loro malessere e di solito questo avviene durante gli episodi depressivi (fase down). Spesso si rende necessario - anzi imprescindibile - un trattamento farmacologico (ad esempio a base di litio, come stabilizzatore dell'umore).

La Psicoterapia favorisce:

  • la complicance farmacologica;
  • la ripresa della vita quotidiana dopo le crisi maniacali;
  • il confronto con i profondi sentimenti di colpa e di vergogna per la crisi.

Il terapeuta deve aiutare il paziente ad integrare gli aspetti amorevoli ed aggressivi delle rappresentazioni del Sé e dell'altro e rafforzare l'Io e le sue difese.
Per comprendere al meglio questo disturbo posso suggerire la lettura di un testo molto coinvolgente: "La mente inquieta" di Kay Redfield Jamison.

Disturbo Depressivo

Andiamo ora ad approfondire il disturbo depressivo.

Secondo un recente studio ISTAT illustrato nel report "La salute mentale nelle varie fasi di vita" che prende in considerazione il periodo 2015-17 gli italiani che soffrono di depressione sono circa 2,8 milioni, con una maggior diffusione fra le donne e in aumento fra gli anziani.

Jung dice:

"La depressione è una signora in nero, quando appare non bisogna scacciarla ma invitarla alla nostra tavola per ascoltare cosa ci dice"
(C.G. Jung)

Ecco, questa frase riassume il significato della nevrosi nell'approccio analitico: essa è appunto l'indicazione di un malessere legittimo, di un conflitto fra desideri personali ed esigenze esterne, una protesta dell'individualità che necessita di essere ascoltata, accolta e resa produttiva, poiché la nevrosi ha in sé il germe della creatività, della rinascita e di quello che Jung definisce "fine ultimo dell'individuo e della Psicoterapia": l'individuazione, divenire ciò che si è.

La depressione si caratterizza come ritiro energetico e ritiro in sé, è quasi una ricerca di un rifugio dalle innumerevoli pressioni sociali e di crescita. Molte volte la depressione rappresenta un inconscio e non intenzionale rivolgersi a sé, un ripiegamento il cui senso e significato va cercato nella storia dell'individuo: da cosa sto scappando? Cosa mi rifiuto di vivere? Quali responsabilità rifuggo?
Spesso dietro alla depressione si nasconde anche una forte rabbia che allora va resa cosciente e accettata. Soprattutto questo non è facile: accettare la rabbia, accettare quelle parti di noi che consideriamo non apprezzabili e che Jung definisce nel concetto di Ombra, che poi proiettiamo, che neghiamo fino a mutilare la nostra stessa personalità.

La Psicoterapia può venire in soccorso del paziente depresso favorendo la presa di coscienza dei contenuti latenti e inconsci sottesi al sintomo, favorendo la presa di coscienza dell'Ombra, ossia della rabbia e degli aspetti inconciliabili e renderli coscienti e accettabili. La depressione è la malattia dell'immobilità e della mancanza di interesse e di energia, del ritiro, quindi il terapeuta deve favorire l'uscita e la ripresa della mobilità, attraverso l'analisi dei meccanismi inconsci, delle modalità che il soggetto usa, dei pensieri e delle emozioni sottese e ovviamente della propria storia personale in cui sono radicate le origini dei nostri vissuti e dei nostri comportamenti.
Nel percorso terapeutico, inoltre, io sollecito l'analisi dei sogni e delle fantasie del paziente come modo per raggiungere e rendere coscienti contenuti profondi e non sempre avvicinabili.

Conclusioni

Per concludere vorrei fare due precisazioni.

La prima riguarda l'esposizione del tema trattato. La mia voleva essere una breve e non certamente esaustiva illustrazione di una gamma di disturbi mentali complessa e articolata, con una chiave di lettura particolare: quella fenomenologica in primis, come descrizione del disturbo, e quella analitica, come approccio di cura. Va da sé che in casi più gravi, dove il ritiro depressivo è completo, possa rendersi necessaria una terapia farmacologica o ospedaliera.

La seconda precisazione riguarda l'approccio terapeutico che pratico, ossia la Psicologia analitica: è un approccio di Psicologia del profondo elaborato da C.G. Jung, allievo poi dissidente di Freud e dai suoi successori, come E.Neumann, M. Fordham e J.Hillman solo per citarne alcuni, che si basa sull'analisi dei complessi intesi come contenuti a tonalità affettiva che sono inconsci e determinano, assieme alle difese, i nostri comportamenti e le modalità che mettiamo in atto di fronte ai conflitti fra gli opposti in noi. Per chi lo desidera, può approfondire la letteratura al riguardo e posso suggerire alcuni testi più divulgativi come: Ricordi sogni e riflessioni di C.G Jung, Vita e opere di C.G. Jung di Barbara Hanna, l'Inconscio di C.G. Jung edito da Mondadori, L'uomo e i suoi simboli di C.G. Jung.

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